Messa in ricordo del martire don Giuseppe Borea
Il Cappellano "Pius" della Divisione Partigiana "Val d'Arda"
Il Cappellano "Pius" della Divisione Partigiana "Val d'Arda"
Oggi, 09 febbraio 2018, nel Cimitero Urbano di Piacenza presso la chiesa di Santa Maria del Suffragio, s'è svolta una cerimonia religiosa in memoria di don Giuseppe Borea, fucilato dai fascisti il 9 febbraio 1945 nel cimitero di Piacenza a seguito di un processo farsa. Dopo la messa è stata deposta una corona sulla sua tomba.
La funzione religiosa è stata officiata da don Giuseppe Basini, Vicario Episcopale per la Citta' di Piacenza. Nell'omelia ha detto:
"Don Giuseppe Borea ha saputo offrire una singolare testimonianza umana e cristiana nel corso di tutta la sua vita sacerdotale spesa con grande generosità per otto anni nella veste di parroco della comunità di Obolo e poi dal 1944 anche di Cappellano militare della 38^ Brigata della Divisione "Val d'Arda". Una vita donata a Dio e alla Chiesa fino al giorno della sua morte avvenuta il 9 febbraio 1945, all' età di 34 anni, quando fu barbaramente ucciso dal plotone di esecuzione della repubblica sociale presso il muro di cinta del cimitero urbano di Piacenza.
Superato il rischio dell'oblio della sua preziosa testimonianza, una possibile tentazione ora potrebbe essere quella di trasformarlo in un eroe. Ma i santi non sono degli eroi. Ha ragione lo scrittore francese Georges Bernanos (1888-1948), quando afferma che:
"Un eroe ci dà l'illusione di essere al di là dell'umanità, il santo invece non sta al di là dell'umanità: la assume, si sforza di realizzarla il meglio possibile..., sull'esempio di Gesù Cristo, uomo perfetto".
Mi piacerebbe potessimo quindi comprendere che la grandezza di don Giuseppe è racchiusa nel fatto di essere riuscito ad assumere in pienezza la propria umanità e di aver cercato di conformare tutta la sua vita a Cristo, senza cedere a facili compromessi. E tutto questo lo ha realizzato rimanendo fedele a Dio, alla propria coscienza, operando per il bene di tutti coloro che ha incontrato, senza mai sottrarsi alle sue responsabilità di uomo e di prete chiamato a vivere in un momento storico particolarmente complesso e delicato. Con passione ha vissuto anche l'azione di resistenza non violenta al regime nazifascista, rimanendo però libero da ogni ideologia che potesse limitarlo nella sua vocazione di essere un ministro di Cristo a servizio del bene di tutti.
La figura di don Borea è estremamente attuale perché ci ricorda l'importanza di sentirci responsabili a portare ancora oggi il nostro personale contributo perché la dignità di ogni persona sia sempre rispettata e difesa. E dell'esigenza di essere, come lui, seminatori di speranza e di perdono, operatori di giustizia, di libertà e di pace; nella certezza che non c'è amore più grande di dare la vita per gli altri".
"Don Giuseppe Borea ha saputo offrire una singolare testimonianza umana e cristiana nel corso di tutta la sua vita sacerdotale spesa con grande generosità per otto anni nella veste di parroco della comunità di Obolo e poi dal 1944 anche di Cappellano militare della 38^ Brigata della Divisione "Val d'Arda". Una vita donata a Dio e alla Chiesa fino al giorno della sua morte avvenuta il 9 febbraio 1945, all' età di 34 anni, quando fu barbaramente ucciso dal plotone di esecuzione della repubblica sociale presso il muro di cinta del cimitero urbano di Piacenza.
Superato il rischio dell'oblio della sua preziosa testimonianza, una possibile tentazione ora potrebbe essere quella di trasformarlo in un eroe. Ma i santi non sono degli eroi. Ha ragione lo scrittore francese Georges Bernanos (1888-1948), quando afferma che:
"Un eroe ci dà l'illusione di essere al di là dell'umanità, il santo invece non sta al di là dell'umanità: la assume, si sforza di realizzarla il meglio possibile..., sull'esempio di Gesù Cristo, uomo perfetto".
Mi piacerebbe potessimo quindi comprendere che la grandezza di don Giuseppe è racchiusa nel fatto di essere riuscito ad assumere in pienezza la propria umanità e di aver cercato di conformare tutta la sua vita a Cristo, senza cedere a facili compromessi. E tutto questo lo ha realizzato rimanendo fedele a Dio, alla propria coscienza, operando per il bene di tutti coloro che ha incontrato, senza mai sottrarsi alle sue responsabilità di uomo e di prete chiamato a vivere in un momento storico particolarmente complesso e delicato. Con passione ha vissuto anche l'azione di resistenza non violenta al regime nazifascista, rimanendo però libero da ogni ideologia che potesse limitarlo nella sua vocazione di essere un ministro di Cristo a servizio del bene di tutti.
La figura di don Borea è estremamente attuale perché ci ricorda l'importanza di sentirci responsabili a portare ancora oggi il nostro personale contributo perché la dignità di ogni persona sia sempre rispettata e difesa. E dell'esigenza di essere, come lui, seminatori di speranza e di perdono, operatori di giustizia, di libertà e di pace; nella certezza che non c'è amore più grande di dare la vita per gli altri".