Fidenza, Parma, Italy. B-17 Flying Fortress
Dell'incidente di questo velivolo il Grac aveva avuto notizia già molto tempo fa, ma nonostante gli sforzi fatti per aggiungere nuovi tasselli a questa tragedia aerea non era riuscito a fare molto con le proprie forze. Arrigo e Pierlino sono stati più volte nella zona dove, secondo voci che giravano, sarebbe precipitato.
Si diceva che fosse un grosso bombardiere americano. Ma i due ricercatori hanno sempre girato a vuoto. Ogni volta seguivano le indicazioni degli abitanti del posto che davano loro chi una posizione di un campo chi di un altro.
Arrigo e Pierlino hanno perlustrato decine di appezzamenti agricoli col permesso dei proprietari, ma senza mai giungere a qualcosa di sostanziale. La ricerca era di fatto sospesa e per diversi anni non se ne parlò più.
Si diceva che fosse un grosso bombardiere americano. Ma i due ricercatori hanno sempre girato a vuoto. Ogni volta seguivano le indicazioni degli abitanti del posto che davano loro chi una posizione di un campo chi di un altro.
Arrigo e Pierlino hanno perlustrato decine di appezzamenti agricoli col permesso dei proprietari, ma senza mai giungere a qualcosa di sostanziale. La ricerca era di fatto sospesa e per diversi anni non se ne parlò più.
Il Boeing B-17 Flying Fortress era un quadrimotore americano imponente: larghezza alare 32 metri, lunghezza 23 e un'altezza di 7 metri. Il peso massimo al decollo era di 300 quintali circa. Poteva volare a poco meno di 500 chilometri orari come massima e di 300 k/h come velocità di crociera. Il raggio d'azione era di 3200 chilometri e poteva salire fino oltre 10.000 metri. L'armamento era costituito da 13 mitragliatrici Browning calibro 12,7mm (a scopo difensivo) e nel suo ventre poteva trasportare quasi 40 quintali di bombe.
Questo bombardiere strategico americano era costruito dalla Boeing. Volò per la prima volta il 28 luglio 1935 e prese regolare servizio nella primavera del 1938. A riprova di quanto valesse, rimase in attività fino alla fine degli anni Sessanta. Fu costruito in oltre 12.000 esemplari.
Questo bombardiere strategico americano era costruito dalla Boeing. Volò per la prima volta il 28 luglio 1935 e prese regolare servizio nella primavera del 1938. A riprova di quanto valesse, rimase in attività fino alla fine degli anni Sessanta. Fu costruito in oltre 12.000 esemplari.
24 agosto 2013: prima "spazzolata"
Un nuovo spiraglio si riaprì a seguito di una segnalazione fatta al Grac dal comandante e amico Piergiorgio Franzoni, una decina di anni orsono. Il 24 agosto 2013, Arrigo e Pierlino ritornarono in zona sul campo segnalato. Niente. Solo alcune schegge di bombe, probabilmente relative al bombardamento di Fidenza avvenuto il 13 maggio del 1944.
La posizione era però quella corretta, infatti dieci anni dopo Arrigo troverà i resti del velivolo poco lontano dalla posizione segnalata dal comandante Franzoni.
Nelle fotografie qui sotto un momento della ricerca e una scheggia di bomba rinvenuta.
La posizione era però quella corretta, infatti dieci anni dopo Arrigo troverà i resti del velivolo poco lontano dalla posizione segnalata dal comandante Franzoni.
Nelle fotografie qui sotto un momento della ricerca e una scheggia di bomba rinvenuta.
Intervista a Don Giacomino Bocchi
Il 18 giugno 2019 Arrigo e Pierlino si recano a Coltaro di Sissa in provincia di Parma per intervistare Don Giacomino Bocchi, un testimone di questa tragedia aerea. Incontrano Don Giacomino nel suo ufficio nella parrocchia. Sopra un'immagine di Bocchi e sotto l'intervista rilasciata al Grac.
Arrigo, l'indefettibile ricercatore
Arrigo è stato il vero promotore di questo ritrovamento: tutti gli altri ricercatori avevano buttato le carte e abbandonato questo caso che sembrava d'impossibile soluzione. Solo Arrigo ha continuato a crederci e i fatti gli hanno dato ragione. Grazie forse al fatto che era proprio un caso che lo riguardava da vicino, essendo capitato a una decina di chilometri da casa sua, non ha mai mollato l’osso.
È merito suo se si è arrivati passo per passo al giorno d’oggi e sul caso non ci sono praticamente più segreti.
Ma andiamo per gradi. Qualche anno fa il signor Giannino Battecca di Fidenza, conoscente di Arrigo, dice a quest’ultimo che ha saputo di un maestro elementare dell’epoca, certo Adriano Gainotti, che avrebbe scritto un libro sulla sua giovinezza e un capitolo era proprio dedicato al pesante aereo caduto a Fidenza, quello che il Grac stava cercando. Prontamente Arrigo contatta Gainotti, autore del libro “Ragazzi sulla Via Emilia”, contenente il capitolo di nostro interesse. Il maestro si dimostra subito un gran signore e collabora raccontando quello che ricordava e prestando il suo libro, oggigiorno introvabile, affinché il Grac potesse leggerlo.
È merito suo se si è arrivati passo per passo al giorno d’oggi e sul caso non ci sono praticamente più segreti.
Ma andiamo per gradi. Qualche anno fa il signor Giannino Battecca di Fidenza, conoscente di Arrigo, dice a quest’ultimo che ha saputo di un maestro elementare dell’epoca, certo Adriano Gainotti, che avrebbe scritto un libro sulla sua giovinezza e un capitolo era proprio dedicato al pesante aereo caduto a Fidenza, quello che il Grac stava cercando. Prontamente Arrigo contatta Gainotti, autore del libro “Ragazzi sulla Via Emilia”, contenente il capitolo di nostro interesse. Il maestro si dimostra subito un gran signore e collabora raccontando quello che ricordava e prestando il suo libro, oggigiorno introvabile, affinché il Grac potesse leggerlo.
"Ad un tratto arrivano i bombardieri dal Nord…"
Qui sotto il capitolo che Gainotti dedica sul suo libro “Ragazzi sulla Via Emilia”, Quaderni della Collana Fidentina, diretta da Temistocle Corradi, Editore Tipografia Benedettina, Parma 1981.
Estate 2021: trovato il B-17
Nell’estate del 2021 Arrigo, insieme all’amico Battecca e al signor Gainotti, ritornano nella zona a sud di Fidenza alla ricerca del bombardiere.
Arrivati sul posto Gainotti fornisce indicazioni così precise che nel fare di pochi minuti il cercametalli di Arrigo segnala i primi pezzi: sono, garantito, reperti aeronautici. Quasi di sicuro sono parte del velivolo fracassatosi in questa zona quasi 80 anni fa. Grazie a Gainotti il Grac può mettere nel carniere un altro velivolo. E la storia si arricchisce di un ulteriore capitolo.
La prima giornata del ritrovamento, che lasciava buone speranze di trovare anche reperti di maggior dimensioni e quindi più interessanti, purtroppo è anche l’ultima. Il proprietario del terreno che i nostri stanno ispezionando cambia idea improvvisamente, revoca il permesso accordato prima e li manda fuori dalla sua proprietà facendo loro divieto di rimetterci piede in futuro.
Qui sotto i reperti trovati quel giorno da Arrigo, insieme a Battecca e Gainotti. Sono pezzetti di lamiera di rivestimento, c’è una fibbia, un bottone automatico militare, pezzi di ghisa probabilmente del motore ecc.
Tutti gli oggetti ritrovati comunque sono, senza dubbio alcuno, reperti aeronautici, sia per il materiale sia per le forme. Certo nessun frammento di quelli trovati possono testimoniare che appartenevano con certezza a un B-17, ma con assoluta sicurezza affermano che erano parte di un velivolo. Per il resto bisogna fare fede ai documenti e ai testimoni, che per fortuna in questo caso non mancano.
Arrivati sul posto Gainotti fornisce indicazioni così precise che nel fare di pochi minuti il cercametalli di Arrigo segnala i primi pezzi: sono, garantito, reperti aeronautici. Quasi di sicuro sono parte del velivolo fracassatosi in questa zona quasi 80 anni fa. Grazie a Gainotti il Grac può mettere nel carniere un altro velivolo. E la storia si arricchisce di un ulteriore capitolo.
La prima giornata del ritrovamento, che lasciava buone speranze di trovare anche reperti di maggior dimensioni e quindi più interessanti, purtroppo è anche l’ultima. Il proprietario del terreno che i nostri stanno ispezionando cambia idea improvvisamente, revoca il permesso accordato prima e li manda fuori dalla sua proprietà facendo loro divieto di rimetterci piede in futuro.
Qui sotto i reperti trovati quel giorno da Arrigo, insieme a Battecca e Gainotti. Sono pezzetti di lamiera di rivestimento, c’è una fibbia, un bottone automatico militare, pezzi di ghisa probabilmente del motore ecc.
Tutti gli oggetti ritrovati comunque sono, senza dubbio alcuno, reperti aeronautici, sia per il materiale sia per le forme. Certo nessun frammento di quelli trovati possono testimoniare che appartenevano con certezza a un B-17, ma con assoluta sicurezza affermano che erano parte di un velivolo. Per il resto bisogna fare fede ai documenti e ai testimoni, che per fortuna in questo caso non mancano.
Estate 2023: la svolta, arrivano i documenti
Sul caso non succede più nulla fino a qualche mese fa. Poi, sempre Arrigo, l'unico ancora fiducioso, parla dell’argomento con due ricercatori di elevata caratura: Paolo Bacchini e Luca Merli.
Paolo Bacchini di Soragna è un indipendente che ha messo a punto già diversi colpi di successo: nel 2000 ha scritto la storia di "Red-3", il tenente Garvin Clayde Pape, caduto nei pressi di Soragna il 12 novembre 1944 con il suo Thunderbolt, mentre eseguiva una missione di guerra. Il racconto è riportato anche sul sito del Grac. Bacchini aveva compiuto ricerche e studiato anche lui questo velivolo, caduto a sud di Fidenza, e l’aveva individuato come il B-17 con nickname “Little Hell”. L'aeroplano, che era stato colpito durante una missione di bombardamento sopra la Germania, arrivò fino a superare il Po ma poi non era più in grado di stare in linea di volo. Su dieci dell'equipaggio 6 si salvarono col paracadute e 4 non fecero in tempo a buttarsi. Per quelli rimasti a bordo la sorte fu segnata.
Alla stessa conclusione di Bacchini è giunto anche l’amico Luca Merli del Gruppo ricerca Air Crash Po di Cremona. Di questo ricercatore di aerei non è certo necessario fare una presentazione: senza timore di errare è uno dei più esperti e produttivi ritrovatori di aerei della Seconda Guerra Mondiale precipitati in Italia. Gli archivi in possesso di Luca poi fanno invidia anche ad alcuni enti preposti a questo compito. Ha scritto diversi libri su questo tema ed è insomma un punto di riferimento nel settore. Noi del Grac gli siamo grati per averci dipanato più di una ricerca che sembrava impossibile, e sempre con gentilezza, professionalità ed estrema precisione. Anche nel caso in questione Luca conferma la sua fama e oltre alle notizie del fatto, che coincidono quasi del tutto con quelle di Bacchini, allega anche la parte principale del MACR (Missing Air Crew Report), dove si evince il reparto di appartenenza del velivolo, l’aeroporto di partenza, il tipo di missione da effettuare, la zona dove doveva operare e i nominativi di tutti i membri che costituivano l'equipaggio. Bacchini invece, dal canto suo, ha fornito le schede degli aviatori deceduti nell’incidente e che ora riposano nel cimitero militare americano di Firenze.
Paolo Bacchini di Soragna è un indipendente che ha messo a punto già diversi colpi di successo: nel 2000 ha scritto la storia di "Red-3", il tenente Garvin Clayde Pape, caduto nei pressi di Soragna il 12 novembre 1944 con il suo Thunderbolt, mentre eseguiva una missione di guerra. Il racconto è riportato anche sul sito del Grac. Bacchini aveva compiuto ricerche e studiato anche lui questo velivolo, caduto a sud di Fidenza, e l’aveva individuato come il B-17 con nickname “Little Hell”. L'aeroplano, che era stato colpito durante una missione di bombardamento sopra la Germania, arrivò fino a superare il Po ma poi non era più in grado di stare in linea di volo. Su dieci dell'equipaggio 6 si salvarono col paracadute e 4 non fecero in tempo a buttarsi. Per quelli rimasti a bordo la sorte fu segnata.
Alla stessa conclusione di Bacchini è giunto anche l’amico Luca Merli del Gruppo ricerca Air Crash Po di Cremona. Di questo ricercatore di aerei non è certo necessario fare una presentazione: senza timore di errare è uno dei più esperti e produttivi ritrovatori di aerei della Seconda Guerra Mondiale precipitati in Italia. Gli archivi in possesso di Luca poi fanno invidia anche ad alcuni enti preposti a questo compito. Ha scritto diversi libri su questo tema ed è insomma un punto di riferimento nel settore. Noi del Grac gli siamo grati per averci dipanato più di una ricerca che sembrava impossibile, e sempre con gentilezza, professionalità ed estrema precisione. Anche nel caso in questione Luca conferma la sua fama e oltre alle notizie del fatto, che coincidono quasi del tutto con quelle di Bacchini, allega anche la parte principale del MACR (Missing Air Crew Report), dove si evince il reparto di appartenenza del velivolo, l’aeroporto di partenza, il tipo di missione da effettuare, la zona dove doveva operare e i nominativi di tutti i membri che costituivano l'equipaggio. Bacchini invece, dal canto suo, ha fornito le schede degli aviatori deceduti nell’incidente e che ora riposano nel cimitero militare americano di Firenze.
Qui sotto il MACR, Missing Air Crew Report, del B-17 "Little Hell" caduto a Fidenza il 17 agosto 1943, trovato da Luca Merli.
Acquisito il MACR completo: c'è scritto tutto
Una volta ricevuti i dati di Bacchini e Merli, la strada del Grac è oramai tutta in discesa. Con i riferimenti precisi in mano è relativamente facile rintracciare le dichiarazioni dei vari comandi dell'USAAF (United States Army Air Force) riguardanti l'incidente sui i siti americani per accedere ai database dei quali il Grac paga un abbonamento annuale. Rintracciamo anche fotografie autentiche scattate dagli uomini dell'USAAF proprio mentre i fatti storici stavano accadendo in quel maledetto 17 agosto 1943. L'immagine più suggestiva trovata è senza dubbio quella che riprende una formazione di B-17 del 95th Bomber Group (il gruppo di volo al quale apparteneva il B-17 di Fidenza) che, dopo aver compiuto la propria missione di bombardamento su Regensburg (Ratisbona), lascia con una certa fretta l'inferno e sorvola le Alpi per raggiungere le basi in Nord-Africa. Il giorno è sempre il 17 agosto 1943.
Ci piace pensare che fra i velivoli ripresi ci fosse anche il "Little Hell" precipitato a Fidenza. Nessuno può escluderlo.
Purtroppo non si sono trovate immagini del personale che faceva parte dell'equipaggio. Ma non disperiamo. Con internet quello che non sembrava possibile fino a ieri potrebbe diventare realtà domani. Basterebbe che qualche familiare o conoscente di un membro dell'equipaggio capitasse su questa pagina, che verrà sicuramente pubblicata in seguito anche in lingua inglese, e il gioco sarebbe bell'e fatto.
Qui di seguito la relazione ritrovata dal Grac, relativa al 2nd LT Loring George H., che a bordo del "Little Hell" svolgeva la mansione di Navigator. Loring si salvò col paracadute come lui stesso dichiara nel documento...
Ci piace pensare che fra i velivoli ripresi ci fosse anche il "Little Hell" precipitato a Fidenza. Nessuno può escluderlo.
Purtroppo non si sono trovate immagini del personale che faceva parte dell'equipaggio. Ma non disperiamo. Con internet quello che non sembrava possibile fino a ieri potrebbe diventare realtà domani. Basterebbe che qualche familiare o conoscente di un membro dell'equipaggio capitasse su questa pagina, che verrà sicuramente pubblicata in seguito anche in lingua inglese, e il gioco sarebbe bell'e fatto.
Qui di seguito la relazione ritrovata dal Grac, relativa al 2nd LT Loring George H., che a bordo del "Little Hell" svolgeva la mansione di Navigator. Loring si salvò col paracadute come lui stesso dichiara nel documento...
La storia tragica di "Little Hell"
Immagine sopra: foto aerea dell'enorme base dell'USAAF "Station 119", dalla quale decollò il B-17 caduto a Fidenza il 17 agosto 1943.
L'aereo caduto a sud di Fidenza il 17 agosto 1943 era il B-17F, serial number 42-3194, con il soprannome di "Little Hell". La fortezza volante apparteneva al 334th Bomber Squadron del 95th Bomber Group, dipendente a sua volta dall'8th Air Force di base in Inghilterra. Il 95th Bomber Group era dislocato sull'enorme aerocampo della RAF a Horham una decina di chilometri a sud est di Suffolk, in Inghilterra. Quando la base della RAF fu assegnata agli americani, l'USAAF la designò col nome convenzionale "Station 119". È da questa base che la mattina del 17 agosto 1943 ha decollato per l'ultima volta il "Little Hell", insieme ad altre decine di fortezze volanti. A bordo c'era il personale sotto elencato, ognuno con le proprie precise mansioni. Nell'immagine che segue sono trascritti i dati ricavati dal Museo dell'8^ Armata Aerea. Si possono leggere con esattezza le posizioni assunte durante la missione dell'aereo in questione, con l'indicazione dei ruoli e i dati personali di ogni membro dell'equipaggio.
Martedì 17 agosto 1943, per questa missione partirono dall'Inghilterra 146 B-17: l'obiettivo erano le industrie aeronautiche di Regensburg nel sud della Germania, in Baviera. Negli stabilimenti di questa cittadina si costruivano i più micidiali caccia del III Reich: i Messerschmitt. Andavano assolutamente distrutti. Dall'altra parte, i tedeschi proteggevano queste fabbriche con tutti i mezzi possibili: l'efficientissima contraerea e squadroni di caccia Me pronti al decollo nel giro di qualche minuto, perché era di vitale importanza continuare a produrre...
127 di questi bombardieri colpirono il loro target a cavallo di mezzogiorno. Sopra il cielo della cittadina bavarese, quel giorno, deve essersi dispiegata una pagina di storia da fare invidia all'inferno. Caccia tedeschi in attacco da tutte le provenienze per fermare i grossi aerei nemici che buttavano bombe, le quali cadevano a migliaia distruggendo tutto quello che colpivano, le 13 mitragliatrici di cui ogni fortezza volante poteva disporre erano tutte in funzione con le canne roventi: cercavano di difendersi da questi attacchi e sparavano anch'esse in ogni direzione. L'efficientissima Flak che da terra inviava senza soluzione di continuità migliaia di bombe esplodenti. La fine del mondo.
In questo scenario apocalittico gli americani persero 24 B-17 e un'altra cinquantina vennero danneggiati più o meno gravemente. Il nostro "Little Hell" fu uno di questi. I documenti dicono che fu colpito da un Messerschmitt, ma in quel girone infernale sarà stato quasi impossibile stabilire con precisione chi veniva colpito da chi. Sparavano tutti e di sicuro molti saranno stati colpiti anche dal cosiddetto "fuoco amico". È sempre accaduto e accadrà in ogni guerra e questa non poteva certamente essere un'eccezione. Chissà quanti sensi di colpa avranno accompagnato per tutta la loro esistenza migliaia di combattenti consci di aver fatto fuoco sul fratello credendolo nemico. Certo la buona fede dovrebbe giustificare il tremendo errore e tutelarci dalla disperazione, ma sai che laceranti sofferenze aver ammazzato i tuoi...
Man mano che le stive venivano svuotate gli aerei abbandonavano la Baviera e facevano rotta verso sud, formando veri e propri convogli nel cielo. Ora che la missione era stata portata a termine sulla Germania nazista, lo stormo doveva dirigere, secondo gli ordini dell'USAAF, sulle basi alleate nel nord dell'Africa, pronto a sviluppare nuove strategie di guerra nel prossimo futuro.
I bombardieri colpiti durante la battaglia aerea erano tenuti in posizione centrale e protetti dagli altri durante la navigazione, con la speranza che anch'essi riuscissero a raggiungere le nuove sedi in Africa. "Little Hell" era inserito nella grande formazione che volava verso sud e protetto da eventuali minacce dalle altre fortezze volanti. Ma arrivati all'altezza del lago di Garda, come racconterà a fine guerra uno dei protagonisti di bordo, l'aereo non fu più in grado di mantenere la velocità dello stormo e la stessa linea di volo. Un rapido consulto via radio e la decisione. "Little Hell" non poteva più essere protetto, doveva viaggiare da solo per non mettere a rischio anche il resto dei velivoli della formazione.
Sopra il lago di Garda "Little Hell" abbandonò quindi lo stormo e avanzò da solo, alla disperata. Il comandante avrà certamente allertato i suoi di prepararsi tecnicamente e psicologicamente all'unica soluzione possibile in quella condizione: abbandonare il velivolo col paracadute. Lasciando capir loro che non era questione di ore...
Dopo una decina di minuti di volo ancora, sempre con la prua a sud, stando a quanto dicono gli strumenti sul cruscotto, la situazione era ulteriormente peggiorata. Era arrivata l'ora: bisognava fare in fretta perché il B-17 avrebbe anche potuto esplodere in volo e allora per nessuno ci sarebbe stata speranza. A questo punto si può immaginare che il comandante abbia fissato i comandi del velivolo indirizzandolo verso i monti dell'Appennino e immediatamente dopo abbia ordinato l'abbandono del bombardiere, ognuno per la via che sapeva. Dopo aver atteso che i suoi uomini, quelli vicini a lui che poteva vedere, saltassero nel vento, si buttò anch'egli nel vuoto.
Purtroppo altri tre non riuscirono a lanciarsi per tempo e perirono nello schianto.
Un altro aviatore, il sergente Moorer Earl J., mitragliere di coda, uscì per tempo dal portellone assegnato, ma purtroppo, probabilmente preso dal panico, aprì subito il paracadute anziché attendere qualche secondo prima di tirare la maniglia e quindi essere abbastanza lontano dall'aereo. La calotta si impigliò negli enormi piani stabilizzatori orizzontali, precisamente quello di destra. Il poveretto venne trascinato così lo verso la stessa fine del suo aereo. Per quelli rimasti a bordo o attaccati al velivolo come il povero Moorer la sorte era segnata. L’unico superstite rinvenuto ancora vivo tra i rottami del B-17 fu un cane lupo ritrovato nella coda dell’aereo rimasta intatta, come raccontato da Gainotti nel suo libro.
Cinque degli aviatori salvatisi col paracadute vennero catturati quasi subito dalle truppe nazi-fasciste che controllavano l'intera area, l'ultimo si dice che fosse riuscito a farla franca. Ma sui documenti americani si legge che fu anche lui prigioniero in Germania, pertanto se non fu preso subito insieme agli altri, la sua cattura sarà avvenuta non tanto tempo dopo.
Uno di questi aviatori atterrò nel cimitero di Parola. Gainotti racconta nel suo libro che il marcantonio americano fu visto uscire con le mani alzate, seguito da un tedesco che per puntargli la pistola alla testa camminava sulla punta dei piedi essendo parecchio più basso. Una evidente dimostrazione della "razza superiore"... Anche nei momenti più tragici della vita, è sempre presente una costante comica.
I sopravvissuti, una volta interrogati e identificati. vennero spediti in Germania, dove rimasero per tutto il tempo del conflitto. Furono liberati dagli alleati nel 1945 e poterono far rientro a casa.
127 di questi bombardieri colpirono il loro target a cavallo di mezzogiorno. Sopra il cielo della cittadina bavarese, quel giorno, deve essersi dispiegata una pagina di storia da fare invidia all'inferno. Caccia tedeschi in attacco da tutte le provenienze per fermare i grossi aerei nemici che buttavano bombe, le quali cadevano a migliaia distruggendo tutto quello che colpivano, le 13 mitragliatrici di cui ogni fortezza volante poteva disporre erano tutte in funzione con le canne roventi: cercavano di difendersi da questi attacchi e sparavano anch'esse in ogni direzione. L'efficientissima Flak che da terra inviava senza soluzione di continuità migliaia di bombe esplodenti. La fine del mondo.
In questo scenario apocalittico gli americani persero 24 B-17 e un'altra cinquantina vennero danneggiati più o meno gravemente. Il nostro "Little Hell" fu uno di questi. I documenti dicono che fu colpito da un Messerschmitt, ma in quel girone infernale sarà stato quasi impossibile stabilire con precisione chi veniva colpito da chi. Sparavano tutti e di sicuro molti saranno stati colpiti anche dal cosiddetto "fuoco amico". È sempre accaduto e accadrà in ogni guerra e questa non poteva certamente essere un'eccezione. Chissà quanti sensi di colpa avranno accompagnato per tutta la loro esistenza migliaia di combattenti consci di aver fatto fuoco sul fratello credendolo nemico. Certo la buona fede dovrebbe giustificare il tremendo errore e tutelarci dalla disperazione, ma sai che laceranti sofferenze aver ammazzato i tuoi...
Man mano che le stive venivano svuotate gli aerei abbandonavano la Baviera e facevano rotta verso sud, formando veri e propri convogli nel cielo. Ora che la missione era stata portata a termine sulla Germania nazista, lo stormo doveva dirigere, secondo gli ordini dell'USAAF, sulle basi alleate nel nord dell'Africa, pronto a sviluppare nuove strategie di guerra nel prossimo futuro.
I bombardieri colpiti durante la battaglia aerea erano tenuti in posizione centrale e protetti dagli altri durante la navigazione, con la speranza che anch'essi riuscissero a raggiungere le nuove sedi in Africa. "Little Hell" era inserito nella grande formazione che volava verso sud e protetto da eventuali minacce dalle altre fortezze volanti. Ma arrivati all'altezza del lago di Garda, come racconterà a fine guerra uno dei protagonisti di bordo, l'aereo non fu più in grado di mantenere la velocità dello stormo e la stessa linea di volo. Un rapido consulto via radio e la decisione. "Little Hell" non poteva più essere protetto, doveva viaggiare da solo per non mettere a rischio anche il resto dei velivoli della formazione.
Sopra il lago di Garda "Little Hell" abbandonò quindi lo stormo e avanzò da solo, alla disperata. Il comandante avrà certamente allertato i suoi di prepararsi tecnicamente e psicologicamente all'unica soluzione possibile in quella condizione: abbandonare il velivolo col paracadute. Lasciando capir loro che non era questione di ore...
Dopo una decina di minuti di volo ancora, sempre con la prua a sud, stando a quanto dicono gli strumenti sul cruscotto, la situazione era ulteriormente peggiorata. Era arrivata l'ora: bisognava fare in fretta perché il B-17 avrebbe anche potuto esplodere in volo e allora per nessuno ci sarebbe stata speranza. A questo punto si può immaginare che il comandante abbia fissato i comandi del velivolo indirizzandolo verso i monti dell'Appennino e immediatamente dopo abbia ordinato l'abbandono del bombardiere, ognuno per la via che sapeva. Dopo aver atteso che i suoi uomini, quelli vicini a lui che poteva vedere, saltassero nel vento, si buttò anch'egli nel vuoto.
Purtroppo altri tre non riuscirono a lanciarsi per tempo e perirono nello schianto.
Un altro aviatore, il sergente Moorer Earl J., mitragliere di coda, uscì per tempo dal portellone assegnato, ma purtroppo, probabilmente preso dal panico, aprì subito il paracadute anziché attendere qualche secondo prima di tirare la maniglia e quindi essere abbastanza lontano dall'aereo. La calotta si impigliò negli enormi piani stabilizzatori orizzontali, precisamente quello di destra. Il poveretto venne trascinato così lo verso la stessa fine del suo aereo. Per quelli rimasti a bordo o attaccati al velivolo come il povero Moorer la sorte era segnata. L’unico superstite rinvenuto ancora vivo tra i rottami del B-17 fu un cane lupo ritrovato nella coda dell’aereo rimasta intatta, come raccontato da Gainotti nel suo libro.
Cinque degli aviatori salvatisi col paracadute vennero catturati quasi subito dalle truppe nazi-fasciste che controllavano l'intera area, l'ultimo si dice che fosse riuscito a farla franca. Ma sui documenti americani si legge che fu anche lui prigioniero in Germania, pertanto se non fu preso subito insieme agli altri, la sua cattura sarà avvenuta non tanto tempo dopo.
Uno di questi aviatori atterrò nel cimitero di Parola. Gainotti racconta nel suo libro che il marcantonio americano fu visto uscire con le mani alzate, seguito da un tedesco che per puntargli la pistola alla testa camminava sulla punta dei piedi essendo parecchio più basso. Una evidente dimostrazione della "razza superiore"... Anche nei momenti più tragici della vita, è sempre presente una costante comica.
I sopravvissuti, una volta interrogati e identificati. vennero spediti in Germania, dove rimasero per tutto il tempo del conflitto. Furono liberati dagli alleati nel 1945 e poterono far rientro a casa.
Le insegne del gruppo e dello squadrone di volo del "Little Hell"
Immagini sopra: a sinistra lo scudetto del 95th Bomb Group; a destra quello del 334th Bomb Squadron.
Il piano ardito degli alleati per il 17 agosto 1943
The flight paths of the major raids on Schweinfurt and Regensburg took Eighth Air Force bombers over heavily defended areas of occupied Europe. (Cartina tratta da: Warfare History Network)
Il Comando Alleato per il giorno 17 agosto 1943 pianificò ed eseguì un'ardita e gigantesca operazione aerea su due obiettivi simultaneamente: Schweifurt e Regensburg. La "double-strike mission" fu studiata per dividere le forze di reazione costituite dai micidiali caccia germanici Me-109.
A Regensburg c'era da distruggere le officine dove venivano costruiti i Messerschmitt, mentre a Schweinfurt c'era da demolire varie industrie meccaniche di importanza strategica.
I bombardieri che avrebbero attaccato Schweifurt alla fine della missione sarebbero rientrati alle basi di partenza in Inghilterra, mentre quegli altri una volta concluso l'impegno su Regensburg avrebbero fatto rotta per le basi in Nord-Africa.
Parteciparono alla "Mission No. 84" ben 376 bombardieri di 16 Gruppi di volo diversi.
A Regensburg c'era da distruggere le officine dove venivano costruiti i Messerschmitt, mentre a Schweinfurt c'era da demolire varie industrie meccaniche di importanza strategica.
I bombardieri che avrebbero attaccato Schweifurt alla fine della missione sarebbero rientrati alle basi di partenza in Inghilterra, mentre quegli altri una volta concluso l'impegno su Regensburg avrebbero fatto rotta per le basi in Nord-Africa.
Parteciparono alla "Mission No. 84" ben 376 bombardieri di 16 Gruppi di volo diversi.
Immagini di guerra riprese dagli operatori dell'USAAF
A formation of Boeing B-17 Flying Fortresses is silhouetted again the sky. Somewhere in Europe 1943.
B-17F, serial number 42-29775, 97th BG (Immagine tratta da: World War Photos)
Boeing B-17 Flying Fortresses of the 95th Bomb Group leaving trails over Germany.
Regensburg, after being bombed by B-17 Flying Fortresses of the 385th Bomb Group, 17 August 1943.
Regensburg, after being bombed by B-17 Flying Fortresses of the 385th Bomb Group, 17 August 1943.
Foto sopra: bombardieri tipo B-17 lanciano le bombe sulle fabbriche aeronautiche di Ratisbona sul Danubio
Foto sopra: bombardamento di Ratisbona alle fabbriche aeronautiche il 17 agosto 1943.
Boeing B-17F formation over Schweinfurt, Germany, on Aug. 17, 1943. (Immagine tratta da: Wikimedia Commons)
Mitragliere di prua in posizione di pronti al fuoco con le sue mitraglie a bordo di un B-17. (Immagine tratta da: World War Photos)
Cockpit of a B-17G (Immagine tratta da: World War Photos)
Peering from his gun position in an American bomber, an alert airman scans the skys for enemy fighter aircraft during a mission deep in Germany. (Immagine tratta da: warfarehistorynetwork.com)
After bombing the target, the Regensburg force turned south and crossed the Alps on the way to North Africa. (Foto: nationalmuseum.af.mil)
Incendiary bombs mingle with high explosives to cover the Ober Traubling ME-109 assembly plant at Regensburg.
Aerial view of Regensburg showing bomb damage resulting from allied attacks at aircraft factory.
Aerial view of Regensburg showing bomb damage resulting from allied attacks at aircraft factory.
Ininterrotti anche oggigiorno gli "attacchi" su Ratisbona...
Regensburg, Ratisbona per noi italiani, è una fiaba inventata dai Romani sul Danubio. La cittadina è continuamente "attaccata" anche oggi da "guerrieri dello spirito" provenienti da tutto il mondo, alla ricerca del bello. Le armi usate dagli "invasori" sono Nikon, Canon, Sony ecc. Non ci sono più fabbriche di micidiali caccia e matti che fanno paura al mondo civile, ma solo scenari da favola capaci di generare altre favole negli animi degli "assaltatori"...
Foto sopra: Ratisbona vista dal Danubio. (Immagine tratta da Wikipedia, autore Axel Tenter, Doktent, 2019)
Foto sopra: Ratisbona vista dal Danubio. (Pierlino Bergonzi, 2013)
Foto sopra: Duomo di Ratisbona, dedicato a San Pietro, 1270-1520. (Pierlino Bergonzi, 2013)
Foto sopra: Ratisbona vista dal Danubio. (Pierlino Bergonzi, 2013)
Gli aviatori morti a Fidenza riposano al cimitero americano di Firenze
Qui di seguito le schede, recuperate da Bacchini, dei membri dell'equipaggio del "Little Hell" deceduti durante il tentativo di atterraggio nei campi a sud di Fidenza, in località Santa Margherita e successivamente sepolti nel cimitero USA a Firenze.
"O speranze, speranze; ameni inganni..."
Foto sopra: cimitero di parola, dove è atterrato un americano e dove, si dice, siano stati momentaneamente sepolti i quattro deceduti.
Confidando che il titolo con i versi di Leopardi sia di buon auspicio, il Grac si augura di cuore due cose: la prima è che i proprietari dei terreni, dove esattamente 80 anni fa precipitò la fortezza volante, lascino procedere i volontari del Grac per eseguire ulteriori interventi alla ricerca di nuovi reperti, fatto salvo ovviamente il raccolto dei campi, e che gli stessi si convincano che c'è qualcosa di più di un termine catastale da "difendere", ma soprattutto che questi termini non sono per sempre e che potrebbero perdere improvvisamente il loro valore o non essere più riconosciuti da un momento all'altro, se uomini come quelli del "Little Hell" non difendessero con il loro sangue i diritti civili delle nazioni libere.
Proseguendo le ricerche il Grac potrebbe rinvenire qualche oggetto personale, come già accaduto diverse altre volte, e sarebbe un gesto molto bello riconsegnarlo ai familiari o porlo in qualche museo locale a ricordo del sacrificio di questi giovani. Ma soprattutto sarebbe un comportamento nobile che favorirebbe la fratellanza ed edificherebbe noi tutti.
Il secondo desiderio è rivolto alle Autorità, alle quali chiediamo un gesto di riconoscenza, magari con una semplice targa ricordo per non dimenticare questi ragazzi americani, due del Massachusetts , uno dell'Oklahoma e l'altro del New Jersey, che sono venuti a morire qui a Fidenza per la cosa più preziosa che noi donne e uomini possediamo: la libertà.
Il luogo scelto per il "monumento" a ricordo potrebbe essere il piazzale d'ingresso del cimitero di Parola, dove pare siano stati sepolti, prima di essere portati al cimitero di guerra americano di Firenze, i quattro aviatori morti nell'incidente e anche dove uno di loro si è salvato atterrando proprio sulle tombe.
Proseguendo le ricerche il Grac potrebbe rinvenire qualche oggetto personale, come già accaduto diverse altre volte, e sarebbe un gesto molto bello riconsegnarlo ai familiari o porlo in qualche museo locale a ricordo del sacrificio di questi giovani. Ma soprattutto sarebbe un comportamento nobile che favorirebbe la fratellanza ed edificherebbe noi tutti.
Il secondo desiderio è rivolto alle Autorità, alle quali chiediamo un gesto di riconoscenza, magari con una semplice targa ricordo per non dimenticare questi ragazzi americani, due del Massachusetts , uno dell'Oklahoma e l'altro del New Jersey, che sono venuti a morire qui a Fidenza per la cosa più preziosa che noi donne e uomini possediamo: la libertà.
Il luogo scelto per il "monumento" a ricordo potrebbe essere il piazzale d'ingresso del cimitero di Parola, dove pare siano stati sepolti, prima di essere portati al cimitero di guerra americano di Firenze, i quattro aviatori morti nell'incidente e anche dove uno di loro si è salvato atterrando proprio sulle tombe.
Libri sull'argomento
Per chi volesse approfondire l'argomento su internet si trovano anche libri dedicati a questa importantissima missione condotta dagli Alleati esattamente 80 anni orsono, il 17 agosto 1943. Sopra le immagini di copertina del libro di Martin Middlebrook di ben quattro ristampe. Ma altri autori hanno raccontato l'evento epocale, ad esempio Marshall Michel e Jim Laurier hanno scritto: "Schweinfurt–Regensburg 1943: Eighth Air Force’s costly early daylight battles".
Sono pagine di adrenalina pura solo a leggerle, pensa ad esserci stato...
Sono pagine di adrenalina pura solo a leggerle, pensa ad esserci stato...
The Schweinfurt-Regensburg Mission of the Eighth Air Force - Animated
Su youtube al seguente link è possibile vedere una ricostruzione animata della grande operazione aerea del 17 agosto 1943.
Nota
Dove non diversamente specificato le fotografie a corredo della presente pagina appartengono agli archivi di Arrigo Francani e Pierlino Bergonzi.
Pagina pubblicata il 21 agosto 2023