I manifesti dei partigiani di Giuseppe Zurla
Questa serie di manifesti di proprietà dello storico e ricercatore Cristiano Maggi ci fanno entrare nel clima degli ultimi mesi di guerra nel periodo che va dal novembre 1944 alla Liberazione del 28 Aprile 1945. Appare subito evidente che i nazifascisti sembravano ignorare l’imminente fine e continuavano ad esortare i giovani italiani all’arruolamento nelle Repubblica di Salò, insistendo con la propaganda che esaltava l’amico tedesco e denigrava gli alleati. I partigiani del CLN al contrario sembravano dare ormai per scontata la fine delle ostilità arrivando a dare disposizioni di carattere generale per l’ordine pubblico, ammonendo alcuni partigiani al rispetto della popolazione civile e dei suoi beni. Ce n’è uno che recita “ogni requisizione deve essere autorizzata dal comando e non lasciata a facoltà dalle singole squadre”. Entrambi gli atteggiamenti erano il risultato di calcoli sbagliati. Quasi presagendo prossima la fine, la guerra incrudeliva sempre di più, si susseguivano gli eccidi sulla popolazione civile, l’ultimo inverno, particolarmente rigido e molto innevato, metteva a dura prova i combattenti già stremati da un anno di lotta. Il resto lo fece l’improvvido proclama di Alexander che, avvertiva tutti, partigiani e tedeschi che gli alleati avrebbero fermato il fronte nel periodo invernale. Ne approfittò immediatamente il comando tedesco che distolse truppe dalla prima linea e diede l’avvio al secondo terribile rastrellamento in cui divisioni ben armate e equipaggiate inseguirono su e giù per le nostre vallate gli sbandati e le formazioni partigiane che non si erano sciolte. Nonostante tutto questo dai manifesti apprendiamo che a Bettola si svolsero solenni onoranze funebri per il comandante Pietro Inzani (Aquila Nera) ucciso assieme a Gian Maria Molinari (capo di stato maggiore) e due combattenti, Giovanni Crotta e Pietro Rossi. Ma il clima di allora è ben reso da un volantino del comando tedesco che incentivava le delazioni offrendo fino a 10.000 lire e 10 kg. del preziosissimo sale a chi denunciava un partigiano permettendone la cattura. Certamente meno tragico ma ugualmente di particolare interesse un avviso emesso dalla prefettura di Parma dal titolo “blocco sulla stazione di Roma di tutti gli apparecchi radio” è datato 5 gennaio 1944 e dava tempo per adeguarvisi sino al 31 gennaio pena il sequestro dell'apparato e l'arresto del proprietario. Il popolo doveva avere solo le informazioni filtrate dal regime. Due sono gli avvisi bilingui: Uno, che in maniera del tutto arbitraria senza alcun rapporto economico fissava da 10 a 1 il cambio tra la Lira repubblicana e il Marco tedesco, l’altro avvertiva, a sentenza eseguita, che alcuni patrioti erano stati passati per le armi. Ve n’è anche uno di carattere smaccatamente propagandistico del Feldmaresciallo Kesselring comandante in capo dell’armata tedesca e alcuni del comando della 13° zona firmati da Ezio Franchi nome di battaglia del leggendario comandante della Resistenza piacentina Emilio Canzi e dal commissario politico Carlo Venturi (Remo Polizzi). Avvisi di entrambi gli schieramenti, anche da parte dei partigiani era in atto una guerra psicologica che si faceva coi comunicati, si veda il manifesto "Va fuori d'Italia, va fuori straniero". Queste paginette improvvisate spesso stampate da tipografie primitive o clandestine, senza alcuna revisione ortografica, a distanza di settant’anni lungi dal perdere importanza assumono la dignità di documenti da cui si può imparare meglio che da un’analisi storica spesso dispersiva. Sono istantanee di un momento così come appariva ai suoi protagonisti e possono fornire elementi di meditazione e apprendimento alle attuali e alle future generazioni. Ringraziamo Cristiano Maggi per la disponibilità e per il suo paziente e appassionato lavoro di ricerca.