Monte Lama, Morfasso, Piacenza. Bombardamento a tappeto
"Il 4 giugno 1944 sette apparecchi da bombardamento e cinque cicogne si abbassano sull'alto pianoro del Monte Lama e si accaniscono per alcune ore a mitragliare la deserta boscaglia. Subito dopo circa 2000 nazifascisti investono il monte da quattro direttrici (Gropparello, Lugagnano, Bardi, Bettola), rastrellandolo metro per metro. L'operazione non sorprende il Comando della 38^ che ha già opportunamente previsto l'arretramento dei suoi reparti. Questi infatti, riescono a sottrarsi all'aggiramento..." (Tratto da "Guerra partigiana", operazioni nelle provincie di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, di Fernando Cipriani, STEP 1946, a cura dell'ANPI provinciale di Parma e del CRNE del C.V.L.)
"La notte tra il tre e quattro giugno 1944 mi trovavo a Teruzzi dove trovai riposo presso una famiglia di parenti. Stavo dormendo da due ore circa su di un vecchia panca di legno accanto al focolare, quando mi sento scuotere bruscamente, è l'anziana padrona, spaventatissima. Che sta succedendo? Non mi occorrono spiegazioni! Un fragore di rombi, di scoppi, di raffiche dilaniando l'aria limpida della vallata. Corsi fuori e vidi il Lama, il monte partigiano, che avvampava in un lacerante e rabbioso susseguirsi di deflagrazioni. Al di sopra di esso cinque cicogne dalle fusoliere d'argento, quasi impegnate in una gara mortale, si abbassavano in picchiata sul verde dorsale fino quasi a radere le cime dei faggi. Dal loro ventre scaricavano spezzoni e bombe, dalle loro mitragliere la scia dei proiettili traccianti sembrava incendiare gli alberi e frugare ovunque alla ricerca del nemico. Sgravatesi del loro carico di morte si stavano allontanando in direzione di nord est quando dalla parte opposta giungono sette bombardieri i quali iniziano a loro volta la danza infernale ed il lancio di bombe di media e grande potenza. Pensai subito al rastrellamento combinato tra forze aree e forze terrestri che radio Salò aveva ripetutamente annunciato e mi sentii soddisfatto al pensiero di aver allontanato per tempo gli uomini. Certamente, i nemici mentre gli aerei coventrizzavano il monte, suddivisi in colonne provenienti da posizioni diverse, convergevano verso il Lama per stringerlo in una morsa senza scampo e raccogliere sulla direttrice delle loro armi automatiche i ribelli scampati al bombardamento, si sarebbero infine riuniti sul monte a celebrare la vittoria in un accampamento di cadaveri... mentre mi avviavo quasi di corsa, tenendo il bosco per timore di incontrare sulla mulattiera qualche pattuglia nemica, sentii nuovamente sul mio capo il rombo sinistro degli aerei, erano ancora gli stessi: cinque cicogne davanti, sette bombardieri dietro, in lontananza che ritornavano all'attacco del Monte. Questa volta però scaricarono parte delle loro bombe sulla Morfassina: sapevano certamente che sul vicino Santa Franca si trovava all'accampamento del Pip. Erano stati a rifornirsi al campo di aviazione di San Damiano che dista pochi chilometri." (Tratto dal libro "Figli di nessuno" di Giuseppe Prati, TEP Piacenza 1980).
Nel giugno 2013 Arrigo e Pierlino si recano sulle pendici del Monte Lama e dopo alcune ore individuano il luogo bombardato, situato sulla dorsale del monte sul versante sud in un pianoro che guarda il Groppo di Gora. I reperti ritrovati indicano che le bombe impiegate erano di piccole dimensioni, incapaci di distruggere un manufatto di cemento, ma adattissime alla distruzione di un accampamento formato da tende e frasche ed ovviamente ad uccidere quanti si fossero trovati nelle vicinanze... Fra i reperti rinvenuti vi è anche un campanaccio per animali da pascolo con un foro impreciso che lo trapassa, dovuto probabilmente all'azione di una delle migliaia di micidiali schegge che saettavano in ogni direzione dopo la deflagrazione...
"La notte tra il tre e quattro giugno 1944 mi trovavo a Teruzzi dove trovai riposo presso una famiglia di parenti. Stavo dormendo da due ore circa su di un vecchia panca di legno accanto al focolare, quando mi sento scuotere bruscamente, è l'anziana padrona, spaventatissima. Che sta succedendo? Non mi occorrono spiegazioni! Un fragore di rombi, di scoppi, di raffiche dilaniando l'aria limpida della vallata. Corsi fuori e vidi il Lama, il monte partigiano, che avvampava in un lacerante e rabbioso susseguirsi di deflagrazioni. Al di sopra di esso cinque cicogne dalle fusoliere d'argento, quasi impegnate in una gara mortale, si abbassavano in picchiata sul verde dorsale fino quasi a radere le cime dei faggi. Dal loro ventre scaricavano spezzoni e bombe, dalle loro mitragliere la scia dei proiettili traccianti sembrava incendiare gli alberi e frugare ovunque alla ricerca del nemico. Sgravatesi del loro carico di morte si stavano allontanando in direzione di nord est quando dalla parte opposta giungono sette bombardieri i quali iniziano a loro volta la danza infernale ed il lancio di bombe di media e grande potenza. Pensai subito al rastrellamento combinato tra forze aree e forze terrestri che radio Salò aveva ripetutamente annunciato e mi sentii soddisfatto al pensiero di aver allontanato per tempo gli uomini. Certamente, i nemici mentre gli aerei coventrizzavano il monte, suddivisi in colonne provenienti da posizioni diverse, convergevano verso il Lama per stringerlo in una morsa senza scampo e raccogliere sulla direttrice delle loro armi automatiche i ribelli scampati al bombardamento, si sarebbero infine riuniti sul monte a celebrare la vittoria in un accampamento di cadaveri... mentre mi avviavo quasi di corsa, tenendo il bosco per timore di incontrare sulla mulattiera qualche pattuglia nemica, sentii nuovamente sul mio capo il rombo sinistro degli aerei, erano ancora gli stessi: cinque cicogne davanti, sette bombardieri dietro, in lontananza che ritornavano all'attacco del Monte. Questa volta però scaricarono parte delle loro bombe sulla Morfassina: sapevano certamente che sul vicino Santa Franca si trovava all'accampamento del Pip. Erano stati a rifornirsi al campo di aviazione di San Damiano che dista pochi chilometri." (Tratto dal libro "Figli di nessuno" di Giuseppe Prati, TEP Piacenza 1980).
Nel giugno 2013 Arrigo e Pierlino si recano sulle pendici del Monte Lama e dopo alcune ore individuano il luogo bombardato, situato sulla dorsale del monte sul versante sud in un pianoro che guarda il Groppo di Gora. I reperti ritrovati indicano che le bombe impiegate erano di piccole dimensioni, incapaci di distruggere un manufatto di cemento, ma adattissime alla distruzione di un accampamento formato da tende e frasche ed ovviamente ad uccidere quanti si fossero trovati nelle vicinanze... Fra i reperti rinvenuti vi è anche un campanaccio per animali da pascolo con un foro impreciso che lo trapassa, dovuto probabilmente all'azione di una delle migliaia di micidiali schegge che saettavano in ogni direzione dopo la deflagrazione...