Corbesassi, Brallo di Pregola (PV). Mosquito MKIX
Il Mosquito era un velivolo bimotore costruito dalla britannica "Havilland Aircraft Company" un decennio prima della seconda guerra mondiale. Fu impiegato largamente durante il conflitto dalla RAF (Royal Air Force, United Kingdom) e da altre forze aeree alleate. Operò in quasi tutti i teatri operativi. Era un aereo versatile: bombardiere, ricognitore strategico, trasporto, caccia notturno ecc. Dagli equipaggi veniva chiamato "Mossie" (passerotto) ed anche "The wooden wonder" (la meraviglia di legno), "The timber terror" (il terrore di legno), "The termite's dream" (il sogno delle termiti). Questi soprannomi in quanto la struttura era per gran parte costruita in legno. La fusoliera era unita in due gusci con strutture portanti in travetti di legno rivestiti di compensato. Le ali erano costruite con sistema bi-longherone con correntini in abete rosso. Le uniche parti in metallo e lamiera erano le superfici di comando aerodinamico (flaps, alettoni), ed ovviamente la struttura motore e le gondole di rivestimento. La versione "PR", Photo Reconnaissance, non era armata, in questo modo sfruttava lo spazio e la disponibilità di trasporto di una maggior quantità di carburante, permettendo un'autonomia di molto superiore. In caso di incontri coi nemici si contava su una velocità superiore per allontanarsi... era, infatti, un aereo agile e veloce, 32 chilometri più veloce dello Spitfire. Il peso massimo al decollo superava i cento quintali, l'apertura alare era di 16,51 m, la lunghezza di 12,47 m, l'altezza di 4,65 m. Montava due motori Rolls Royce Merlin. Era capace di una tangenza di 10060 metri e volava alla velocità di 583 km. L'autonomia variava secondo il carico bellico. La produzione del Mosquito è continuata fino alla fine degli anni quaranta e ne furono costruiti circa 8000 esemplari in diverse versioni. L'equipaggio era costituito generalmente da due aviatori.
22 novembre 2014. La ricerca di questo aereo è iniziata grazie alla segnalazione che il signor Giulio Meazza ha inviato al Grac qualche mese fa. Il signor Giulio aveva dato indicazioni sul motivo della caduta (combattimento aereo) ed anche dei luoghi vicini all'area dell'incidente , permettendo così al Grac di iniziare autonomamente le indagini. Prima di intraprendere le ricerche vere e proprie, il Grac ha ipotizzato anche di quale aereo poteva trattarsi, giungendo, senza troppa convinzione, a pensare al P-51 Mustang.
Il giorno 22 novembre 2014, Arrigo e Pierlino si recano in zona ed iniziano a fare domande agli avventori più anziani incontrati al bar di Brallo di Pregola. Qui conoscono il signor Tordi Ciriaco (Ciro) che dice loro di essere a conoscenza del fatto accaduto durante la guerra, ma di non ricordarne i particolari; indica però un nome ed un luogo assicurando i due ricercatori che non rimarranno delusi. E così i due arrivano alla frazione di Corbesassi, dove incontrano il signor Arturo Buscone a casa sua. Il signor Arturo racconta l'avvenimento con entusiasmo e si dice disponibile ad accompagnare i ricercatori sul luogo della caduta. Si fissa l'appuntamento per il giorno dopo.
Arturo racconta che la caduta di questo velivolo è avvenuta nel primo pomeriggio del primo dicembre 1943. Dice di ricordare con esattezza la data in quanto, proprio quel giorno, da Corbesassi, dove abitava con la sua famiglia, fu inviato dai suoi genitori come messaggero, insieme ad un altro coetaneo, da parenti che abitavano "oltre la costa" per dir loro che la nonna era gravemente ammalata (morirà, dice Arturo, qualche giorno dopo). Durante il tragitto dell'andata, proprio sulla linea di costa dei monti, i due ragazzi sentono e vedono due aerei sopra di loro che si rincorrono nel cielo e sparano raffiche di mitraglia. Loro si impauriscono moltissimo e cercano rifugio sotto rovi e cespugli per sottrarsi alla vista degli aviatori. Quando ritorna il silenzio proseguono per portare a compimento la loro missione di messaggeri. Al rientro, passando per il medesimo percorso, vedono in lontananza un enorme falò sopra la frazione di Ponti. Accorrono e scoprono che uno dei due aerei che li aveva terrorizzati qualche ora prima ora è lì che brucia. Tra le macerie fumanti vedono il corpo carbonizzato del pilota, ma la gente dice che un altro pilota si è buttato con il paracadute ed è sceso proprio vicino alla sommità del Monte Lesima. Più tardi Arturo sente dire che due carbonai intenti al loro lavoro sul Monte Lesima avevano soccorso il pilota sceso col paracadute ed impigliatosi su un albero. Uno di questi contadini che facevano legna era Barbieri Ernesto di Zerba, classe 1898. L'aviatore era anche leggermente ferito e i due soccorritori, dopo averlo liberato dal groviglio di funi che lo costringevano sull'albero, lo condussero, facendo molta attenzione a non incrociare pattuglie di fascisti, fino a Zerba.
Il giorno 22 novembre 2014, Arrigo e Pierlino si recano in zona ed iniziano a fare domande agli avventori più anziani incontrati al bar di Brallo di Pregola. Qui conoscono il signor Tordi Ciriaco (Ciro) che dice loro di essere a conoscenza del fatto accaduto durante la guerra, ma di non ricordarne i particolari; indica però un nome ed un luogo assicurando i due ricercatori che non rimarranno delusi. E così i due arrivano alla frazione di Corbesassi, dove incontrano il signor Arturo Buscone a casa sua. Il signor Arturo racconta l'avvenimento con entusiasmo e si dice disponibile ad accompagnare i ricercatori sul luogo della caduta. Si fissa l'appuntamento per il giorno dopo.
Arturo racconta che la caduta di questo velivolo è avvenuta nel primo pomeriggio del primo dicembre 1943. Dice di ricordare con esattezza la data in quanto, proprio quel giorno, da Corbesassi, dove abitava con la sua famiglia, fu inviato dai suoi genitori come messaggero, insieme ad un altro coetaneo, da parenti che abitavano "oltre la costa" per dir loro che la nonna era gravemente ammalata (morirà, dice Arturo, qualche giorno dopo). Durante il tragitto dell'andata, proprio sulla linea di costa dei monti, i due ragazzi sentono e vedono due aerei sopra di loro che si rincorrono nel cielo e sparano raffiche di mitraglia. Loro si impauriscono moltissimo e cercano rifugio sotto rovi e cespugli per sottrarsi alla vista degli aviatori. Quando ritorna il silenzio proseguono per portare a compimento la loro missione di messaggeri. Al rientro, passando per il medesimo percorso, vedono in lontananza un enorme falò sopra la frazione di Ponti. Accorrono e scoprono che uno dei due aerei che li aveva terrorizzati qualche ora prima ora è lì che brucia. Tra le macerie fumanti vedono il corpo carbonizzato del pilota, ma la gente dice che un altro pilota si è buttato con il paracadute ed è sceso proprio vicino alla sommità del Monte Lesima. Più tardi Arturo sente dire che due carbonai intenti al loro lavoro sul Monte Lesima avevano soccorso il pilota sceso col paracadute ed impigliatosi su un albero. Uno di questi contadini che facevano legna era Barbieri Ernesto di Zerba, classe 1898. L'aviatore era anche leggermente ferito e i due soccorritori, dopo averlo liberato dal groviglio di funi che lo costringevano sull'albero, lo condussero, facendo molta attenzione a non incrociare pattuglie di fascisti, fino a Zerba.
23 novembre 2014. Puntuale all'in- contro il signor Arturo guida Arrigo e Pierlino sul luogo dell'incidente. Le indicazioni del signor Arturo sono talmente precise che dopo qualche minuto Arrigo segnala il ritrovamento con il solito estusiastico urlo: "Trovato!"
Qui a sinistra il signor Arturo Buscone di Corbesassi; a destra l'intervista rilasciata al Grac. Sotto: immagini della Val Avagnone, di Corbesassi, Piani di Lesima e luoghi del ritrovamento... |
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Pezzi recuperati durante la ricerca del 23 novembre 2014
Dopo la testimonianza del signor Arturo, che parla di due piloti, si esclude subito che il velivolo potesse essere un P-51 Mustang, in quanto monoposto. Un'altra considerazione che non si era fatta prima è che al primo dicembre 1943 un velivolo alleato che si trovasse sopra la Valle della Trebbia poteva solo essere decollato o dall'Inghilterra o dal sud Italia (il fronte era in sosta forzata sotto la "Linea Gustav"), pertanto doveva trattarsi di un velivolo capace di compiere voli di migliaia di chilometri e rientrare alla base di partenza con tutta sicurezza. Si pensa a due velivoli: il Bristol Beaufighter e il Mosquito. Ma dopo aver esaminato i reperti raccolti il 23 novembre 2014 si capisce che si tratta di un motore in linea, quindi si esclude il Beaufighter in quanto aveva motori stellari; rimane il Mosquito. Ma sono ancora ipotesi, gli elementi risultano tuttora insufficienti per aver certezze.
29 novembre 2014. Arrigo e Pierlino compiono un altro "rastrellamento" sul luogo dell'impatto per raccogliere altre parti da analizzare. Fra queste vi sono molti pezzi relativi al motore, pochissime lamiere o longheroni, nè piccoli nè grossi, nessun bossolo di nessuna arma. La scarsa presenza di pezzi di lamierini in lega aeronautica, il Mosquito era costruito con molto legno che bruciò nell'incendio; l'assenza di bossoli, quindi di armi a bordo, il Mosquito allestito per le ricognizioni fotografiche strategiche era pressoché disarmato, rafforzano sempre di più la tesi che si tratti di un Mosquito.
29 novembre 2014. Arrigo e Pierlino incontrano Don Massimiliano Bergomi, parroco di Colleri e di altri paesi della Valle. Chiedono a Don Massimiliano se fosse possibile visionare il "registro dei morti" del 1943 relativo alla parrocchia di Corbesassi, in quanto, secondo le testimonianze, l'aviatore fu sepolto in quel cimitero. Il parroco, gentilissimo, mette subito a disposizione l'archivio parrocchiale e in breve si ritrovano i documenti cercati. Qui di seguito la copia della pagina del "registro dei morti" custodito nella parrocchia di Corbesassi. Oltre alla pagina del registro è stata ritrovata anche la lettera che il solerte parroco di allora, don Callisto Zangrandi, inviò al maresciallo dei carabinieri, che fece il sopralluogo sul posto poco dopo l'incidente, chiedendo il nome dello sfortunato militare per poterlo registrare. Con altrettanta premura il maresciallo dei carabinieri, maresciallo Giacomo Rizzo, rispose al sacerdote fornendo i dati richiesti. Qui sotto, copia dei documenti citati.
29 novembre 2014. In serata vengono inviati i dati, scoperti oggi nell'archivio parrocchiale di Corbesassi, all'infaticabile Luca Merli, che in meno di un'ora, navigando sulle pagine web del mondo con rara scaltrezza, risponde: "Ecco, ho trovato tutto!"
La tragica storia del Mosquito PR.Mk.IX Serial Number LR438
Il velivolo Mosquito PR.Mk.IX, serial number LR438, nel mattino del primo dicembre 1943 decolla dall'aeroporto di El Aouina, vicino a Tunisi. La missione è ordinata dal "Comand Middle East" ed assegnata al "60° PR Squadron SAAF (South African Air Force) che invia LR438 per una ricognizione fotografica strategica con destinazione Torino, in Italia. L'equipaggio per questo volo è composto dal pilota, Lieutenant E. K. West, matricola P7041V e dal navigatore, Lieutenant D. H. Larter, matricola 38232V. La missione procede tranquilla fino sugli Appennini Settentrionali, ma giunti in alta Val Trebbia, sono circa le undici del mattino, vengono intercettati dall'asso della Luftwaffe Johannes Steinhoff, che a bordo del suo Messerschmitt, identifica il velivolo ostile ed inizia a mitragliare, si trovano a circa 10000 metri di altezza. I piloti del Mosquito realizzano con immediatezza che l'unica salvezza per loro è la fuga, infatti il loro velivolo è allestito per le ricognizioni strategiche, con molti apparati di ripresa fotografica ma assenza di armi idonee per sostenere un confronto con un caccia nemico. West dà inizio a manovre di scampo, fidando sulla velocità del suo Mosquito per fuggire alla minaccia incombente, ma ignora che sopra l'intercettatore si trova uno dei migliori piloti da caccia del mondo. Steinhoff insegue West e non lo molla, non v'è manovra evasiva che egli non conosca, al suo attivo ha già oltre cento abbattimenti sui vari fronti del conflitto. Per il Mosquito non c'è scampo: verrà colpito a morte e precipiterà ad un miglio nord nord-est della sommità del Monte Lesima. Prima dell'impatto West riesce a buttarsi col paracadute, mentre Larter, forse ferito o già morto dai colpi di Steinhoff, segue la sorte del suo aereo e vanno a disintegrarsi al suolo in località Prodongo, nel comune di Brallo di Pregola. Dopo l'impatto si sviluppa un furioso incendio, alimentato dal molto carburante a bordo e dal legno che costituisce prevalentemente la struttura del Mosquito; incendio che divora in poco tempo il velivolo intero. Larter verrà ricomposto e seppellito nel cimitero di Corbesassi, mentre West, atterrato su una pianta alle pendici del Lesima, verrà subito salvato da due carbonai che lavorano nel bosco e portato poi a Zerba, dove gli abitanti gli prestarono le prime cure, ma non tutti la pensavano allo stesso modo, una donna, appena seppe dell'arrivo dell'aviatore, si precipitò ad avvertire i fascisti, che giunsero in tutta fretta e fecero prigioniero il pilota nemico. West finirà in un campo di concentramento in Germania da dove sarà liberato a fine guerra.
Il Liutenent Observer Larter D. H., matricola 38232V, 27 anni (figlio di Douglas R. e Anna Larter di Johannesburg, Transvaal, South Africa), appartenente al 60° Sqdn SAAF (South African Air Force), morto sul suo Mosquito il primo dicembre 1943, venne seppellito nel cimitero di Corbesassi nel comune di Brallo di Pregola.
A fine guerra, il 23 ottobre 1945, "viene disseppellito su ordine del Comando Inglese e trasportato altrove", annota il reverendo di Corbesassi. Verrà tumulato nel Cimitero Monumentale di Staglieno, pochi chilometri a nord di Genova. Qui sotto foto del cimitero ed a destra la lapide che ricorda lo sfortunato aviatore. |
Il pilota che abbatté il Mosquito LR438

Ad abbattere il Mosquito in questione fu l'allora capitano pilota asso della Luftwaffe Johannes Steinhoff, che a bordo del suo Messerschmitt ingaggiò il combattimento aereo, fatale per l'aereo inglese. Steinhoff terminò la guerra con 176 vittorie "collezionate" in 900 missioni di guerra, fu uno dei miglior piloti tedeschi e della seconda guerra mondiale.
L'8 aprile del 1945 subì un pauroso incidente mentre stava decollando, il suo aereo si incendiò e lui ne uscì vivo ma gravemente ustionato in tutto il corpo, con il viso deturpato dalle fiamme. Bruciarono anche le palpebre e dovette stare con gli occhi aperti per decine di anni, coprendoli con occhiali scuri per riposare, ma alla fine degli anni sessanta un equipe medica della Royal Air Force lo sottopose ad un intervento delicatissimo di ricostruzione delle palpebre con la pelle presa da un suo braccio.
Questo grave infortunio e le terribili conseguenze visibili sul corpo non fu di ostacolo alla carriera militare del prode aviatore. Infatti, egli riprese servizio nella Luftwaffe e... diventò capo di stato maggiore (Inspekteur der Luftwaffe) dal 1966 al 1970. Negli anni settanta gli fu assegnata anche la presidenza del "Comitato militare della NATO". Morì a Bonn il 21 febbraio 1994. Alla sua memoria fu intitolato il prestigioso Taktisches Luftwaffengeschwader (Tactical Air Force Wing) 73 "Steinhoff".
L'8 aprile del 1945 subì un pauroso incidente mentre stava decollando, il suo aereo si incendiò e lui ne uscì vivo ma gravemente ustionato in tutto il corpo, con il viso deturpato dalle fiamme. Bruciarono anche le palpebre e dovette stare con gli occhi aperti per decine di anni, coprendoli con occhiali scuri per riposare, ma alla fine degli anni sessanta un equipe medica della Royal Air Force lo sottopose ad un intervento delicatissimo di ricostruzione delle palpebre con la pelle presa da un suo braccio.
Questo grave infortunio e le terribili conseguenze visibili sul corpo non fu di ostacolo alla carriera militare del prode aviatore. Infatti, egli riprese servizio nella Luftwaffe e... diventò capo di stato maggiore (Inspekteur der Luftwaffe) dal 1966 al 1970. Negli anni settanta gli fu assegnata anche la presidenza del "Comitato militare della NATO". Morì a Bonn il 21 febbraio 1994. Alla sua memoria fu intitolato il prestigioso Taktisches Luftwaffengeschwader (Tactical Air Force Wing) 73 "Steinhoff".
Attrezzi per la cucina anche dal Mosquito...
Oramai è scontato: dove è caduto un aereo durante il tempo di guerra, gli abitanti del luogo hanno recuperato tutto il metallo possibile (a volte pure quello non possibile...) per poi ricavarci qualcosa di utile per la casa. Anche in questo caso alcuni pezzi di lamiere (pochissime per la verità, in quanto era un aereo costruito quasi interamente con travetti e pannelli di legno, che bruciarono interamente a seguito dell'incendio causato dall'impatto) prese dal relitto del velivolo sono state trasformate in coperchi per pentole. Qui sotto un esemplare recuperato dall'amico Giulio Meazza di Milano, che lo ha rinvenuto presso un'anziana signora abitante in un paesino vicino al Monte Lesina. Foto Meazza.
07 dicembre 2014. Nonostante il tempo sia piovoso e la temperatura invernale, i ricercatori sono usciti anche oggi alla caccia di nuovi reperti. Alla "battuta" odierna hanno partecipato anche gli amici del Grac: Giulio Meazza di Milano e Roberto Bianchi di Alseno. Sotto le immagini della giornata e... il "bottino".
Durante le ricerche del 7 dicembre 2014 sono stati rinvenuti nell'area dell'incidente anche dei ferri per buoi ed un campanaccio che, data la dimensione, circa 6 centimetri, si presume fosse per ovini. Sotto le immagini...
Piani di Lesima, 28 marzo 2015. La giornata è splendida: cielo terso, sole tiepido, primule e viole coprono gli argini rivolti a mezzogiorno; ma sui versanti che guardano a nord la neve è ancora abbondante e senza ciaspole si affonda...
Sotto i frutti della ricerca odierna condotta da Arrigo e Pierlino.
Sotto i frutti della ricerca odierna condotta da Arrigo e Pierlino.
29 ottobre 2016. Le sfumature autunnali colorano le foreste del Lesima e... sembra di essere all'interno di una tela dipinta da un Grande Maestro; magari è proprio così... Arrigo e Pierlino hanno perlustrato per l'ennesima volta l'area dove è caduto il Mosquito e la loro "pazienza" (le donne a casa la chiamano diversamente...) è stata premiata con il ritrovamento di un quadrante del pannello strumenti di cabina. Sotto le immagini della giornata e i reperti rinvenuti oggi.