Il castello Malaspina di Gambaro di Giuseppe Zurla
Due intraprendenti coniugi piacentini, Valentino e Clara Alberoni hanno portato a termine un’opera d’indubbia complessità come è stata quella di restaurare uno storico castello medievale. Sono imprese molto onerose di solito riservate allo Stato, Fondazioni o ad enti pubblici. Si tratta dello storico maniero dei Malaspina a Gambaro. Fu edificato nei primi anni del ‘500 su un territorio che apparteneva alla potente abbazia di San Colombano di Bobbio allora proprietaria di tanti terreni che si estendevano dalla Valtrebbia fino alla Lunigiana. La neo castellana, signora Clara, ci conduce nella visita guidata dandoci anche alcune nozioni circa le sue origini. Il castello sorse come presidio dell’Appennino piacentino e delle importanti vie commerciali, che lo percorrevano. Fu costruito da Ghisello Malaspina che, circondato da parenti infidi, venne poi assassinato da una congiura famigliare vanamente finalizzata a spogliarlo dei suoi averi.
Nella sua lunga storia non mancano cronache di battaglie e di assalti specie da parte dei genovesi che nel 1636 tentarono di allargare la loro influenza anche nel versante piacentino. I soldati venuti dal mare riuscirono a conquistarlo spingendosi poi oltre fino a Bettola. Ma Odoardo Farnese, figlio di Ranuccio e signore di Piacenza, organizzò una controffensiva e gli oppose un nutrito gruppo di armati comandati da Francesco Arcelli che riuscì a ricacciarli su per la valle fino a riprendere il controllo del castello dopo una cruenta battaglia che procurò molte vittime. Fece prigioniero il comandante dei genovesi, un certo Polidorone che, esibito come un trofeo di guerra, fu portato a Piacenza dove destarono scalpore la sua altezza e i suoi lunghi baffi. I Malaspina di Gambaro si estinsero nei primi anni del ‘600, castello e feudo passarono ai Farnese e poi ai Landi ed infine ai Bacigalupi, una famiglia genovese che lo tenne fino agli anni trenta del novecento. Fra gli stemmi nobiliari affrescati nella ex sala da pranzo ove ora troneggia un biliardo ci sono quelli dei Visconti e dei Nicelli che per secoli furono signorie molto importanti in tutta la Valnure.
Dopo i fasti dell’età feudale fu adibito a vari usi, da sede comunale a scuola, e infine ad azienda agricola. Con il passar del tempo e la conseguente perdita d’importanza del paese e della struttura il degrado prese il sopravvento fino al crollo delle due torri a monte e parte delle mura laterali. Il castello fu abbandonato e anche i primi timidi tentativi di restauro, nella seconda metà dello scorso secolo non approdarono a risultati concreti. Per riuscirci ci volevano, oltre ai mezzi, molta determinazione passione e cultura, doti che non mancavano ai signori Alberoni che nell’ultimo decennio sono riusciti a completare un restauro conservativo molto accurato ricavando, nella parte superiore 5 ampie camere che è possibile affittare con la formula R&B (room and breakfast). Ovunque si posi lo sguardo si vedono pietre e legno che sono gli unici materiali che furono usati per la sua primaria edificazione. L’arredamento con mobilia del secolo scorso, la cura e il gusto dei particolari completano il tutto e contribuiscono a riportaci in un’atmosfera di tempi passati. Visitarlo o soggiornarvi equivale a un tuffo nel medioevo, un’emozione che noi, cittadini del terzo millennio ora ci possiamo permettere. Così grazie all’impegno di due piacentini, che ora lo abitano stabilmente, la storia ha un lieto fine. Un bene culturale che stavamo perdendo è stato salvato e messo a disposizione delle attuali e delle future generazioni.