Monticelli d'Ongina, Piacenza. Martin B26-C Marauder
Il Martin B-26 Marauder era soprannominato "La fabbrica delle vedove" per l'alto numero di equipaggi che aveva portato all'altro mondo in numerosi incidenti, dovuti per lo più ad una facilità estrema di stallare ed avvitarsi se il pilota non avesse compiuto ogni manovra rigorosamente alla velocità prescritta. Non erano ammessi errori, neanche lievi. Per stare in sicurezza durante l'atterraggio la velocità non poteva scendere sotto i 240 km/ora... una velocità pericolosissima vicino al suolo, specie su piste semipreparate e non eccessivamente lunghe come allora. E' stato uno dei primi bombardieri medi impiegato durante la guerra dagli USA. Lungo circa 18 metri, largo 20 ed alto 6, aveva un peso a vuoto di circa 100 quintali ed a pieno carico poteva arrivare a quasi 170 quintali. La velocità massima era di 500 km/h e l'autonomia di quasi 2000 km. Era armato con 6 mitragliatrici cal. 12,7 mm più le bombe nella stiva. L'equipaggio a bordo poteva variare, a secondo del tipo di missione da svolgere, da un minimo di quattro ad un massimo di sette elementi.
Le prime notizie riguardo questo aereo provengono dal fornitissimo archivio di Luigi Buratti. Si tratta di un velivolo americano pilotato però da aviatori francesi. Dallo schedario di Buratti: "La mattina dell'11 luglio 1944, 18 bombardieri Martin B26-C Marauder, appartenenti alla 31^ Escadre Francese decollano dalla base aerea di Villacidro (Sardegna) col compito di bombardare un deposito munizioni a Piacenza. Lo stormo di bombardieri è scortato da una dozzina di Spitfire del 238° Squadron della RAF. Per contrastare la formazione nemica partono su allarme, dall'aeroporto di Villafranca (Verona), nove Messerschmitt del 2° Gruppo Caccia dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, mentre altri sei Messerschmitt della Luftwaffe decollano da Ghedi (Brescia). Verso mezzogiorno i Messerschmitt intercettano la formazione nemica e l'attaccano... Il maggiore Bellagambi ed il sergente Tallin riescono a colpire due bombardieri nemici contrassegnati dai numeri 34 e 37. Il Marauder nr 34, pilotato dal colonnello Hentgen riesce a rientrare alla base seppur danneggiato, mentre il nr 37, centrato nel motore sinistro, non è più in grado di sostenersi e precipita in località Case Nuove nel comune di Monticelli d'Ongina. Il comandante di bordo, Lt Cornet, resosi conto dello stato del suo aereo ordina l'evaquazione dell'equipaggio e poi si butta anch'egli nel vuoto col paracadute. Ma nella concitazione del momento qualcosa va storto e, purtroppo, il copilota Adjutant Despinoy ed il puntatore sergent Atger non riescono ad abbandonare il velivolo prima dello schianto. Si racconta che furono visti quattro paracadute scendere, ma uno era aperto parzialmente e scendeva ad una velocità da non lasciar scampo all'aviatore. I tre superstiti furono immediatamente presi in custodia dai partigiani del loco, giusto qualche attimo prima dell'arrivo delle truppe tedesche prontamente accorse sul posto."
Relazione della Prefettura di Piacenza
Il C.P.P.A.A. (Comitato Provinciale Protezione Antiaerea) della Prefettura di Piacenza, con lettera prot. 1369/45 datata 21 luglio 1944 invia al Comando Germanico di Piacenza la prescritta relazione sulle attività del nemico avvenute nel territorio della provincia.* Sotto uno stralcio della relazione dell'incidente.
* Originale custodito presso l'ISREC di Piacenza
* Originale custodito presso l'ISREC di Piacenza
20 febbraio 2016. Oggi Arrigo, Luigi e Pierlino hanno incontrato Mario Rossi, un testimone oculare dell'incidente aeronautico in questione. Mario Rossi, classe 1932, al tempo abitava a Monticelli e vide in diretta il Marauder sorvolare Via Garibaldi a bassissima quota... non molto tempo dopo vide una colonna di fumo salire al cielo in direzione di Borgonovo. Dopo la registrazione dell'intervista, il gruppo si inoltra sulle stradine di campagna in direzione di Borgonovo-Polignano. Cercano e cercano ma non riescono ad identificare il luogo dove cadde l'aereo: le persone incontrate sul percorso e quelle che abitano nei paraggi non conoscono il fatto.
Sotto l'intervista a Mario Rossi, effettuata dal Grac il 20 febbraio 2016 in Via Garibaldi a Monticelli d'Ongina, proprio sul posto dove il testimone si trovava quel giorno del luglio 1944.
Sotto l'intervista a Mario Rossi, effettuata dal Grac il 20 febbraio 2016 in Via Garibaldi a Monticelli d'Ongina, proprio sul posto dove il testimone si trovava quel giorno del luglio 1944.
Dopo il "fallimento" dell'uscita di febbraio il Grac ha chiesto aiuto all'amico Mario Miti di Monticelli. Mario ha svolto un lavoro egregio ed ha trovato dei testimoni che gli hanno indicato il punto esatto dello schianto. Uno di questi ha anche riportato alcuni particolari interessanti essendo stato testimone oculare dell'accaduto. Mario ha poi programmato un incontro tra il Grac ed il proprietario del fondo dove cadde il velivolo. Così il 16 ottobre 2016 Arrigo e Pierlino si trovano con Mario e Giovanni Zangrandi, padrone dei campi. Il signor Giovanni ha gentilmente concesso al Grac l'ingresso nella sua proprietà e la possibilità di "spazzolare" con gli strumenti per la ricerca di eventuali parti dell'aereo. Il Signor Giovanni ha anche raccontato che fino agli anni ottanta si notavano due modesti avvallamenti che segnalavano proprio i punti dove il bombardiere aveva sbattuto causando due enormi crateri. Ovviamente le buche furono riempite appena possibile dopo il fatto per poter lavorare il campo, ma col tempo il terreno aveva prodotto un "calo" tanto da rendere visibili i punti, leggermente più bassi del circostante terreno. Dopo quasi un'ora di ricerca con i metaldetectors i due ricercatori gettano la spugna: nessun metallo che possa riferirsi a mezzi aeronautici è stato trovato. Il punto dell'impatto non v'è dubbio è preciso, se non si trovano reperti le cause sono probabilmente due: la lavorazione intensa del campo per oltre settant'anni e più ancora il riporto di terreno per livellare il fondo avvenuto negli anni ottanta come raccontato dal signor Giovanni. Sotto, i luoghi di ricerca.
Un altro testimone (intervista di Mario Miti)
Paolo Benedusi di Monticelli, classe 1936, quel lontano 11 luglio si trovava alla Società Canottieri di Monticelli con altri suoi coetanei. Paolo racconta: "Verso mezzogiorno vedemmo una moltitudine di aerei solcare il cielo sopra di noi, un frastuono indescrivibile, uno spettacolo che per noi ragazzi era imperdibile e infatti nessuno guardava altrove ma tutti col naso in aria. Ad un certo punto notammo che uno degli aerei grossi* si abbassava sempre di più, fino a scomparire dalla nostra vista; e quasi nello stesso istante udimmo un botto tremendo e poi una colonna di fumo che saliva alta. Inforcammo le bici e ci dirigemmo a tutta birra in direzione del fumo. Arrivati sul posto vedemmo un uomo morto perché il suo paracadute non si era aperto. Udimmo dai presenti che un altro aviatore più fortunato era riuscito a scendere bene ed anche a scappare dai tedeschi e fascisti arrivati sul posto quasi subito. Squadre di tedeschi e fascisti correvano qui e là per arrestare l'aviatore nemico, ma da quel che so non riuscirono a prenderlo. Anche in seguito non si seppe mai del suo ritrovamento."
* (lo stormo era costituito da bombardieri Marauder, "grossi" e da Spitfire di protezione, "piccoli" ndr)
* (lo stormo era costituito da bombardieri Marauder, "grossi" e da Spitfire di protezione, "piccoli" ndr)
Gli autori dell'abbattimento
11 luglio 1944, nove Me 109 del 2° Gruppo Caccia dell'Aviazione Nazionale Repubblicana decollarono alle 09:30 su allarme da Villafranca, guidati dal maggiore Carlo Miani, con una sezione comandata dal capitano Mario Bellagambi. Insieme a sei Bf 109 tedeschi del II/JG 77 decollati da Ghedi. I caccia italiani intercettarono alle 11:05 una formazione anglo-francese impegnata a bombardare un deposito di carburante a Piacenza. Si trattava di 16 bombardieri Marauder B-26 della 31e Escadre de Bombardement (sei del GB I/19 "Gascogne" e 10 del GB II/20 "Bretagne", scortati da 12 Spitfire del 238 Sqn. I due Me 109G del capitano Bellagambi e del suo gregario sergente Leo Talin, sgusciarono attraverso gli Spitfire di scorta ed attaccarono l'ultima squadriglia di sinistra del Groupe de Bombadement "Bretagne". I due cacciatori italiani presero accuratamente di mira i Marauder 37 e 34. I proiettili di Bellagambi ebbero un effetto devastante, colpendo il motore destro del B-26 nr 37 ed uccidendo il secondo pilota, Adjudant Despinoy, il cui corpo ostrì il passaggio alla sezione anteriore del Marauder. Il puntatore, Sous-Lt Atger, si ritrovò perciò intrappolato nel compartimento di prua del B-26, mentre il pilota, Lt Cornet, potè solo mantenere in volo il più possibile il bimotore condannato. Cornet ordinò al resto dell'equipaggio di lanciarsi, ma solo quattro uomini riuscirono a paracadutarsi dal B-26 in fiamme."
(Tratto dal libro "I falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore, Roma 2011)
(Tratto dal libro "I falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore, Roma 2011)
Gli stemmi dei reparti di appartenenza dei Marauder
Chi la dura la vince, ritrovati i resti...
22 gennaio 2017. Non è possibile che dove è caduto un bombardiere non vi sia rimasto neanche un piccolo reperto. Se le indicazioni del luogo sono corrette, qualcosa deve saltar fuori. "Ma hanno lavorato questi campi per più di settant'anni, hanno fatto riporti con terra che proveniva da altri luoghi, non troverete nulla di nulla"... Non importa, qualcosa deve essere rimasto, va solo scoperto. E' con questo spirito che Arrigo, Graziano e Pierlino sono ritornati oggi sul campo ed hanno trovato alcuni resti del velivolo precipitato nel 1944. Sono tutti reperti piccoli, in maggior parte si tratta di colate metalliche (che certificano il furioso incendio raccontato dai testimoni), qualche pezzetto di lamiera aeronautica, due frammenti di tubi d'alluminio e poco altro; ma quello che importa è che l'aereo è caduto proprio su quest'area, ora è certificato! Sotto le immagini della giornata e quello che è stato rinvenuto.
20 agosto 2017. Arrigo ha ispezionato nuovamente l'area ed ha trovato nuovi reperti...
Pagina pubblicata il 27 gennaio 2017