Veggiola di Ponte dell'Olio, Piacenza. Junkers Ju88
Lo Junker JU-88, nell'immagine sotto, è stato uno dei cavalli da battaglia della Luftwaffe. Svolgeva vari compiti nel campo bellico: da bombardiere a caccia notturno, ricognitore, bombardiere in picchiata ed anche per attacchi al suolo e attacco alle navi come aerosilurante. Poteva volare fino a oltre 400 km/ora per 2000 km. Era lungo circa 15 metri, largo 20 ed alto 5; a vuoto pesava circa 100 quintali ed a pieno carico massimo al decollo il peso poteva arrivare a 140 quintali. Era armato con una mitraglia MG-131 da 13 mm posta nella parte superiore della fusoliera e due MG-81 da 7,92 mm in posizione ventrale, nella stiva ci stavano una decina di bombe negli appositi vani ed altre 8 erano agganciate esternamente.
08 ottobre 2016. Oggi Arrigo e Pierlino hanno effettuato le ricerche sul campo per ritrovare i resti di un aereo caduto nel territorio di Veggiola (frazione di Ponte dell'Olio) durante l'ultima guerra. L'iniziativa di questa uscita la si deve ad Arrigo che tempo fa, parlando con un vecchio partigiano, venne a sapere di un velivolo precipitato in Val Riglio e del quale il Grac non aveva conoscenza. L'anziano ribelle che dette la dritta ad Arrigo fu ricontattato e il Grac programmò un'uscita sul posto proprio con lui, che fu testimone diretto dell'incidente in quanto accadde a qualche decina di metri dalla sua abitazione d'allora: Cà Lauro di Veggiola. Sante Bocciarelli, che di anni ne conta più di novanta, una volta arrivato sul luogo dove accadde il fatto si è messo a raccontare l'evento con una lucidità e freschezza che sembrava un episodio successo qualche giorno prima. Sante era a fare la legna nel bosco poco distante da casa sua, la stagione era invernale, il tempo nebbioso, non si vedeva la sponda est del Riglio, pur essendo in linea d'aria distante solo qualche chilometro, quando udì un rumore lontano di un aereo in cielo. Pose molta attenzione a questo frastuono proveniente dalle nuvole dalla direzione di Gusano in quanto gli sembrava che aumentasse di attimo in attimo. Qualche secondo dopo udì un boato vicinissimo e nel medesimo istante un bagliore accecante e poi fuoco, tanto fuoco in direzione dell'abitato. Col cuore in gola Sante corse giù per le rive in direzione di casa convinto che non avrebbe potuto sopportare quello che gli si sarebbe parato davanti agli occhi da li a poco. Arrivò trafelato in vicinanza di casa e, stilizzate nella nebbia, vide le solite forme famigliari dei muri e dei tetti: grazie a Dio non era successo niente ai suoi. Notò subito che il velivolo aveva rasato la cima del filare dei gelsi posti sul vialetto che portava al cortile davanti a casa, per poi schiantarsi sull'argine della stradina a poche decine di metri dalla sua abitazione. A questo punto, dopo essersi assicurato dell'incolumità dei suoi famigliari, corre verso il relitto, aggira le fiamme a distanza e nota due corpi "long mes metar" e poi ancora altri due, appena più lontano, apparentemente interi ma anch'essi inanimati. Uno spettacolo orrendo che non dimenticherà più. Sante dice che il giorno successivo arrivarono dal campo d'aviazione di San Damiano alcuni camion carichi di tedeschi e portarono via i corpi ed alcune parti del velivolo. Li aiutò anche lui, trascinando con i buoi i due motori fino sulla stradina, dove poi furono caricati su altri camion nel frattempo sopraggiunti. Smontarono anche le armi di bordo ancora funzionanti. Delle salme degli sfortunati aviatori non si seppe più nulla. Mentre sulle cause della sciagura girava voce che si trattava di un velivolo italiano bimotore, con equipaggio formato da quattro aviatori tedeschi, proveniente dalla Sicilia e diretto a Piacenza. Dal campo di San Damiano, ricorda Sante, lanciavano bengala per aiutare gli aerei ad un rientro sicuro date le condizioni meteo pessime per il volo. Ma i piloti di questo aereo, data la visibilità ridottissima causa nebbia, probabilmente si son confusi e, credendo di essere in finale sulla pista di San Damiano si abbassarono per l'atterraggio non realizzando che la loro posizione reale era più a sud di qualche chilometro. La versione appare verosimile in quanto la direzione dell'impatto coincide esattamente con la direzione della pista, in sostanza il velivolo era si nella direzione giusta di atterraggio ma disassato di qualche chilometro.
Sotto le immagini della ricerca odierna e l'intervista a Sante effettuata proprio sul luogo dove capitò il disastro aereo, davanti alla casa dove egli risiedeva da ragazzo.
Sotto le immagini della ricerca odierna e l'intervista a Sante effettuata proprio sul luogo dove capitò il disastro aereo, davanti alla casa dove egli risiedeva da ragazzo.
Qui di seguito le foto dei reperti rinvenuti nella ricerca effettuata l'otto ottobre 2016. Dall'esame dei pezzi si può sostenere con buona probabilità che non si trattava di un velivolo italiano ma tedesco. Sante nel suo lucido racconto dà come periodo "verso la fine del 1942" e riporta che "provenivano dalla Sicilia". Dai libri "studiati"* per redigere questo "rapporto" il Grac è venuto a conoscenza che proprio sul finire del 1942 due Gruppi di Junkers JU-88 della Luftwaffe di stanza in Sicilia, dove avevano subito durissime prove in combattimento, furono trasferiti per un periodo di riposo e ripristino della capacità operativa degli equipaggi e dei mezzi sull'aeroporto di San Damiano (a San Damiano oltre che la scuola di volo vi era anche un grande ed efficiente centro di manutenzione velivoli). Appare quindi verosimile che l'aereo in questione possa essere uno dei tanti Junkers JU-88 provenienti dalla Sicilia e diretti a San Damiano sopra citati, il periodo coincide ed anche la provenienza/destinazione. Tra i reperti rinvenuti vi sono diverse colate di metallo, segno di un violento incendio a seguito dell'impatto, evento riportato dal testimone. I bossoli ritrovati appartengono ad un'arma tedesca, sono infatti del calibro 7,92 mm, impiegati sulle MG-81 installate a bordo degli Junkers e non sulle armi in dotazione ai bimotori italiani.
*Cfr.: "Piacenza una città nel tempo", di Roberto Mori e Lucia Galeazzi, Edizioni Tipleco, Piacenza 1998; "Il 13° Stormo Bombardamento Terrestre. Uno Stormo piacentino", di Carlo Lucchini, Editore I.T.C., Udine, 2002; "Nei cieli piacentini, piacentini nei cieli" di Luigi Buratti.
*Cfr.: "Piacenza una città nel tempo", di Roberto Mori e Lucia Galeazzi, Edizioni Tipleco, Piacenza 1998; "Il 13° Stormo Bombardamento Terrestre. Uno Stormo piacentino", di Carlo Lucchini, Editore I.T.C., Udine, 2002; "Nei cieli piacentini, piacentini nei cieli" di Luigi Buratti.