Artigliere Guglielmo Croci
L'infinita guerra di un "ragazzo" del 1913
di Pierlino Bergonzi
L'infinita guerra di un "ragazzo" del 1913
di Pierlino Bergonzi
Foto sopra: Guglielmo Croci, nome di battaglia “Garibaldino”, ripreso a Groppovisdomo, sull’allora campo da calcio dell’oratorio, da Pierlino Bergonzi, durante una cerimonia ufficiale avvenuta negli anni settanta. Per l’occasione Garibaldino sfoggiava con fierezza le sue numerose medaglie guadagnate nel corso dei suoi lunghi anni di guerra.
Indice
Introduzione
Capitolo 1: Garibaldino
Capitolo 2: Al pusté ad Gropp
Capitolo 3: Alla conquista dell’Impero
Capitolo 4: 10 giugno 1940, la pugnalata vigliacca
Capitolo 5: Guerra in Montenegro
Capitolo 6: 8 settembre 1943, la scelta
Capitolo 7: Partigiano in Jugoslavia
Capitolo 8: Medaglie e riconoscimenti
Capitolo 9: Zaini in spalla
Capitolo 10: Nihil sub sole novi
Introduzione
Dopo mesi trascorsi immerso nella ricerca, e realizzato quanto arduo e impegnativo sia scrivere una pagina di storia, seppure circoscritta, e tutto sommato “semplice” come questa, ma soprattutto visto il tempo che ho impiegato a realizzare questi pochi capitoli, ho deciso di pubblicare la storia di Garibaldino a “puntate”, cominciando dalla guerra più corta: la guerra sulle Alpi Occidentali del giugno 1940. Le altre campagne belliche, quella in Africa Orientale e quella in Jugoslavia seguiranno; ma non saprei indicare una data, posso solo dire sinceramente che è mia intenzione concludere anche questi due capitoli, sempre che il mio Comandante non disponga di me per altri progetti.(1) Spero anche che nel frattempo possano giungere, dallo Stato Maggiore della Difesa, buone notizie sulle “Memorie Storiche” dei reparti militari dove ha prestato servizio Garibaldino.
Le “Memorie Storiche” sono di vitale importanza per la ricostruzione fedele degli avvenimenti di ogni singolo reparto militare. Peccato che per accedere all’archivio dello Stato Maggiore Esercito non sia facile. Nell’era del digitale l’archivio dell’Ufficio Storico di SME dovrebbe essere raggiungibile con un clic dal computer di casa. Ma così ancora non è. Bisogna inoltrare domanda e attendere l’autorizzazione alla consultazione dei documenti. Detta consultazione può avvenire solamente in loco. Il numero chiuso dei visitatori è un’ulteriore ostacolo per accedere a questi documenti. A mio parere è una procedura che già alla partenza demoralizza ed esclude molti potenziali fruitori: dalla complicazione per ottenere il permesso di consultazione alle spese di viaggio e soggiorno a Roma, che non tutti possono permettersi. Non ultimo il tempo libero per realizzare il viaggio e lo studio dei documenti nella capitale. Mi rendo conto che il materiale da gestire sia talmente tanto da intimorire anche il più “scafato” organizzatore, ma tutti gli sforzi non possono che essere indirizzati per semplificare l’accesso all’importante archivio, patrimonio comune di noi tutti. Avendo lavorato in divisa per quarant’anni posso testimoniare che ogni regolamento in atto nell’ambito dell’Esercito è motivato da intenzioni serie e oneste. Ciò detto però, non riesco a dar torto a chi sostiene che le attuali norme che regolano l’accesso all’archivio trasmettono l’impressione che siano studiate più per frenare la conoscenza storica piuttosto che promuoverla.
Si auspica, per il futuro, che la prassi venga snellita e che la storia dei nostri padri, lì custodita, la quale appartiene di diritto a tutti noi, sangue del loro sangue, sia facilmente accessibile dal computer di casa e gratuita. Sì, gratuita, tenuto conto del prezzo incommensurabile pagato in anticipo dai nostri vecchi... Ma, come tutti i processi di cambiamento importanti, anche questo prenderà vita quando i tempi saranno arrivati a maturazione, non un minuto prima.
(1) Gc 4,13-15
Le “Memorie Storiche” sono di vitale importanza per la ricostruzione fedele degli avvenimenti di ogni singolo reparto militare. Peccato che per accedere all’archivio dello Stato Maggiore Esercito non sia facile. Nell’era del digitale l’archivio dell’Ufficio Storico di SME dovrebbe essere raggiungibile con un clic dal computer di casa. Ma così ancora non è. Bisogna inoltrare domanda e attendere l’autorizzazione alla consultazione dei documenti. Detta consultazione può avvenire solamente in loco. Il numero chiuso dei visitatori è un’ulteriore ostacolo per accedere a questi documenti. A mio parere è una procedura che già alla partenza demoralizza ed esclude molti potenziali fruitori: dalla complicazione per ottenere il permesso di consultazione alle spese di viaggio e soggiorno a Roma, che non tutti possono permettersi. Non ultimo il tempo libero per realizzare il viaggio e lo studio dei documenti nella capitale. Mi rendo conto che il materiale da gestire sia talmente tanto da intimorire anche il più “scafato” organizzatore, ma tutti gli sforzi non possono che essere indirizzati per semplificare l’accesso all’importante archivio, patrimonio comune di noi tutti. Avendo lavorato in divisa per quarant’anni posso testimoniare che ogni regolamento in atto nell’ambito dell’Esercito è motivato da intenzioni serie e oneste. Ciò detto però, non riesco a dar torto a chi sostiene che le attuali norme che regolano l’accesso all’archivio trasmettono l’impressione che siano studiate più per frenare la conoscenza storica piuttosto che promuoverla.
Si auspica, per il futuro, che la prassi venga snellita e che la storia dei nostri padri, lì custodita, la quale appartiene di diritto a tutti noi, sangue del loro sangue, sia facilmente accessibile dal computer di casa e gratuita. Sì, gratuita, tenuto conto del prezzo incommensurabile pagato in anticipo dai nostri vecchi... Ma, come tutti i processi di cambiamento importanti, anche questo prenderà vita quando i tempi saranno arrivati a maturazione, non un minuto prima.
(1) Gc 4,13-15
Capitolo 1
Garibaldino
Guglielmo Croci (1913-2005), nome di battaglia “Garibaldino” (Archivio ANPI Piacenza)
Guglielmo Croci nasce a Groppovisdomo di Gropparello (PC) il 23 maggio 1913, da Luigi e Gnocchi Luigia. Frequenta le scuole elementari a Groppo, ma nel frattempo, come facevano tutti i ragazzi di quel periodo, aiuta nei lavori dei campi la sua famiglia. Finite le elementari, se non eri figlio di qualche notabile si entrava a pieno titolo nella categoria dei lavoratori, cioè a 11 o 12 anni, che per il 90 e passa per cento, in questi posti, negli anni venti, voleva dire lavorare la terra. E in questa posizione si proseguiva fino all’arrivo della cartolina precetto. Così è successo anche a Guglielmo, ma con una variante privilegiata: essendo figlio del postino, aveva diritto a occupare il posto del padre una volta che questi avesse lasciato il lavoro. Quando lo chiamano per la leva già svolge l’incarico di portalettere, inoltre è anche l’elemento primario che tira avanti la piccola azienda agricola di famiglia, la quale consiste in qualche vacca da latte, un paio di buoi e una manciata di pertiche di campi seminativi più qualche boschetto dove tagliare la legna per scaldarsi durante la stagione fredda.
A quel tempo ogni famiglia aveva, rispetto ai nuclei familiari della città, per non dire delle famiglie di oggi, una certa indipendenza di sopravvivenza: frutta, verdura, latte, pane, carne eccetera erano prodotti autonomamente. Come extra si acquistava giusto ciò che questa terra era incapace di dare: olio d’oliva, sale, zucchero, spezie per conservare i cibi eccetera.
Guglielmo nel giugno del 1933 viene convocato per la visita di leva al Distretto Militare di Piacenza. Lo dichiarano idoneo, ma nel contempo lo pongono in congedo per esuberanza di numeri.
Il 5 aprile del 1934 viene richiamato alle armi e assegnato al 1° Reggimento Artiglieria da Montagna con sede a Fossano (CN), nella caserma Perotti. Qui rimane oltre un anno per l’addestramento militare. Nell’estate del 1935 si imbarca a Livorno per Massaua, con il suo reparto: il 16° Reggimento Artiglieria Alpina inserito nella Divisione di Fanteria Sabauda. Il loro compito è conquistare un impero al sole: l’Etiopia! Nel dicembre del 1936 da Massaua, con la nave, ritorna in Patria e sbarca a Napoli. Nel gennaio del 1937 viene posto in congedo. Nell’ottobre del 1938 Guglielmo si sposa con Giovanna, ma la famigliola appena costituita verrà divisa neanche un anno dopo; infatti la Patria lo richiama nell’agosto del 1939 e lo assegna al 1° Reggimento Artiglieria Alpina. Gli concederanno una breve licenza quando nascerà Giovanni, il suo il primogenito. Nel marzo del 1940 viene di nuovo congedato.
Il 23 maggio 1940 lo richiamano un’altra volta sotto le armi e lo assegnano alla 50^ Batteria del Gruppo di Artiglieria Alpina “Val Chisone”. Dall’11 giugno al 25 giugno 1940 partecipa alla guerra contro la Francia sul Fronte Occidentale.
Nell’ ottobre del 1940 riviene posto in congedo. Ma il 26 dicembre 1940 viene richiamato per l’ennesima volta e assegnato al 1° Reggimento Artiglieria Alpina del Gruppo “Susa”, 40^ Batteria. Giusto il tempo di sbrigare gli atti burocratici e riassegnargli il corredo e il 14 gennaio 1942 salpa da Bari alla volta di Ragusa (Dubrovnik).
Il giorno della disfatta dell’Italia, l’8 settembre 1943, Guglielmo, abbandonato a se stesso in terra lontana da casa, come tutti i militari delle forze armate italiane, si trova a dover decidere con chi stare, da che parte schierarsi, contro chi combattere. Non si poteva scegliere “la non belligeranza”, era obbligatorio sparare contro una parte. Sceglierà, come la maggioranza dei suoi commilitoni alpini, comandanti compresi, di combattere contro i tedeschi e allearsi con i partigiani di Tito che fino al giorno prima erano i suoi nemici.
Ritornerà a casa nel 1945.
La figlia Luisa ricorda, attraverso i racconti tramandati in famiglia, che una ragazza del posto, mentre era al lavoro nei campi, vide suo papà arrivare a piedi dalla carrareccia proveniente da Pierfrancesco, ma lo prese per uno straniero per via della barba lunga che ricopriva il suo volto, e si girò dall’altra parte. Solo quando Guglielmo la chiamò per nome lo riconobbe e allora corse in paese a gridare : “Guglielmo è ritornato dalla guerra!”.
A quel tempo ogni famiglia aveva, rispetto ai nuclei familiari della città, per non dire delle famiglie di oggi, una certa indipendenza di sopravvivenza: frutta, verdura, latte, pane, carne eccetera erano prodotti autonomamente. Come extra si acquistava giusto ciò che questa terra era incapace di dare: olio d’oliva, sale, zucchero, spezie per conservare i cibi eccetera.
Guglielmo nel giugno del 1933 viene convocato per la visita di leva al Distretto Militare di Piacenza. Lo dichiarano idoneo, ma nel contempo lo pongono in congedo per esuberanza di numeri.
Il 5 aprile del 1934 viene richiamato alle armi e assegnato al 1° Reggimento Artiglieria da Montagna con sede a Fossano (CN), nella caserma Perotti. Qui rimane oltre un anno per l’addestramento militare. Nell’estate del 1935 si imbarca a Livorno per Massaua, con il suo reparto: il 16° Reggimento Artiglieria Alpina inserito nella Divisione di Fanteria Sabauda. Il loro compito è conquistare un impero al sole: l’Etiopia! Nel dicembre del 1936 da Massaua, con la nave, ritorna in Patria e sbarca a Napoli. Nel gennaio del 1937 viene posto in congedo. Nell’ottobre del 1938 Guglielmo si sposa con Giovanna, ma la famigliola appena costituita verrà divisa neanche un anno dopo; infatti la Patria lo richiama nell’agosto del 1939 e lo assegna al 1° Reggimento Artiglieria Alpina. Gli concederanno una breve licenza quando nascerà Giovanni, il suo il primogenito. Nel marzo del 1940 viene di nuovo congedato.
Il 23 maggio 1940 lo richiamano un’altra volta sotto le armi e lo assegnano alla 50^ Batteria del Gruppo di Artiglieria Alpina “Val Chisone”. Dall’11 giugno al 25 giugno 1940 partecipa alla guerra contro la Francia sul Fronte Occidentale.
Nell’ ottobre del 1940 riviene posto in congedo. Ma il 26 dicembre 1940 viene richiamato per l’ennesima volta e assegnato al 1° Reggimento Artiglieria Alpina del Gruppo “Susa”, 40^ Batteria. Giusto il tempo di sbrigare gli atti burocratici e riassegnargli il corredo e il 14 gennaio 1942 salpa da Bari alla volta di Ragusa (Dubrovnik).
Il giorno della disfatta dell’Italia, l’8 settembre 1943, Guglielmo, abbandonato a se stesso in terra lontana da casa, come tutti i militari delle forze armate italiane, si trova a dover decidere con chi stare, da che parte schierarsi, contro chi combattere. Non si poteva scegliere “la non belligeranza”, era obbligatorio sparare contro una parte. Sceglierà, come la maggioranza dei suoi commilitoni alpini, comandanti compresi, di combattere contro i tedeschi e allearsi con i partigiani di Tito che fino al giorno prima erano i suoi nemici.
Ritornerà a casa nel 1945.
La figlia Luisa ricorda, attraverso i racconti tramandati in famiglia, che una ragazza del posto, mentre era al lavoro nei campi, vide suo papà arrivare a piedi dalla carrareccia proveniente da Pierfrancesco, ma lo prese per uno straniero per via della barba lunga che ricopriva il suo volto, e si girò dall’altra parte. Solo quando Guglielmo la chiamò per nome lo riconobbe e allora corse in paese a gridare : “Guglielmo è ritornato dalla guerra!”.
Nota:
Tenuto conto della lunghezza dello scritto e le numerose citazioni in esso riportate, onde evitare errori della formattazione stabilita dall'autore, sempre in agguato quando si riporta uno scritto sul web, e che potrebbero ingenerare incomprensioni nella lettura, si è optato per pubblicare come pagina internet solo l'introduzione e il primo capitolo, giusto come scampolo dell'opera. Se poi il visitatore riterrà di proseguire la lettura non ha che da scaricare l'intero componimento in formato pdf (cliccando sul sottostante link), che certamente offre le migliori garanzie di stabilità.
Tenuto conto della lunghezza dello scritto e le numerose citazioni in esso riportate, onde evitare errori della formattazione stabilita dall'autore, sempre in agguato quando si riporta uno scritto sul web, e che potrebbero ingenerare incomprensioni nella lettura, si è optato per pubblicare come pagina internet solo l'introduzione e il primo capitolo, giusto come scampolo dell'opera. Se poi il visitatore riterrà di proseguire la lettura non ha che da scaricare l'intero componimento in formato pdf (cliccando sul sottostante link), che certamente offre le migliori garanzie di stabilità.
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Pagina pubblicata il giorno 8 gennaio 2023