Da Piacenza a Quy Nhon
di Pierlino Bergonzi
di Pierlino Bergonzi
Quella che segue è la storia avventurosa di Giampaolo Chinosi, nato a Piacenza il 4 ottobre 1942. Nel 1960 emigra negli Stati Uniti. Nel luglio del 1965, a seguito dell'approvazione del piano presentato dal Military Assistance Command Vietnam, il Governo USA invia immediatamente altre decine di migliaia di soldati nell'area. Giampaolo si imbarca a San Francisco il 29 luglio su una nave diretta a Quy Nhon, Vietnam.
1960, destinazione New York
Nel 1960 Giampaolo, completati gli studi a Piacenza, decide di raggiungere, insieme alla madre, il padre che già si trova in America da cinque anni. Si imbarcano a Genova il 2 agosto sulla Cristoforo Colombo e dopo otto giorni di navigazione ecco apparire la sagoma della Grande Mela, New York! Il ragazzo è sveglio e, dopo i primi stupori per l'arrivo nella nuova terra, dove tutto è più grande e dove tutti si trovano spaesati, specie se si arriva da una piccola provincia come Piacenza, decide, forse imboccato dal genitore, di fare immediatamente l'unica cosa sensata e necessaria: imparare la nuova lingua. Si iscrive al corso "inglese per stranieri" presso la "New York University", che frequenta con assiduità e passione. Nella stessa aula ci sono una trentina di giovani provenienti da tutto il mondo, una babele. Giampaolo in breve tempo carpisce i segreti del nuovo idioma e mentre passano i mesi, con impegno sempre costante, il suo intendere e il suo parlare si avvicinano sempre più alle abilità di un nativo.
Giampaolo abita in un quartiere storico della città con la famiglia. Al termine del corso di lingua inglese presso l'università, inizia a lavorare con una compagnia di "stock brocker", che vende e compra azioni. Il suo incarico è da contabile e si avvale di computers IBM a schede. Lavora durante il giorno, ma nel tempo libero studia ancora per perfezionare il suo inglese presso una scuola serale.
Giampaolo abita in un quartiere storico della città con la famiglia. Al termine del corso di lingua inglese presso l'università, inizia a lavorare con una compagnia di "stock brocker", che vende e compra azioni. Il suo incarico è da contabile e si avvale di computers IBM a schede. Lavora durante il giorno, ma nel tempo libero studia ancora per perfezionare il suo inglese presso una scuola serale.
Fort Jackson, Fort Lee, Fort Ord
Nel 1964 Giampaolo, da ora John Paul, riceve la "cartolina precetto" e parte per Fort Jackson in South Carolina. Qui inizia la sua vita militare con intensi addestramenti che durano qualche mese, acquisendo le nozioni generali per diventare un soldato degli States. Dalla Carolina poi viene trasferito in Virginia, presso Fort Lee, dove continua l'addestramento, questa volta più mirato sulla sua specializzazione e diventa armiere. Dopo alcuni mesi di "monta smonta e rimonta" di tutti i tipi di armi portatili termina anche la seconda fase. A questo punto John Paul ha maturato l'esperienza necessaria e viene mandato in California a Fort Ord per essere impiegato nella fase più delicata: impiego pratico sul campo con azioni di guerra simulate ma talmente coinvolgenti che sembrano vere. Viene inserito nel 27° Battaglione Trasporti e il suo compito è quello di seguire la sua compagnia e prendersi cura delle armi: risolvere problemi di inceppamenti, rotture di parti, riparazioni ed eventuali sostituzioni, manutenzioni straordinarie ecc.
Si salpa da San Francisco e si approda a Quy Nhon, Vietnam
Il presidente Lyndon B. Johnson verso la fine di luglio 1965 ordina di incrementare considerevolmente e in tutta fretta le forze USA in Vietnam (build up), per "farla finita in breve tempo"... Già qualche giorno dopo partono le prime navi colme di soldati. John Paul si ritrova inserito nella lista dei soldati in partenza per la guerra. Egli, non essendo ancora cittadino americano, potrebbe decidere di non andare, ma il senso del dovere e l'amicizia che lo legano ai commilitoni hanno il soppravvento e parte con il suo reparto, il 27th Transportation Battalion. Salpano da San Francisco il 29 luglio 1965 su una vecchia nave della seconda guerra mondiale "tolta dalla muffa". A bordo ci sono circa tremila soldati più tutti i materiali e mezzi di trasporto. Porto di destinazione Quy Nhon, Vietnam. Il primo giorno di navigazione John Paul si prende un grande spavento: mentre sta riposando nella cuccetta più alta nella cabina dormitorio, nel cuore della notte, si sveglia di sopprassalto perchè un "mare d'acqua" lo investe. La prima cosa che pensa è che la nave, non messa bene, stia affondando. In breve è il panico, ma dura poco perchè un ufficiale, capito cosa sta accadendo, si precipita ad avvisare i "passeggeri": "Calma, calma, stanno solamente lavando il ponte e c'è qualche piccola infiltrazione...". Il viaggio dura 13 giorni con una sosta alla base americana nell'isola di Guam, nell'arcipelago delle Marianne, per rifornimento.
Giunti al largo del porto di Quy Nhon i soldati scendono dalla nave con le reti e salgono su imbarcazioni minori che li portano a riva. Successivamente scaricano i mezzi, le munizioni e tutte le merci. Il 27° Battaglione Trasporti fa parte della logistica ed è tra i primi a sbarcare in quest'area con il compito di preparare un campo-deposito in località Phu Thay, un paese lungo la valle che porta ad An Khe, dove sta sorgendo la base aerea della 1^ Divisione Cavalleria dell'Aria. Dalla loro efficienza dipenderà poi l'operatività di An Khe. Le merci (viveri, munizioni, carburanti, tende ecc.) arriveranno a Quy Nhon via nave, verranno immagazzinate nel campo logistico di Phu Thay e da qui il 27° avrà il compito di trasportare ad An Khe gli "articoli" richiesti. John Paul è armiere, ma oltre a questo incarico gliene assegnano anche altri: da autista dello stato maggiore ad autista di autocisterna.
An Khe, campo base della 1st Air Cavalry Division Airmobile
Verso la fine dell'estate del 1965 sulla base militare USA di An Khe fervono i lavori per ricevere le migliaia di soldati e centinaia di elicotteri che il Governo sta inviando in quell'area. La base si trova in un pianoro sulle colline nel bel mezzo della giungla. La sicurezza dei lavori viene garantita tutto attorno al perimetro dalla 101st Airborne Division, mentre all'interno della base ci pensano gli uomini della 1st Air Cavalry Division. An Khe dista solo 20 minuti di volo da Quy Nhon, ma raggiungerla via terra è un'impresa piena di insidie.
I grossi elicotteri CH-47 Chinook, ben stivati nei ventri delle grosse navi provenienti dall'America, una volta giunti a Quy Nhon vengono rimontati e subito iniziano la spola tra il porto e la base di An Khe: trasportano uomini e materiali di pronto impiego, il resto seguirà via strada sui mezzi ruotati. An khe è una base enorme e occupa una zona vastissima suddivisa in vari settori: le piste d'involo, le officine per i velivoli, i dormitori dei militari, i comandi, i depositi carburanti, munizioni, agenti chimici, i parcheggi infiniti per i velivoli e i veicoli, insomma una città. L'apparato logistico delle forze armate americane è qualcosa di sorprendente: già nella Seconda Guerra Mondiale si calcola che per ogni uomo che combatteva ce ne fossero almeno dieci dietro che lo servivano. La guerra del Vietnam non fa eccezione: giornalmente approdano al porto di Quy Nhon decine di navi cariche proveniente dagli USA, trasportano di tutto: dai Chinook ai piccoli aerei da ricognizione, dagli escavatori per la terra alle macchine asfaltatrici, poi armi, munizioni, veicoli di ogni tipo e giù fino alle cose più elementari, compreso pacchi di carta igienica. L'amministrazione pensa proprio a tutto. Alla base di An Khe la maggior parte dei rifornimenti di prima necessità (armi, munizioni, uomini, viveri da combattimento, ecc) arrivano per via aerea, ma il grosso (carburanti, munizioni pesanti, derrate alimentari, attrezzature varie, macchine per la lavorazione ecc) giunge via terra da Quy Nhon sui mezzi del 27th Transportation Battalion, reparto dove presta servizio John Paul.
Route 19, la strada che unisce Quy Nhon ad An Khe
La "Route 19" è la strada che collega Quy Nhon ad An Khe e si snoda per un quarto in pianura e il resto in collina fra curve tortuose in mezzo alla fitta boscaglia. La distanza tra le due basi è poco meno di cento chilometri, ma il tempo che ci vuole per percorrerla è di svariate ore. Si tratta di una strada ancora sterrata e a tratti dissestata, senza contare le interruzioni per i sabotaggi. In seguito gli americani l'asfalteranno per renderla più agibile e veloce. John Paul la percorrerà per un anno intero quasi tutti i giorni e nei periodi di intensa attività anche più volte nella stessa giornata: alla guida della Jeep porta il suo comandante che va ad ispezionare i lavori; oppure al volante della sua autocisterna, inserita nella colonna rifornimenti, trasporta il carburante per gli elicotteri della 1st Air Cavalry Division. Ogni viaggio è una scommessa: si arriverà sani e salvi o ci attaccheranno? Il percorso, specie nel tratto che costeggia il fiume Song Con e poi ancora nell'ultima parte dove si addentra nella fitta giungla, si presta meravigliosamente per gli agguati. Gli americani lo sanno e davanti alla colonna, ai lati e dietro vi sono sempre squadre speciali che fanno sicurezza. Inoltre, il primo mezzo che apre la colonna, generalmente un gippone, viene "addobbato" con sacchi di sabbia sul cofano e sul pianale della cabina per "mitigare" gli effetti di una mina nel caso esplodesse al passaggio del veicolo. Un espediente che serve più alla psiche dei militari che a una protezione reale, in quanto se la mina ipotetica fosse anticarro i sacchi di sabbia sarebbero comunque insufficienti. Ma nonostante le misure poste in essere dagli americani, gli agguati dei Viet Cong sono all'ordine del giorno. John Paul si ritiene fortunato per aver percorso quella strada centinaia di volte e non aver mai subito imboscate in grande stile dei "ribelli". Non così fortunato un suo amico, centrato da un cecchino mentre era alla guida del suo camion. Dopo le grandi battaglie combattute tra i Viet Cong e gli uomini di stanza ad An Khe, nel viaggio di rientro sui grossi camion del 27° vengono caricate le salme dei caduti, che vengono trasportate fino all'aeroporto di Da Nang, oppure a Saigon (oggi Ho Chi Minh), dove le sacche di plastica nera vengono trasbordate sui velivoli in partenza per gli Stati Uniti.
Foto sopra da sinistra a destra: colonna di rifornimenti sulla Route 19; la Route 19 vista aerea; vista aerea del ponte Bailey lungo la rotta tra Quy Nhon ed An Khe. L'originale è stato distrutto dai Viet Cong in un sabotaggio. (U.S. Army photo)
La vita nel campo base USA di Phu Thay
A Phu Thay il battaglione di John è il primo ad arrivare, e c'è tutto da fare: c'è da costruire dal nulla un campo efficiente, ma anche confortevole per chi ci vive. Tutti i soldati, senza distinzione di grado, si impegnano senza limiti per assolvere il compito a loro affidato. Nel primo periodo non esiste orario di servizio, da quando si è svegli a quando si torna in branda si è al lavoro. Vengono sfruttati i mestieri che uno faceva da civile e così si vede il soldato semplice Smith, che nell'Oregon era falegname, dare le direttive a sergenti e tenenti sul come approntare un asse che servirà alla costruzione di una baracca. Molto è il materiale di recupero impiegato, ad esempio con i pallet che servivano per il trasporto merci si costruiscono tavoli, sedie, piani mescita ecc. Al campo base USA di Phu Thay, John Paul svolge il suo incarico di armiere della 2nd Transportation Company: ha in carico tutte le armi dei suoi compagni e superiori: i fucili mitragliatori M 14, le mitraglie M 60, le Colt 45 degli ufficiali e il lancia granate M40. Sua è la resposabilità del controllo, funzionamento, manutenzione straordinaria, eventuali riparazioni ecc. Oltre a questa mansione svolge anche il servizio di autista del comandante di compagnia e quello di battaglione, che si spostano solitamente su mezzi leggeri. Certi giorni deve anche guidare l'autocisterna inserita nella colonna di mezzi che va ad An Khe per rifornire di carburante la base della 1st Air Cavalry Division. John Paul partecipa anche a missioni di "Free Fire Zone", consistenti nello sgomberare i villaggi dalle popolazioni civili al fine di essere sicuri che in quell'area tutto quello che si muove può essere considerato nemico e può essere neutralizzato. John è impiegato come militare addetto alla sicurezza per il traferimento dei civili, con gli elicotteri, in zone lontane e sicure.
La vita nel campo base è monotona solo al momento dei pasti: "sempre la solita sbobba"! Un anno intero a mangiare cibi preparati in scatola o in busta. La varietà delle razioni di guerra ("MCI", Meal, Combat, Individual ration) è però tale che se non fosse per il vassoio di metallo e l'ambiente circostante ci si potrebbe immaginare di essere al ristorante. Ci sono oltre dieci menu diversi, come primo si può scegliere: tagliatelle alla bolognese, ravioli in brodo, pasta e fagioli, spaghetti con il sugo ecc. Come secondi: pollo, manzo, agnello, pesce, insaccati ecc. Non mancano le verdure di contorno e formaggio. Poi la macedonia o frutta sciroppata. Infine un buon caffè liofilizzato e dolcetto. La razione è studiata per dare circa 1200 calorie. Per rendere il pasto più gustoso è meglio dargli una scaldata sul fornelletto da campo, ma se il tempo stringe si può mangiare anche freddo. Le razioni vengono classificate da una lettera "razione A, B, C ecc", John sostiene che la migliore per i suoi gusti è la "B", perchè contiene la pasta: spaghetti al sugo e tagliatelle alla bolognese.
Foto a sinistra: John Paul consuma il suo pranzo nel vassoio poggiato sulle ginocchia, seduto sulla branda.
Foto sotto: alcune varietà delle Meal, Combat, Individual |
I servizi igienici lasciano alquanto a desiderare, ma essendo in guerra non si può pretendere tanto di più. Per il bagno ci si reca in un posto isolato, dove sono state ricavate delle buche nel terreno con due assi dove appoggiare i piedi e con teli tenda ai lati per assicurare un minimo di intimità. La "merce" viene raccolta in un bidone che una volta colmo viene sotituito con uno vuoto. Il barile pieno viene posto su una jeep e trasportato in discarica, che per ovvie ragioni è distante. Spesso la jeep che porta le immondizie viene fatta oggetto di tiro a segno da parte dei Viet e si sentono le pallotole fischiare troppo vicine... La doccia avviene facendo riscaldare l'acqua in contenitori posti al sole, poi una gomma porta l'acqua per caduta nel diffusore sopra il "piatto doccia"; anche qui un telo che fa da box per la privacy. La notte si trascorre in branda sotto una rete antizanzare per difendersi dagli insetti. Si riposa abbastanza tranquilli in quanto tutto attorno al campo vigilano i marines che hanno il compito di proteggere la base, e il loro mestiere lo sanno fare molto bene.
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All'interno della base c'è anche una specie di circolo dove si può andare a bere una birra quando non si è di servizio. Molti passano il tempo libero nella propria tenda, scrivono alla mamma o alla morosa e rileggono le lettere ricevute. Sono i momenti in cui un nodo sale alla gola. John, quando è partito, ha lasciato la moglie incinta del primo figlio e per non deprimersi cerca di stare sempre occupato. Volendo si può ascoltare la radio o leggere i giornali. Ma non è una vera informazione perchè l'editore è sempre lo stesso e non si possono fare confronti; in ogni caso è sempre meglio di nessuna notizia, e poi con un pò di astuzia si possono leggere anche i fatti che non sono stati riportati. Basta interpretare con malizia quelle stampate da "radio naia". Foto a sinistra: soldati americani in pausa leggono il giornale messo a loro disposizione dal comando. Internet ancora deve arrivare e per l'informazione aggiornata ci si deve accontentare (foto US Army).
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Il periodo da trascorrere nella zona di guerra è un anno preciso, e a meno che non intervenga qualche evento eccezionale non si ritorna in America per 365 giorni. Si possono avere alcune "pause", solitamente una settimana, durante il servizio; a John gliene danno due: la prima la trascorre a Tokio, la seconda a Bangkok. Non gli sembra vero che ci sia ancora un altro mondo: gente che gira libera e non indossa l'elmetto nè il corpetto anti-schegge, si siede al tavolo di un bar fuori e conversa davanti a una birra. Sono pochi giorni, ma John stacca la spina e si rigenera. Poi però bisogna rientrare nella zona di guerra...
Il ritorno a casa
Dopo un intero anno trascorso in zona d'operazioni, precisi come sanno essere gli americani, a John viene rilasciato il nulla osta e può rientrare in patria. Lui si organizza: avvisa casa, saluta i suoi compagni, i suoi superiori e sale sul primo convoglio che va all'aeroporto di Da Nang. Qui trova posto su un volo che parte per Tokio, si tratta di un aereo da trasporto C-123, a bordo oltre all'equipaggio, i due piloti e due specialisti, come passeggero c'è solo lui. Giunto a Tokio riesce a salire su un altro aereo da trasporto dell' USAF, questa volta si tratta di un C-130 in partenza per l'Alaska. Il volo dura 13 ore e John ha il tempo di rivedersi tutto il film dell'ultimo anno della sua vita... Ringrazia Dio di far ritorno a casa sano nel corpo e nella mente. Pensa a tutti i suoi commilitoni che rientrano nelle sacche nere, agli altri che ritornano vivi, ma menomati nel fisico o nella mente e che dovranno portarsi appresso questa croce per tutta l'esistenza. Una parte di John è posseduta da un'euforia che gli procura un profondo senso di serena felicità, pensa soprattutto alla sua piccolina che fino a ora ha visto solo in fotografia; l'altra anima di John è triste fino alle lacrime per i suoi amici che non ce l'hanno fatta... In fine l'atterragio! Dall'Alaska si imbarca finalmente su un jet passeggeri e arriva a New York, è a casa! Ancora un tratto col torpedone e poi l'abbraccio con la piccola Adriana e Rosmarie. E' tutto finito!
Sopra il Certificato d'Encomio che John Paul ha ricevuto dal Comandante Henry W. Goodell per il seguente motivo: "This certificate is awarded to John Paul Chinosi in recognition of his outstanding performance in the accomplishment of the mission of this unit in a combat area during the period 12 august 1965 thru 5 august 1966".
I frutti della guerra
La guerra del Vietnam ha prodotto frutti identici alle guerre avvenute prima: morti e distruzioni! Le due foto sopra sono emblematiche e spiegano meglio di mille libri scritti su questo conflitto: a sinistra quello che rimane di una chiesa a La Vang, cittadina a sud di Quang Tri, 1972 (foto di Michel Laurent/AP); a destra soldati nelle casse da morto, ricoperte con la bandiera USA, caricate sul pianale di un velivolo militare a Saigon, il 9 febbraio 1965, pronti per il ritorno in America (foto tratta da www.theatlantic.com).
Il dopo guerra di John
Non è facile riprendere la vita normale dopo un anno altamente traumatico trascorso nel Vietnam. Ma John ha un carattere forte e guarda avanti. Egli sente la responsabilità della sua famigliola e si mette a testa bassa per proseguire. Non si aspetta aiuti dalla società, anche perché il popolo americano tiene nei confronti dei reduci un atteggiamento freddo, quando non apertamente ostile. Questa mancanza di riconoscimento da parte della gente provoca a John dispiacere, che si fa più profondo quando incontra qualche commilitone che da Quy Nohn è ritornato invalido. La vita deve comunque proseguire in qualche modo...
Foto sopra: il diploma di meccanico d'aerei che John ha conseguito; John e Rosmarie nel loro primo ristorante, aperto nel 1982 a Philadelphia
Forse influenzato dalle prodezze degli aviatori che aveva visto in azione nell'ultimo anno, John decide di frequentare un corso di meccanico per aerei e trovare lavoro in un'azienda aviatoria. Si iscrive alla scuola, frequenta pieno d'entusiamo le lezioni ed infine ottiene il brevetto di "specialista aeronautico". Ma dopo poco tempo capisce che la sua personalità esuberante e creativa male si sposa con un lavoro che seppur avvincente non lascia spazio a nessuna interpretazione di sorta. In campo aeronautico è necessario seguire esattamente la regola dettata dai manuali di volo e manutenzione: non c'è spazio per l'inventiva, ogni libera interpretazione porterebbe fatalmente a risultati disastrosi. John decide di cambiare lavoro e trova un posto alla McDonald's. Intuisce in fretta che sarà la sua strada. Dopo qualche anno diventa un manager dell'azienda. All'età di quarant'anni rileva un ristorante tutto per sé, le cose funzionano a meraviglia, lui lavora da quando si alza a quando va a letto, come a Quy Nohn, ma non gli pesa, si sente anzi realizzato e felice. Negli anni successivi acquisterà altri ristoranti della catena McDonald's e li farà funzionare tutti nel migliore dei modi. Poi per ragioni di anagrafe nel 2004 cessa l'attività e si ritira a vita privata nella sua casa nel New Jersey. Privata per modo di dire in quanto tra figli e nipoti ha una ventina di persone ancora nella sua "azienda intima"...
Foto sopra: inaugurazione del ristorante aperto nella base militare navale di Philadelphia nel 1987.
Intervista a John
Giampaolo vive da quasi sessant'anni in America, ma non ha estirpato le sue radici anzi, il suo legame con l'Italia e molto solido. Ogni anno, a volte anche più spesso, ritorna in terra natia. Ha acquistato una bella casa a Pratobarbieri con vista sulla valle del Chero. Sono i luoghi dei suoi avi. Suo padre Bartolomeo nasce e cresce a Obolo, poi a ventanni lo mandano come soldato nella guerra di Abissinia. Al ritorno conosce Luisa Borea, una "forestiera" che vive nella canonica per aiutare il fratello don Giuseppe, reggente della parrocchia. I due si innamorano, decidono di sposarsi e si trasferiscono in citta. Qui nel '42 nasce Giampaolo. La famigliola ritorna a Obolo vecchio ogni estate nel periodo delle vacanze scolastiche e così il piccolo Giampaolo gioca negli stessi luoghi, prati, boschi, stradine, dove si son fatti grandi il nonno e il babbo.
Il Grac ha incontrato Giampaolo nella sua casa a Pratobarbieri il 19 agosto 2017 ed è qui che ha rilasciato l'intervista che segue.
Il Grac ha incontrato Giampaolo nella sua casa a Pratobarbieri il 19 agosto 2017 ed è qui che ha rilasciato l'intervista che segue.
Note
(1) Le fotografie presenti in questa pagina, dove non diversamente specificato, sono tratte dagli archivi di Gianpaolo Chinosi e Pierlino Bergonzi
(2) Hanno contribuito alla realizzazione della presente pagina: Anna Rigolli, Silvia Parmigiani, Silvana Caroli, Francesca Bergonzi e Federico Cecconi.
(1) Le fotografie presenti in questa pagina, dove non diversamente specificato, sono tratte dagli archivi di Gianpaolo Chinosi e Pierlino Bergonzi
(2) Hanno contribuito alla realizzazione della presente pagina: Anna Rigolli, Silvia Parmigiani, Silvana Caroli, Francesca Bergonzi e Federico Cecconi.
Pagina pubblicata il 24 marzo 2018