Pietra Perduca, Travo, Piacenza. Fiat G-55 Centauro
Il Fiat G-55 Centauro fu probabilmente il miglior caccia italiano impiegato nell'ultimo conflitto mondiale. Velocità massima 630 chilometri ora; quota di tangenza 12700 metri; arrivava a 6000 metri in 7 minuti; l'autonomia era di 1630 chilometri; l'armamento era costituito da due mitragliere da 12,7 mm e tre cannoni da 20 mm. Dimensioni: lunghezza 9,37 metri, larghezza 11,85, altezza 3,13, peso max al decollo 3720 kg.
La battaglia aerea sopra Travo
"25 maggio 1944. Partenza su allarme da Bresso e da Cascina Vaga per 16 G-55 del 2° Gruppo, che impegnarono in combattimento su Piacenza una formazione di 100 Liberator (tra cui 20 B-24 del 454th BG) scortati da 40 Lightning del 14th FG. Il sergente maggiore Luigi Feliciani rivendicò l'abbattimento di un B-2, mentre un P-38 fu abbattuto dal sottotenente Sergio Orsolan, il quale però non rientrò alla base e risultò disperso in combattimento con il suo G-55.
"La missione del 25 maggio 1944 fu così ricordata dal sottotenente Amedeo Fagiano, che quel giorno ebbe il battesimo del fuoco: "C'era preallarme, seduti sotto la cannucciaia di cui era fatta "l'Osteria della Gioconda" (il nome della barboncina nera di Valenzano) ci misero davanti il pranzo. Razzo col botto e stelle bianche: significava partenza immediata per formazioni nemiche sul campo! Presi in mano la fettina di carne, corsi al mio G-55 e mentre mi mettevo il paracadute ingoiai qualche morso.
"Il tettino dell'abitacolo tonfò su di me, l'apparecchio andò in moto, altri rullavano nel sole del mezzogiorno mentre prendevo il mio posto e decollavano mentre io decollavo: era come se avessero buttato una pietra sul nido delle vespe.
"Si compose la formazione e si cabrava decisi verso i 4000 e verso Piacenza. Presto vidi in alto a sinistra due o tre grosse formazioni serrate di quadrimotori e poi attorno i puntini delle scorte dirette dei loro caccia. Lasciai sfilare la mia pattuglia, ero a sinistra di Drago, e finivo 4° di fila indiana, più avanti ed in alto di me a destra vidi Orsolan per l'ultima volta vivo..."
"Dal libretto di volo di Fagiano risulta che la missione ebbe inizio col decollo da Cascina Vaga alle 13:05 e col rientro alla medesima base alle 14:00...
(Tratto da "I Falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore, Roma 2011)
"La missione del 25 maggio 1944 fu così ricordata dal sottotenente Amedeo Fagiano, che quel giorno ebbe il battesimo del fuoco: "C'era preallarme, seduti sotto la cannucciaia di cui era fatta "l'Osteria della Gioconda" (il nome della barboncina nera di Valenzano) ci misero davanti il pranzo. Razzo col botto e stelle bianche: significava partenza immediata per formazioni nemiche sul campo! Presi in mano la fettina di carne, corsi al mio G-55 e mentre mi mettevo il paracadute ingoiai qualche morso.
"Il tettino dell'abitacolo tonfò su di me, l'apparecchio andò in moto, altri rullavano nel sole del mezzogiorno mentre prendevo il mio posto e decollavano mentre io decollavo: era come se avessero buttato una pietra sul nido delle vespe.
"Si compose la formazione e si cabrava decisi verso i 4000 e verso Piacenza. Presto vidi in alto a sinistra due o tre grosse formazioni serrate di quadrimotori e poi attorno i puntini delle scorte dirette dei loro caccia. Lasciai sfilare la mia pattuglia, ero a sinistra di Drago, e finivo 4° di fila indiana, più avanti ed in alto di me a destra vidi Orsolan per l'ultima volta vivo..."
"Dal libretto di volo di Fagiano risulta che la missione ebbe inizio col decollo da Cascina Vaga alle 13:05 e col rientro alla medesima base alle 14:00...
(Tratto da "I Falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore, Roma 2011)
Inizio della ricerca dei resti del Centauro
Fonte d'avvio per questa ricerca: il libro "I falchi di Mussolini" e l'articolo "Travo, ritrovati i resti di un vecchio aereo..." riportato da "Libertà" in data 3 novembre 2009 a firma di Nicoletta Novara.
25 ottobre 2014. Arrigo e Pierlino si recano nella valle del torrente Dorba alla ricerca di informazioni. Trovano ed interpellano tre testimoni oculari del fatto, che all'epoca erano ragazzini: il signor Primo Albasi di Scarniago, il signor Paolo Baldanti di Chiosi e il signor Losi di Pastori. Tutti e tre raccontano che quel giorno di guerra vi era una moltitudine di velivoli di varie dimensioni nel cielo della Val Trebbia. Dicono inoltre che alcuni aerei sganciarono anche qualche bomba, ma non era un bombardamento, si ebbe l'impressione che le avessero lasciate cadere per alleggerire i velivoli e quindi "muoversi" più agevolmente, una di queste comunque cadde nei pressi di una casa sopra i Pastori e ferì seriamente due donne. Gli aerei si rincorrevano nel cielo sopra la Parcellara e la Perduca mitragliandosi a vicenda... ad un certo punto uno di questi perse quota rapidamente e andò a schiantarsi sul versante est del Dorba, vicino alla Perduca. Il pilota si sfracellò insieme al suo apparecchio. I resti dello sfortunato aviatore e del velivolo vennero recuperati da un fabbro del loco (Luigi Bozzarelli) nei giorni successivi all'incidente. I primi furono sepolti sul posto per essere poi riesumati nel dopoguerra, i secondi vennero raccolti, anche con l'aiuto di buoi per estrarre il motore conficcatosi sottoterra, e trasportati sulle "lese" all'officina del fabbro... Poi, tutti i testimoni, indicano al Grac il "punto esatto" della caduta. In realtà erano tutti e tre diversi, anche se non molto distanti tra loro. Questo non invalida nessuna delle tre testimonianze, anzi. Ma cercare un'area di poche decine di metri quadri nel folto dei boschi (tanto è lo spazio dove possono essersi "sparpagliati" nell'impatto i pezzi di un velivolo di appena tre o quattro tonnellate), o di roveti impenetrabili come in questo caso, anche poche centinaia di metri possono fare molta differenza...
Dopo il racconto dei testimoni i ricercatori iniziano a "scandagliare" i luoghi da loro indicati. Gli strumenti lavorano per diverse ore ma nulla di certamente aeronautico viene ritrovato. La prima uscita si conclude con molti graffi sulle braccia, dovuti alle formidabili spine presenti nella vegetazione che circonda la Perduca (come fossero là a protezione di questa splendida rocca ancestrale e misteriosa che domina la serena Valle del Dorba), ma senza esito. Sotto, le immagini dei luoghi della ricerca, con il Santuario di Sant'Anna e le "vasche dei tritoni" sulla sommità della Pietra...
Dopo il racconto dei testimoni i ricercatori iniziano a "scandagliare" i luoghi da loro indicati. Gli strumenti lavorano per diverse ore ma nulla di certamente aeronautico viene ritrovato. La prima uscita si conclude con molti graffi sulle braccia, dovuti alle formidabili spine presenti nella vegetazione che circonda la Perduca (come fossero là a protezione di questa splendida rocca ancestrale e misteriosa che domina la serena Valle del Dorba), ma senza esito. Sotto, le immagini dei luoghi della ricerca, con il Santuario di Sant'Anna e le "vasche dei tritoni" sulla sommità della Pietra...
Il giorno del ritrovamento
01 novembre 2014. Di buon ora, Arrigo, Cristiano e Pierlino si ripresentano nei pressi della Pietra Perduca ed iniziano a perlustrare, con gli strumenti cerca-metalli, l'area con un percorso a "rastrellamento"; tenendo presente le tre indicazioni del punto di schianto avute dai testimoni, non coincidenti tra loro. Dopo diverse ore di "lavoro" in roveti e sassaie frequentati solo da cinghiali e serpenti, quando oramai lo scoramento aveva preso il sopravvento, l'urlo di Arrigo: "Trovato!" Nella mezz'ora di luce che ancora rimane a disposizione prima che scenda la sera, il gruppo recupera diversi pezzi del Centauro. Si, il luogo dell'impatto è questo.
Qui sotto un video ed alcune immagini della ricerca e dei pezzi ritrovati. Tra i reperti vi è anche una colata, segno inequivocabile di un furioso incendio sviluppatosi dopo l'impatto del velivolo col suolo.
Qui sotto un video ed alcune immagini della ricerca e dei pezzi ritrovati. Tra i reperti vi è anche una colata, segno inequivocabile di un furioso incendio sviluppatosi dopo l'impatto del velivolo col suolo.
"Chiedi infinito cielo d'ogni bellezza adorno, so che a chi doni l'ali, la vita chiedi in dono"
Qui a sinistra lo Stemma della 1^ squadriglia "Gigi Tre Osei" del II Gruppo Caccia dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, il reparto dove prestava servizio Orsolan. Comandante della squadriglia era il capitano Ugo Drago, asso della caccia.
"La vita di aviatore di Sergio Orsolan inizia nel gennaio 1940 alla scuola di volo di Grosseto, prosegue nell'Accademia Aeronautica di Caserta da cui esce sottotenente in SPE nel febbraio 1943, continua con la scuola caccia di Gorizia e l'assegnazione al 3° Gruppo autonomo CT dislocato in Sicilia. Il 3 marzo abbatte in combattimento un P. 38 "Lightning", lotta strenuamente alla difesa dell'isola invasa dal nemico e si ritrova nel settembre a Caselle torinese in attesa di ricostituire il suo reparto decimato e privo di aeroplani. Rientra a casa dopo molte peripezie, si presenta nell'ANR e viene assegnato al 2° Gruppo CT nella squadriglia del capitano Drago, dove ritrova i vecchi compagni della Sicilia e rinnovato entusiasmo per tornare a combattere. Nella primavera del 1944 il reparto può considerarsi pronto a riprendere la lotta e il 25 maggio decolla su allarme da Cascina Vaga di Pavia con altri 9 G.55 per intercettare bombardieri scortati da caccia diretti dal mar Tirreno in Lombardia: sono B. 24 "Liberator" scortati dai soliti P. 38 già conosciuti in Sicilia. Il combattimento si accende ad oltre 5000 metri d'altezza, si fraziona in duelli e attacchi ai quadrimotori con l'abbattimento di un "Lightning" ad opera proprio di Orsolan, di un "Liberator" per attacchi di Feliciani e mitragliamenti agli altri aerei da parte di Drago, Fagiano, Mingozzi, Camerani, Luziani, Marin. Nella mischia il "Centauro" di Orsolan rimaneva colpito e precipitava nei pressi di Travo/Bobbiano in provincia di Piacenza distruggendosi in frammenti così minuti da rendere particolarmente difficile la pietosa opera di recupero fatta da un umile fabbro del posto - Luigi Bozzarelli. Egli raccolse in una cassettina di legno pochi resti e la seppellì poco distante dal punto in cui era caduto l'aereo. Soltanto due anni più tardi, a guerra finita, fu possibile rintracciare con fatica la cassetta e consegnarla ai familiari per una cristiana sepoltura.
"Chiedi infinito cielo d'ogni bellezza adorno, so che a chi doni l'ali, la vita chiedi in dono" scriveva quasi come un presagio Sergio Orsolan in una delle sue ultime poesie... (Tratto da: www.italia-rsi.org)
"La vita di aviatore di Sergio Orsolan inizia nel gennaio 1940 alla scuola di volo di Grosseto, prosegue nell'Accademia Aeronautica di Caserta da cui esce sottotenente in SPE nel febbraio 1943, continua con la scuola caccia di Gorizia e l'assegnazione al 3° Gruppo autonomo CT dislocato in Sicilia. Il 3 marzo abbatte in combattimento un P. 38 "Lightning", lotta strenuamente alla difesa dell'isola invasa dal nemico e si ritrova nel settembre a Caselle torinese in attesa di ricostituire il suo reparto decimato e privo di aeroplani. Rientra a casa dopo molte peripezie, si presenta nell'ANR e viene assegnato al 2° Gruppo CT nella squadriglia del capitano Drago, dove ritrova i vecchi compagni della Sicilia e rinnovato entusiasmo per tornare a combattere. Nella primavera del 1944 il reparto può considerarsi pronto a riprendere la lotta e il 25 maggio decolla su allarme da Cascina Vaga di Pavia con altri 9 G.55 per intercettare bombardieri scortati da caccia diretti dal mar Tirreno in Lombardia: sono B. 24 "Liberator" scortati dai soliti P. 38 già conosciuti in Sicilia. Il combattimento si accende ad oltre 5000 metri d'altezza, si fraziona in duelli e attacchi ai quadrimotori con l'abbattimento di un "Lightning" ad opera proprio di Orsolan, di un "Liberator" per attacchi di Feliciani e mitragliamenti agli altri aerei da parte di Drago, Fagiano, Mingozzi, Camerani, Luziani, Marin. Nella mischia il "Centauro" di Orsolan rimaneva colpito e precipitava nei pressi di Travo/Bobbiano in provincia di Piacenza distruggendosi in frammenti così minuti da rendere particolarmente difficile la pietosa opera di recupero fatta da un umile fabbro del posto - Luigi Bozzarelli. Egli raccolse in una cassettina di legno pochi resti e la seppellì poco distante dal punto in cui era caduto l'aereo. Soltanto due anni più tardi, a guerra finita, fu possibile rintracciare con fatica la cassetta e consegnarla ai familiari per una cristiana sepoltura.
"Chiedi infinito cielo d'ogni bellezza adorno, so che a chi doni l'ali, la vita chiedi in dono" scriveva quasi come un presagio Sergio Orsolan in una delle sue ultime poesie... (Tratto da: www.italia-rsi.org)
08 novembre 2014. Di seguito, immagini della ricerca e dei reperti ritrovati oggi da Arrigo e Pierlino
15 novembre 2014. Un'altra uscita effettuata oggi da Arrigo e Pierlino ha dato i risultati di cui sotto
15 novembre 2014. Nella ricerca di oggi sono stati rinvenuti anche resti di proietti di mortaio. Dai dati di marchio riportati sui reperti si evince che erano proietti fabbricati in Italia, pertanto si presume possono essere stati usati da truppe fasciste e/o tedesche contro formazioni partigiane della zona. Non è da escludere che questi colpi potessero avere come bersaglio la distruzione di quanto rimaneva di integro del'aereo dell'RSI precipitato, dato che l'area era sotto controllo dei ribelli e pertanto alquanto rischiosa frequentarla...
23 novembre 2014. Cristiano e Luca hanno perlustrato il luogo dell'incidente e trovato altri reperti interessanti...
Gli aeroporti di Bresso e Cascina Vaga
Come sopra accennato, i velivoli che si alzarono in volo per contrastare l'ondata di bombardieri americani sopra la Val Trebbia, provenivano dagli aeroporti di Cascina Vaga (Pavia) e Bresso (Milano). L'amico Angelo Gruppi di Portalbera, che si ringrazia, ha inviato alcune immagini relative a quel periodo e che riguardano i due aeroporti citati. Bresso ha iniziato la sua storia negli anni venti con una pista di volo per il collaudo dei velivoli costruiti dalla Breda; durante la 2^ Guerra Mondiale fu sede di un reparto della Regia Aeronautica con aerei bimotori e caccia. Dopo l'otto settembre venne costituito un reparto di volo dell'Aeronautica Repubblicana, il 2° Gruppo Caccia ANR, su tre squadriglie di Fiat G-55. Cascina Vaga era una pista di rischieramento d'emergenza e nel 1944, oltre ai reparti italiani furono presenti a Cascina Vaga anche dei reparti di volo tedeschi, e precisamente il Fliegerhorst Kommandatur e la 1^ Squadriglia caccia del 77° Gruppo I/JG77, su velivoli BF-109. Sotto le foto dell'archivio Angelo Gruppi.
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15 marzo 2019. Oggi Arrigo e Pierlino hanno effettuato un'altra uscita alla ricerca dei reperti del Centauro. Sono stati rinvenuti bossoli del cannoncino di bordo da 20 mm, una targhetta del costruttore, lamierini vari, pezzi di motore e colate.