Péntema di Torriglia, Genova. Messerschmitt Bf 109
Il Messerschmitt Bf 109
Il Messerschmitt Bf 109 aveva un'apertura alare di 9,90 metri, un peso massimo al decollo di 3200 kg, un'autonomia di 500 chilometri (900 con i serbatoi supplementari), una tangenza di 12.000 metri. Velocià max 650 k/h. Era armato con 2 MG da 13 mm e un cannone da 20 mm. Il Messerschmitt era un velivolo molto aprezzato anche dai piloti italiani per la sua potenza e manovrabilità. L'ANR aveva alcuni reparti dotati di Me-109, fra questi la squadriglia "Diavoli Rossi", dove prestava servizio il maresciallo Desideri.
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L'origine della notizia
"Il 30 luglio 1944 partenza su allarme per 19 Me 109 del 2° Gruppo che alle 10:30 intercettarono 17 B-26 del 17th BG scortati da 12 Spitfires del 232 Sqd RAF tra Piacenza e La Spezia. I Marauder del 17th BG erano decollati da Villacidro (Sardegna) alle 08:10 e avevano sganciato il loro carico di bombe sul ponte ferroviario di Ronco Scrivia. Alle 10:30, la formazione anglo-americana era stata intercettata presso l'obiettivo da almeno due Bf 109 che attaccarono con aggressività gli aerei di coda. Con un solo passaggio dall'alto e da dietro, i due Messerschmitt colpirono il B-26C-45 B/N 04 "Anna" del 34th BS, ferendo il mitragliere nella torretta di coda. Il malridotto Marauder fece rotta per la corsica, dove si distrusse nel corso dell'atterraggio. I mitraglieri dei B-26 riventicarono un Bf 109 abbattuto. Gli italiani non rivendicarono alcun abbattimento, ma persero due Me 109: il maresciallo Giuseppe Desideri rimase ucciso nello schianto del suo caccia presso Torriglia (Genova). Il sergente Sergio Mazzi riuscì a lanciarsi dal suo Bf 109 precipitato presso Bobbio (Piacenza), ma venne catturato dai partigiani che controllavano la zona."
(Tratto da "I falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore)
(Tratto da "I falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore)
Il maresciallo pilota Giuseppe Desideri
Desideri Giuseppe è nato a Pontebuccianese (Pistoia) il 31 agosto del 1912. Negli anni trenta frequenta le scuole di volo della Regia Aeronautica e si forma come pilota da caccia. Nel 1937 parte volontario per la guerra di Spagna con la Regia Aeronautica. Nel 1940-41 combatte sul fronte Greco-Albanese e in Africa settentrionale. In Grecia è con il 160° Gruppo, equipaggiato con i Fiat CR-42. Il 16 marzo del 1941, durante una missione notturna di pattugliamento, intercetta aerei inglesi che avevano appena attaccato l'eroporto di Tirana. Desideri li affronta e riesce ad abbattere un Weelington, R 1387 del 37 Squadron.
Successivamente alla campagna di Grecia, Desideri viene trasferito in Africa con la 375^ Squadriglia, equipaggiata con i Fiat G-50. Il 5 novembre 1941, a sud-est di El Abiar-Regina abbatte due Blenheim; nello stesso giorno abbatte il terzo Blenheim a est di Antelat.
Dopo l'8 settembre aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e viene assegnato come pilota al 2° Gruppo Caccia "Diavoli Rossi" dell'Aviazione Nazionale Repubblicana. Qui dà ancora prova del suo valore abbattendo un P-47 alleato, il 12 luglio 1944. Desideri si trova a bordo di un Bf 109G della 3^ Squadriglia. E' la sua ultima vittoria. Il 30 luglio 1944 decolla su allarme da Villafranca (Verona) col suo Messerschmitt per raggiungere e contrastare il nemico. Sono pochi contro tanti, un confronto impari. Hanno solo valore e coraggio, ma non bastano contro la supremazia di fuoco che può scatenare il nemico. Si scontrano in una breve ma violentissima battaglia aerea con gli anglo-americani sopra le montagne dell'entroterra genovese. Desideri e il suo Messerschmitt vengono colpiti a morte e cadono insieme sul greto del torrente Riola, nel comune di Torriglia (Genova). Giuseppe è sposato con due figli, uno di quattro anni e uno di cinque.
Successivamente alla campagna di Grecia, Desideri viene trasferito in Africa con la 375^ Squadriglia, equipaggiata con i Fiat G-50. Il 5 novembre 1941, a sud-est di El Abiar-Regina abbatte due Blenheim; nello stesso giorno abbatte il terzo Blenheim a est di Antelat.
Dopo l'8 settembre aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e viene assegnato come pilota al 2° Gruppo Caccia "Diavoli Rossi" dell'Aviazione Nazionale Repubblicana. Qui dà ancora prova del suo valore abbattendo un P-47 alleato, il 12 luglio 1944. Desideri si trova a bordo di un Bf 109G della 3^ Squadriglia. E' la sua ultima vittoria. Il 30 luglio 1944 decolla su allarme da Villafranca (Verona) col suo Messerschmitt per raggiungere e contrastare il nemico. Sono pochi contro tanti, un confronto impari. Hanno solo valore e coraggio, ma non bastano contro la supremazia di fuoco che può scatenare il nemico. Si scontrano in una breve ma violentissima battaglia aerea con gli anglo-americani sopra le montagne dell'entroterra genovese. Desideri e il suo Messerschmitt vengono colpiti a morte e cadono insieme sul greto del torrente Riola, nel comune di Torriglia (Genova). Giuseppe è sposato con due figli, uno di quattro anni e uno di cinque.
Sopra: a sinistra il maresciallo pilota Giuseppe Desideri; a destra il "monumento" che ricorda il suo sacrificio, collocato sulla riva sinistra del torrente Riola, che scorre in un luogo incantato e selvaggio nelle montagne a nord di Genova. La croce, posta dai famigliari nel dopoguerra, è posizionata nel punto esatto dove è caduto l'aero con a bordo Desideri.
"Gheregheghez! Ghez! Ghez! Ghez!", l'urlo di battaglia dei Diavoli Rossi
La squadriglia dei "Diavoli Rossi" faceva parte del 2° Gruppo Caccia dell'Aviazione Nazionale Repubblicana, insieme ad altre due squadriglie: "Gigi Tre Osei" e "Gamba di Ferro". Il comandante dei Diavoli Rossi era l'asso Mario Bellagambi. Il motto del 2° Gruppo era: "Gheregheghez! Ghez! Ghez! Ghez!". Il significato ha diverse origini: chi dice che sia il suono onomatopeico del grido dell'aquila quando assale, chi lo fa risalire al crepitio della mitraglia che sparando "attraverso" l'elica emetteva un suono particolare. I piloti dell'ANR lo usavano anche per manifestare l'euforia dopo una vittoria o per salutare un compagno caduto. Il comandante del 2° Gruppo era il maggiore Aldo Alessandrini. Il 2° Gruppo fu costituito verso la fine del 1943 e operò sugli aeroporti di Bresso, Cascina Vaga, Reggio Emilia, Villafranca, Valeggio sul Mincio, Aviano, Osoppo, Ghedi, Lonate Pozzuolo, Thiene e in ultimo Orio al Serio, dove avrà fine la sua storia. Era dotato di velivoli Fiat G-55 Centauro e Messerschmitt Bf 109 Gustav. Dalla loro costituzione alla fine della guerra, i cacciatori dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana con i suoi tre gruppi di volo "Asso di Bastoni", "Diavoli Rossi" e "Francesco Baracca" hanno abbattuto 239 aerei nemici e ne hanno danneggiati gravemente oltre un centinaio. Hanno sostenuto 97 combattimenti e perduto 98 piloti.
La ricerca e il ritrovamento
La ricerca del Messerschmitt caduto a Torriglia è stata facilitata da coloro che hanno posto la croce a ricordo della morte di Desideri. Successivamente un Gruppo Ricercatori di Genova era giunto sul posto nei primi anni 2000 e aveva pubblicato la notizia, tutt'ora visibile su un forum in internet. A parte ciò, il Grac ha voluto scrivere questa pagina per ricordare un valoroso pilota italiano e per aggiungere un piccolo tassello di storia.
Il giorno 23 maggio 2017, Cristiano e Pierlino arrivano a Torriglia e mettono in atto il loro sistema di ricerca collaudato. Iniziano a chiedere agli anziani incontrati in paese: molti ricordano il fatto, ma pochi sanno cosa sia realmente successo e dove il velivolo possa essere precipitato. Però qualcuno parla di Pentema... I due ricercatori arrivano in auto nel paesino in Val Pentemina e incontrano Stefano Fossa, classe 1965, e Renato Traverso, classe 1932. I due sono a conoscenza dell'evento storico, Renato c'è stato da bambino sul punto dello schianto. I due locali provano a indicare a parole la strada per raggiungere il relitto: "Dovete andare fino a Serre, prendere un sentiero che porta al vecchio mulino e proseguire lungo un canalone per tre forse quattro chilometri. Ma state attenti perchè il sentiero non è facile e se vi slogate una caviglia laggiù sono guai". Stefano aggiunge: "Oltre ai pericoli del camminare, sul percorso potreste incontrare vipere, cinghiali, tassi e lupi, per non parlare di zecche che quest'anno si trovano in numero straordinario...". I due ricercatori si guardano perplessi, poi decidono di tentare, non prima di aver raccomandato a Stefano di dare l'allerta se alle sette di sera non fossero ripassati da lui a salutarlo e ringraziarlo. I telefonini laggiù nel Pentemina non ricevono né trasmettono. Si parte. Cristiano e Pierlino arrivano, attraverso una stretta stradina bianca che corre lungo la dorsale, fino a Serre: un gruppetto di case che ricorda le favole d'infanzia. Il minuscolo villaggio sta "appiccicato" al versante della montagna, affacciato su altre montagne che si perdono all'orizzonte, separate da piccole valli. I tetti, uno vicino all'altro, sono coperti dalle marsigliesi e creano un contrasto efficace col verde smeraldo dei boschi di maggio. Tra le case non si arriva in auto, i viottoli che le separano sono stretti e a gradoni, percorribili solo a piedi. Qui incontrano Pierino Banchero, uno dei tre abitanti che ancora vivono in questa cartolina. Pierino è del 32' e ben ricorda il giorno della caduta dell'aereo. Ricorda con esattezza il posto e conferma le indicazioni che i ricercatori avevano ottenuto a Pentema. Adesso Cristiano e Pierlino si muovono sicuri giù per il ripido sentiero. Arrivano al vecchio mulino, dove un tempo si andava a far macinare un sacco di frumento portato a spalla e poi si rientrava con due sacchi più piccoli, uno di farina e uno di crusta da dare alle bestie. Poi proseguono nel letto del torrente Riolo in direzione della sorgente; dopo oltre un'ora ecco apparire la croce solitaria sulla sponda sinistra. I due accendono gli strumenti e subito è tutto un "bip bip". Ci sono reperti ovunque attorno alla croce. Alle cinque del pomeriggio i ricercatori hanno già trovato parecchi frammenti del Messerschmitt e vorrebbero volentieri continure il lavoro, ma decidono che è tempo di risalire per arrivare prima delle sette a Pentema e avvisare Stefano che la missione è andata bene...
Il giorno 23 maggio 2017, Cristiano e Pierlino arrivano a Torriglia e mettono in atto il loro sistema di ricerca collaudato. Iniziano a chiedere agli anziani incontrati in paese: molti ricordano il fatto, ma pochi sanno cosa sia realmente successo e dove il velivolo possa essere precipitato. Però qualcuno parla di Pentema... I due ricercatori arrivano in auto nel paesino in Val Pentemina e incontrano Stefano Fossa, classe 1965, e Renato Traverso, classe 1932. I due sono a conoscenza dell'evento storico, Renato c'è stato da bambino sul punto dello schianto. I due locali provano a indicare a parole la strada per raggiungere il relitto: "Dovete andare fino a Serre, prendere un sentiero che porta al vecchio mulino e proseguire lungo un canalone per tre forse quattro chilometri. Ma state attenti perchè il sentiero non è facile e se vi slogate una caviglia laggiù sono guai". Stefano aggiunge: "Oltre ai pericoli del camminare, sul percorso potreste incontrare vipere, cinghiali, tassi e lupi, per non parlare di zecche che quest'anno si trovano in numero straordinario...". I due ricercatori si guardano perplessi, poi decidono di tentare, non prima di aver raccomandato a Stefano di dare l'allerta se alle sette di sera non fossero ripassati da lui a salutarlo e ringraziarlo. I telefonini laggiù nel Pentemina non ricevono né trasmettono. Si parte. Cristiano e Pierlino arrivano, attraverso una stretta stradina bianca che corre lungo la dorsale, fino a Serre: un gruppetto di case che ricorda le favole d'infanzia. Il minuscolo villaggio sta "appiccicato" al versante della montagna, affacciato su altre montagne che si perdono all'orizzonte, separate da piccole valli. I tetti, uno vicino all'altro, sono coperti dalle marsigliesi e creano un contrasto efficace col verde smeraldo dei boschi di maggio. Tra le case non si arriva in auto, i viottoli che le separano sono stretti e a gradoni, percorribili solo a piedi. Qui incontrano Pierino Banchero, uno dei tre abitanti che ancora vivono in questa cartolina. Pierino è del 32' e ben ricorda il giorno della caduta dell'aereo. Ricorda con esattezza il posto e conferma le indicazioni che i ricercatori avevano ottenuto a Pentema. Adesso Cristiano e Pierlino si muovono sicuri giù per il ripido sentiero. Arrivano al vecchio mulino, dove un tempo si andava a far macinare un sacco di frumento portato a spalla e poi si rientrava con due sacchi più piccoli, uno di farina e uno di crusta da dare alle bestie. Poi proseguono nel letto del torrente Riolo in direzione della sorgente; dopo oltre un'ora ecco apparire la croce solitaria sulla sponda sinistra. I due accendono gli strumenti e subito è tutto un "bip bip". Ci sono reperti ovunque attorno alla croce. Alle cinque del pomeriggio i ricercatori hanno già trovato parecchi frammenti del Messerschmitt e vorrebbero volentieri continure il lavoro, ma decidono che è tempo di risalire per arrivare prima delle sette a Pentema e avvisare Stefano che la missione è andata bene...
Péntema
Serre, il vecchio mulino e il "sentiero della croce"
Il sentiero che conduce al vecchio Mulino di Fosso di Riola, diparte alla fine delle case di Serre; scende in diagonale, calcando la vecchia strada che portava al fiume, al tempo percorsa con le lese, slitte trainate da buoi. Il percorso è affascinante: alberi, canaloni, dirupi e, negli scorci, tra le fronde, ancora boschi in lontananza e valloni. Il silenzio è interrotto solo dal canto degli uccelli e dallo scorrere del Pentemina, che si fa sempre più forte man mano che si scende. Arrivati al torrente si trova il vecchio ponte di ferro e subito dopo il Mulino di Fosso di Riola. Il mulino è situato in posizione strategica, sull'incrocio dei due torrenti: il Pentemina e il Riola, così da poter usare l'acqua dell'uno e dell'altro. Da qui si percorre il torrente Riola in direzione della sorgente, camminando sulla sponda e a tratti nel greto. Il paesaggio è di una bellezza impareggiabile: le acque cristalline che scorrono su un letto formato da grosse rocce levigate dal tempo formano qui e là splendidi laghetti dove vivono moltitudini di insetti e i rospi neri. Le piante ad alto fusto chiudono le loro chiome sopra il torrente lasciando filtrare lame di luce intensa, che riflettendo sugli specchi d'acqua creano degli scenari fantastici. Si ha la sensazione di stare in una fiaba...
I racconti di Pierino
"Al tempo di guerra, racconta Pierino, Serre contava una decina di famiglie. Sotto le case, e giù fino al Pentemina, era tutto una coltivazione. Ogni famiglia aveva un piccolo pezzo di terra sui terrazzi, dove faceva crescere un poco di tutto. Si condivideva ogni cosa con gli altri, quel poco che c'era. Ora è una desolazione: i terreni, un tempo ben curati, sono oramai boschi affermati. Soppravvive ancora qualche coraggioso; ma i più sono emigrati a Genova o nelle città del nord, dove la vita è meno dura. Qui, quando ero giovane, c'era l'unica scuola dei dintorni; i bambini arrivavano in classe dopo ore di cammino sui sentieri che attraversavano la foresta. D'inverno con un metro di neve era una tragedia, la maestra stava presso una famiglia del luogo, ma i ragazzi che abitavano a Riolo dovevano perdere la scuola..."
"Il giorno che cadde l'aereo lo ricordo bene. E come posso dimenticare un'emozione così violenta? Io ero insieme ad altri bambini e stavamo giocando, era nel primo pomeriggio. Improvvisamente abbiamo sentito un frastuono familiare e abbiamo capito cosa stava succedendo: uno stormo di bombardieri arrivava da Genova e si dirigeva sulla Pianura Padana, uno spettacolo visto molte altre volte. Gli aerei erano tanti che oscuravano il cielo e il rumore che provocavano era tale che per parlarci dovevamo gridare. Quando furono proprio sopra di noi, scorgemmo tre velivoli che venivano nella direzione opposta: da nord verso sud. Capimmo che erano tedeschi o fascisti che volevano fermare i bombardieri. Ma erano solo tre contro decine e decine di aerei alleati. Quando i tre aerei tedeschi furono sotto lo stormo, dai bombardieri partirono migliaia di saette infuocate. Se non fosse stato tragico sarebbe stato uno spettacolo magnifico: un cielo fatto di fuoco. E questi tre poveretti dentro questo fuoco. Non potevano fare nulla, solo morire. Uno cadde vicino a noi in un canalone in mezzo alla boscaglia, in un posto chiamato Lago del Puntin. I poveri resti furono seppelliti sul posto quel giorno, poi portati al cimitero e dopo la guerra recuperati dai famigliari. Tempo dopo abbiamo sentito dire che un altro caccia italiano era caduto a Torriglia, alla fine del paese. Il terzo dicevano che era precipitato a Bobbio."
I reperti trovati
Questi sono i pezzi dell'aereo trovati il 23 maggio 2017 dal Grac. Ci sono lamiere di rivestimento (alcune ancora con il colore nonostante i settanta e più anni passati sottoterra), frammenti del motore, una striscia di gomma ecc. Vi sono anche due bossoli da 20mm sparati, il che significa che Desideri aveva azionato il cannone di prua prima di essere abbattuto.
La seconda ricerca
10 giugno 2017, oggi Andrew, Arrigo e Pierlino sono ritornati sul "sentiero della croce" alla ricerca di nuovi reperti del Messerschmitt di Desideri. La raccolta è stata fruttuosa: svariati pezzi di lamiera, meccanismi vari, frammenti di motore, bossoli del 20 mm e del 13 mm e un assieme "miscelatore ossigeno" (riconosciuto tramite confronto di foto dal bravo Luca Merli); in ultimo una parte di piastra d'acciaio dello spessore di 8/10 mm e larga 60/70 cm che fa pensare ad una lastra-antiproiettile posta in cabina a protezione del pilota. Dopo la pulitura della "corazza" sono comparse delle chiazze di colore blu scuro, visibili nelle foto sotto. Quest'ultima è stata ritrovata a valle del punto d'impatto di circa 300 metri sul greto del torrente. Troppo lontano per esserci finita il giorno del disastro, ma se si pensa che l'aereo s'è distrutto proprio a cavallo del rio, potrebbe essere stata trascinata dalla furia dell'acqua del Riola durante le numerose piene in settanta e più anni dall'evento. Inoltre, un lato di questa lastra d'acciao risulta "strappato", segno di un evento traumatico che si può immaginare solo con l'urto violento del velivolo (500/800 km/h) contro il fondo roccioso del luogo d'impatto. Sotto le istantanee della giornata e le foto dei reperti ritrovati, puliti come sempre in bagno ossalico.
Nota
Per la compilazione della presente pagina sono stati consultati i seguenti documenti:
Libri
"A difendere i cieli d'Italia, racconti e testimonianze dei piloti dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, 1943-1945", di Marco Petrelli, Edizioni Ciclostile, 2015
"Centauri su Torino (La Squadriglia Bonet del'A.N.R. 1944-45)", Giancarlo Garello G.A.Ed 1998
"L'aeronautica Nazionale Repubblicana", Nino Arena Ed.Albertelli
"Ali italiane 1939-45" Ed. Rizzoli
"I falchi di Mussolini" di Marco Mattioli, IBN Editore
"The Messerschmitt 109 in Italian Service 1943-45" Ferdinando D'Amico e Gabriele Valentini Ed Monogram Aviation PubL 1985
"Air War Italy 1944-45 (The Axis Air Force from the Liberation of Rome to the Surrender)", Nick Beale, Ferdinando D'Amico, Gabriele Valenti Ed Airlife 1990
Siti internet
www.italia-rsi.it;
www.surfcity.kund.dalnet.se/italy;
www.altavaltrebbia.net
www.vicosanlucifero.it/-
http://id34104.securedata.net/
italia-rsi/-it.
wikipedia.org
http://www.lastoriamilitare.com
digilander.libero.it
http://nikemissile.altervista.org/
http://www.bibliotecasalaborsa.it
surfcity.kund.dalnet.se/italy
https://forum.termometropolitico.it
http://aces.safarikovi.org