Un pilota da caccia di Alseno nella battaglia d'Inghilterra
Nell'estate 1940 Hitler, dopo aver chiesta la resa all'Inghilterra e non ottenutola, tenta un accordo, ma non c'è nulla da fare; allora decide di dar corso ad un altro tipo di convincimento con i suoi aerei da guerra: ha inizio la "Battaglia d'Inghilterra"; alla quale partecipa anche l'Italia con un corpo di spedizione dal nome "CAI" (Corpo Aereo Italiano). Qui sotto riportiamo alcuni giudizi espressi dagli storici ed un'eccezionale testimonianza di un pilota piacentino che partecipò in prima persona all'operazione "Leone Marino": Luigi Gorrini, Medaglia d'Oro al Valor Militare. Gorrini ha affrontato ed ingaggiato combattimenti aerei con il nemico per 162 volte. Ha riportato 24 vittorie abbattendo 24 aerei nemici; ha dovuto lanciarsi per ben quattro volte con il paracadute, abbandonando il suo aereo colpito. Riguardo la partecipazione italiana nella "Battaglia d'Inghilterra", quasi tutti i punti di vista concordano: scarsa preparazione strategica, scarsissimi materiali di equipaggiamento e velivoli vetusti. Insomma, il valore dei nostri piloti e specialisti sul campo doveva essere almeno il doppio degli avversari, per il coraggio estremo che occorreva ad accettare di combattere con macchine di tela contro le ali d'acciaio dei nemici...
Il Gorrini al tempo pilotava il velivolo CR42, gran bella macchina, molto maneggevole e di notevoli prestazioni, ma al momento del confronto con i velivoli da caccia inglesi si dimostrò inadeguato a tener testa agli Hurricane e Spitfire pilotati dai nemici. I CR42 volavano a 423 km/h contro i 594 degli Spitfire e i 505 degli Hurricane; i CR42 erano armati con 2 mitragliatrici da 12,7mm, mentre gli Hurricane avevano 4 cannoncini da 20mm e gli Spitfire 2 cannoni da 20mm e 4 mitragliatrici da 7,7mm.
Il Corpo Aereo Italiano visto dagli storici
"... il Cai, ossia quel corpo aereo italiano che Mussolini, nella sua smania presenzialista, aveva voluto fosse inviato negli aeroporti della Manica per partecipare ai bombardamenti e ai duelli aerei nel cielo di Londra. Nelle sue memorie Federzoni ha liquidato la spedizione con poche frasi crude: <Quando Mussolini reclamò per gli italiani l'onore di prendere parte ai primi bombardamenti di Londra mandò in Belgio 300 apparecchi dei quali ben 14 si persero per strada. Trascorsi pochi giorni il comando della Luftwaffe pregò il governo italiano di ritirare quegli scassoni che erano molto più di impaccio che di utilità>.
Gli aerei destinati al Cai, non erano, per l'esattezza 300, ma circa 200: due stormi di bombardieri, uno di caccia e una squadriglia per la ricognizione strategica. La logica avrebbe voluto che giungessero in zona di operazioni nel corso dell'estate, ma l'approntamento fu così lento che risultarono utilizzabili nella seconda metà di ottobre, quando già il sogno dell'invasione si era dissolto, più di 1700 aerei tedeschi erano stati perduti nel vano tentativo di sgominare la Raf... Nell'autunno nordico i piloti e gli apparecchi italiani affrontarono difficoltà alle quali non erano preparati. I caccia CR 42 erano macchine vetuste, con l'abitacolo insufficientemente riscaldato, e la strumentazione per il volo senza visibilità insufficiente, se non inesistente. Ai primi di novembre le formazioni italiane furono impegnate in qualche puntata addestrativa, e finalmente l'11 una decina di bombardieri protetti da 80 caccia tentarono un attacco diurno su Harwich che costò la perdita di 10 apparecchi (si affermò che i caccia italiani ne avevano abbattuti altrettanti, ed è dubbio). Certo che l'apporto del Cai alla guerra aerea della Manica risultò platonico, e distrasse forze preziose dai fronti africano e albanese. I tedeschi consigliarono il rimpatrio del contingente aereo italiano, che rientrò ai primi di gennaio 1941 accompagnato dagli elogi di prammatica di Goring e di Kesserlring." .
(Tratto da: "Storia d'Italia", volume 44, di Montanelli-Cervi, Fabbri Editori, 1994)
Gli aerei destinati al Cai, non erano, per l'esattezza 300, ma circa 200: due stormi di bombardieri, uno di caccia e una squadriglia per la ricognizione strategica. La logica avrebbe voluto che giungessero in zona di operazioni nel corso dell'estate, ma l'approntamento fu così lento che risultarono utilizzabili nella seconda metà di ottobre, quando già il sogno dell'invasione si era dissolto, più di 1700 aerei tedeschi erano stati perduti nel vano tentativo di sgominare la Raf... Nell'autunno nordico i piloti e gli apparecchi italiani affrontarono difficoltà alle quali non erano preparati. I caccia CR 42 erano macchine vetuste, con l'abitacolo insufficientemente riscaldato, e la strumentazione per il volo senza visibilità insufficiente, se non inesistente. Ai primi di novembre le formazioni italiane furono impegnate in qualche puntata addestrativa, e finalmente l'11 una decina di bombardieri protetti da 80 caccia tentarono un attacco diurno su Harwich che costò la perdita di 10 apparecchi (si affermò che i caccia italiani ne avevano abbattuti altrettanti, ed è dubbio). Certo che l'apporto del Cai alla guerra aerea della Manica risultò platonico, e distrasse forze preziose dai fronti africano e albanese. I tedeschi consigliarono il rimpatrio del contingente aereo italiano, che rientrò ai primi di gennaio 1941 accompagnato dagli elogi di prammatica di Goring e di Kesserlring." .
(Tratto da: "Storia d'Italia", volume 44, di Montanelli-Cervi, Fabbri Editori, 1994)
Parla Gorrini, protagonista nella "Battaglia d'Inghilterra":
(Intervista di Luigi Buratti e Pierlino Bergonzi)
"Il 18° Gruppo (dove era inquadrato il Gorrini) partì da Torino alle 11:15 del 06 ottobre 1940 ed atterrarono a Monaco alle 13:30. Durante il volo un BR20 cadde a causa di formazioni elevate di ghiaccio sulle superfici portanti... La permanenza a Monaco si protrasse fino al 17 ottobre... il 19 raggiunsero Ursel dopo aver fatto tappa a Francoforte... Alle 18:15 del giorno 18 atterrarono dopo due ore di volo a Bruxelles loro ultima tappa prima di raggiungere la base operativa di Ursel".
(Tratto da "Vespa 2, 85^ Squadriglia" di Giacomo Manfredi, edizioni Stem Mucchi, Modena, 1978)
(Tratto da "Vespa 2, 85^ Squadriglia" di Giacomo Manfredi, edizioni Stem Mucchi, Modena, 1978)
Le tappe per arrivare...
L'impianto ossigeno di bordo...
Il Comandante Gorrini mostra la maschera che usò durante la Battaglia d'Inghilterra. Nella foto di destra indica il polmoncino che doveva essere schiacciato con frequenza quando si saliva in alta quota, operazione vitale per allontanare il pericolo di ghiacciamento della valvola e conseguente mancanza di erogazione d'ossigeno. Operazione da fare sempre, anche in battaglia!
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Il salvagente...
Immagine a fianco: salvagente del C.te Gorrini, ricevuto dai tedeschi nel 1940 I nostri piloti avevano come equipaggiamento aeronautico il salvagente della marina, fatto di pani di sughero e sorretto da dure stecche, rigido e ingombrante; l'esatto opposto di quello che sarebbe servito agli equipaggi costretti a muoversi in spazi stretti... I tedeschi, vista la miserevole situazione, distribuirono ai nostri piloti i loro salvagenti autogonfiabili, anche Gorrini ne ricevette uno, che usò per tutta la campagna di guerra e che ancora conserva gelosamente... |
La corazzatura degli aerei...
Sacchi di sabbia: erano le corazze sui caccia CR-42 italiani che attaccarono l'Inghilterra nel 1940. Il maresciallo dell'aria Dowding, comandante della RAF, disse: "Se i gangster di Chicago hanno i parabrezza blindati, anche i miei piloti devono averceli!" Noi non avevamo un maresciallo Dowding e durante i combattimenti aerei sulla Manica i nostri piloti da caccia sui vetusti CR-42 si arrangiavano come potevano... Successivamente anche gli aerei italiani vennero dotati di corazze...
Nel video che segue Gorrini spiega come mise a punto la sua trincea d'alta quota...
La radio di bordo...
Il silenzio radio è sempre stato un fattore molto importante in un'azione militare di guerra e nessun Comandante, a qualsiasi livello, ha mai potuto eludere l'ordine vitale di "Silenzio radio!", in determinante circostanze. Ma noi avevamo esagerato...
Il caccia Fiat G-50 "Freccia"
Un'altro caccia italiano che ha partecipato alla Battaglia d'Inghilterra è stato il Fiat G-50, più performante del CR-42 di Gorrini, ma inferiore come prestazioni ed armamento ai caccia britannici, gli Spitfire e gli Hurricane. Aveva, inoltre, un "difetto" inaccettabile: non aveva autonomia sufficiente a svolgere le missioni assegnate da Roma. Ai nostri piloti, ancora una volta, veniva chiesto l'impossibile...
"Forty-eight G.50s formed part of the Italian air corps sent to Belgium during 1940 to take part in the Battle of Britain. Unlike the CR.42, which is known to have taken part in some combat, the G.50 didn't have the range to operate usefully over Britain and no clashes with British fighters are recorded. The G.50 did take part in raids on Ramsgate and Great Yarmouth, but after that were normally used for surveillance flights."
(www.historyofwar.org)
"The whole operational activity in the three months that the CAI was based in Belgium amounted to 144 bombing sorties, 1640 fighter sorties and five reconnaissance missions. Losses amounted to 11 bombers and 25 fighters, of which 26 were due to accidents or mechanical failure. It is remarkable that the Fiat G50 monoplane, while of a more modern design than the Fiat CR42, was engaged in the operations in a very limited way, mainly due to its short range. Therefore, very often the BR20 escort duties fell to the CR42 biplanes."
(www.aviationclassics.co.uk)
(www.historyofwar.org)
"The whole operational activity in the three months that the CAI was based in Belgium amounted to 144 bombing sorties, 1640 fighter sorties and five reconnaissance missions. Losses amounted to 11 bombers and 25 fighters, of which 26 were due to accidents or mechanical failure. It is remarkable that the Fiat G50 monoplane, while of a more modern design than the Fiat CR42, was engaged in the operations in a very limited way, mainly due to its short range. Therefore, very often the BR20 escort duties fell to the CR42 biplanes."
(www.aviationclassics.co.uk)