Le "Streghe della notte"
di Giuseppe Zurla e Pierlino Bergonzi
di Giuseppe Zurla e Pierlino Bergonzi
"Streghe della notte" era il soprannome dato dai soldati tedeschi, impegnati nell'Operazione Barbarossa, alle donne russe che ogni notte, a bordo di "silenziosi" biplani, bombardavano le loro postazioni. Si trattava del 588° Reggimento Bombardamento Notturno dell'Armata Rossa, costituito da sole donne.
Foto sopra: le "Streghe della notte". Da sinistra a destra: Rufina Gasheva, Irina Sebrova, Natalya Meklin, Marina Chechneva, Nadezhda Popova, Serafima Amosova-Taranenko, Evdokiya Nikulina, Evdokiya Bershanskaya (comandante del 588° Reggimento), Mariya Smirnova ed Evgheniya Zhigulenko. (Archivio Olga Shirnina)
Sono passati più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e pur tra la vasta storiografia che ne è seguita ancora continuano ad affiorare vicende qui da noi poco note o addirittura ignote, ma meritevoli di essere conosciute per la loro straordinarietà. La storia che di seguito si sintetizza è tanto fantastica da sembrare incredibile. All’invasione dell’U.R.S.S. da parte della Germania nazista centinaia di migliaia di donne si presentarono o fecero domanda agli uffici di arruolamento insistendo per essere inviate al fronte. Fra queste, un migliaio di ragazze, già brevettate piloti civili presso aeroclubs, chiesero di essere impiegate in reparti di volo come piloti. Volevano, al pari degli uomini, difendere la madrepatria attaccata, da notare che tuttora per i Russi la seconda guerra mondiale rimane “La Grande Guerra Patriottica”. Non ricevendo risposte le aspiranti aviatrici inviarono petizioni "minacciose" alla famosa pilota Marina Raskova membro del Soviet Supremo, dove dichiaravano, con determinazione, che in caso non le avessero arruolate erano disposte a rubare gli aerei e dirigersi al fronte... La Raskova si appellò al Governo Sovietico affinché fosse autorizzata la creazione di alcuni reggimenti femminili. La richiesta infine venne accolta con la costituzione di 3 reggimenti aeronautici: il 586°, il 587°, e il 588°. Il più famoso fu quest’ultimo, l’unico che restò sempre composto interamente da ragazze. Fu pure quello che ottenne i maggiori successi ed ebbe il maggior numero di piloti decorati. Eppure fra tutti e tre era quello equipaggiato con mezzi meno moderni.
Il biplano Polikarpov Po-2
Foto sopra: il biplano Polikarpov Po-2, l'aereo delle "Streghe" (Archivio Piotr Strelecki). Caratteristiche del velivolo PO-2: peso a vuoto 770 kg; massimo al decollo 1300 kg; dotato di motore radiale Shvetsov con 125 cavalli di potenza; velocità massima 140 km/h; velocità di avvicinamento 60 km/h; tangenza 3000 m; autonomia circa 500 km.
Per tutta la durata del conflitto, l’aereo di quelle che furono chiamate dagli stessi nemici “die Nachthexen” ovvero le “Streghe della notte” fu il Polikarpov Po-2, un biplano biposto in tandem costruito con legno e tela che era entrato in servizio nel 1928. Lento, con nessuna dotazione ottica ne altra strumentazione per il volo notturno che era preponderante nelle missioni. A bordo mancava anche la radio e i piloti comunicavano tra loro tramite l'interfono, che altro non era che un tubo di gomma con due imbuti, uno per estremità. Per risparmiare sul peso pilote e navigatrici volavano senza paracadute che del resto potevano essere efficaci da un minimo di 800 metri mentre erano praticamente nulli a quote più basse. Poteva persino capitare che, per un difetto della leva per lo sgancio delle bombe, la navigatrice dovesse provvedevi manualmente uscendo dalla carlinga, sporgendosi e aggrappandosi al telaio. Una manovra da trapezista ma senza rete. L’aereo aveva però i vantaggi di essere molto maneggevole e di poter decollare o atterrare in poco spazio, praticamente ovunque. La bassissima velocità di stallo del Polikarpov Po-2 venne sapientemente sfruttata dalle Streghe che, alla vista dei caccia nemici pronti a far fuoco, eseguivano una virata di scampo e si mettevano alla minima velocità di sostentamento. I Messerschmitt, non potendo scendere a quelle velocità, dovevano fare un giro ampio per poterle collimare di nuovo, e le Streghe ripetevano la manovra... Queste donne dovevano aver raggiunto un'abilità di pilotaggio straordinaria unita ad una scaltrezza immediata perché, nonostante la superiorità dei caccia tedeschi, il Polikarpov non era assolutamente una preda facile, tanto che era prevista la Croce di Ferro per chi ne abbatteva uno.
Foto sopra: un Polikarpov Po-2, ripreso durante la Seconda Guerra Mondiale (Foto, Sovfoto/Uig, Getty Images)
Marina Mikhailovna Raskova
Marina Mikhailovna Raskova nasce a Mosca il 28 marzo 1912. Suo padre Mikhail Malinin era un cantante d'opera, sua madre, Anna Liubatovich, insegnante. Aveva anche una zia, Tatyana Liubatovich, sempre cantante. Tutto lasciava prevedere che anche lei si sarebbe dedicata alla musica, e nei primi anni fu così. Ma successivamente abbandonò gli spartiti e studiò chimica. Dopo il diploma si sposò con Sergej Raskov dal quale, nel 1930, ebbe una figlia dal nome Tanya. L'anno seguente venne assunta all'Accademia dell'Aviazione Militare Sovietica "Zukovskij" come tecnico di laboratorio. Qui iniziò la sua passione per il volo. Fece domanda per diventare navigatrice nel 1934, più avanti fece richiesta per diventare pilota. Marina aveva evidentemente trovata la sua strada e non solo riuscì a brevettarsi navigatrice e pilota, ma qualche anno dopo, nel 1937, a bordo di un Yakovlev Air-12, in equipaggio con Valentina Grizodubova, stabilì il record mondiale femminile di distanza senza scalo, 1445 chilometri. L'anno successivo su un idrovolante civile "Beriev MP-1 raggiunse un nuovo record, 2241 chilometri. Nel settembre dello stesso anno (1938), insieme con Valentina Grizodubova e Polina Osipenko, volò senza scalo da Mosca a Komsomolsk-on-Amur (6000 chilometri circa), su un Sukhoi ANT-37 chiamato Rodina (Madrepatria). Per queste imprese si guadagnò il titolo di "Eroina dell'Unione Sovietica". Morì il 4 gennaio 1943 in un incidente aereo, mentre era ai comandi di un bombardiere diretto su Stalingrado. La pattuglia da lei comandata era composta da tre aerei che si trovarono all'improvviso in una furiosa bufera di neve e ghiaccio. Nel tentativo di compiere un atterraggio d'emergenza, il suo aereo precipitò sulle sponde del Volga e nessun membro dell'equipaggio riuscì a salvarsi. A Raskova riservarono i funerali di stato e il suo corpo venne tumulato nel Cremlino.
Foto sopra a sinistra: Un Po-2 (U-2) con la scritta sulla fusoliera "Vendichiamo Dusya Nosal". Foto sopra a destra: tre "Streghe" posano orgogliose sul loro aereo per la foto. (Archivio Vlad Monster, www.ava.org.ru)
Come già accennato chi progettò e realizzò i reggimenti di volo formato da donne, parlandone direttamente con Stalin e riuscendo a vincerne l’iniziale diffidenza fu Marina Raskova. Una professionista del ramo che si assunse il compito di organizzare corsi di addestramento molto accelerati, 6 mesi al posto dei normali 3 anni. Tra le migliaia di domande vennero scelte per prime le ragazze in possesso del brevetto che avevano già volato in aeroclub o per scopi civili, poi venne dato spazio anche ad altre perché furono ragazze anche le armiere, le addette alla manutenzione e ai rifornimenti. Uno stormo tutto al femminile. Con un coraggio pari all’incoscienza e con uno smisurato orgoglio patriottico, queste emule dei Kamikaze volarono sui loro traballanti trabiccoli ben consapevoli di offrire la loro esistenza in difesa della Patria. Furono formati 40 equipaggi che in 3 anni di combattimenti compirono 24000 missioni e 1100 notti di operazioni sganciando complessivamente oltre 3.000.000 di Kg. di bombe. Quando un equipaggio non tornava erano in tante che ne volevano prendere il posto. Nonostante la limitata velocità degli aerei il fronte era vicino e per arrivare sugli obiettivi non ci voleva molto; questo faceva si che dopo il bombardamento gli aerei tornavano alla base, ricaricavano e ripartivano subito compiendo diverse missioni per ogni notte. Dopo l’iniziale sorpresa i tedeschi rinforzarono la Flak, la loro efficace contraerea, e arrivarono a supporto dei caccia Messerschmitt forse i più avanzati di tutto lo scenario della guerra. Per le streghe insomma le cose si fecero più difficili. Se venivano colpite era facile che i Polikarpov prendessero fuoco e volando senza paracadute non c’era nessuna possibilità di salvezza. Imperterrite, continuarono a volare. Arrivate in vista degli obiettivi lanciavano dei bengala per rischiarare il buio poi sganciavano le bombe e sgranavano le mitragliatrici. I nazisti che le temevano le ammirarono ancor di più quando si accorsero che chi ogni notte martellava le loro posizioni erano ragazze. L'asso tedesco Johannes Steinhoff disse a proposito, nel settebre del '42: «Non ci capacitiamo del fatto che i piloti sovietici che ci stanno dando i più grossi problemi siano donne. Non temono nulla, vengono di notte a tormentarci con i loro obsoleti biplani e non ci fanno chiudere occhio per molte notti». (1)
Foto sopra: le "Streghe" in tenuta da volo invernale (Foto archivio flickr.com)
588° Reggimento Bombardamento Notturno
Foto sopra: il 588° Reggimento Bombardamento Notturno schierato (Archivio Vlad Monster, www.ava.org.ru)
L' 8 ottobre 1941 Stalin sottoscrive il decreto n. 0099 in cui autorizza la costituzione di tre reggimenti aerei femminili: il 586° Reggimento Caccia, dotato di velivoli Yakovlev Yak-1 e comandato dal maggiore Tamara Kazarinova; il 587° Reggimento Bombardieri Diurno, fornito di bombardieri pesanti Petlyakov Pe-2 agli ordini del maggiore Marina Raskova; infine il 588° Reggimento Bombardieri Notturno sui vetusti Polikarpov Po-2 con al comando il maggiore Evdokiya Bershanskaya. Le componenti di quest'ultimo reggimento avevano un'età media di 22 anni e diventeranno famose come "Streghe della notte". Il nome di "Streghe" glielo affibbiarono i tedeschi, c'è chi sostiene che sia stato Johannes Steinhoff, asso tedesco impegnato sul fronte russo. Di certo nacque per il loro modo di fare la guerra: arrivare all'improvviso, sempre nelle tenebre, in planata col motore al minimo per far meno rumore possibile, sganciare le bombe sugli obiettivi e "sparire" immediatamente, per ritornare appena dopo su un altro obiettivo, e così via fino all'alba. Frequentare il cielo durante le ore diurne, sopra un nemico che possedeva armi contraeree efficientissime e caccia dell'ultima generazione, con un aereo della Prima Guerra Mondiale equivaleva suicidarsi... I tedeschi avevano dato un nickname anche ai biplani: "sergente di turno" o "macchina da cucire"; mentre le "Streghe della notte" li chiamavano anche "I Falchi di Stalin".
Il personale del 588° Reggimento appena costituito venne inviato alla base aeronautica di Engel, una piccola città a nord di Stalingrado, sul fiume Volga. Qui ebbe inizio l'addestramento dei piloti e specialisti. Il periodo per la preparazione degli equipaggi venne adeguato ai tempi di guerra e in soli sei mesi le "Streghe", con un impegno straordinario che durava 15/17 ore al giorno, portarono a termine il corso che in tempi normali prevedeva lo svolgimento in alcuni anni.
Il battesimo del fuoco avvenne l'8 giugno 1942 nei pressi di Voroshilovgrad (oggi Luhans'k), in Ucraina orientale: una squadriglia di tre aerei, sul primo il comandante Bershanskaya, bombardò un quartier generale tedesco. La missione fu un successo, nonostante la perdita di un biplano e il suo equipaggio.
Il personale del 588° Reggimento appena costituito venne inviato alla base aeronautica di Engel, una piccola città a nord di Stalingrado, sul fiume Volga. Qui ebbe inizio l'addestramento dei piloti e specialisti. Il periodo per la preparazione degli equipaggi venne adeguato ai tempi di guerra e in soli sei mesi le "Streghe", con un impegno straordinario che durava 15/17 ore al giorno, portarono a termine il corso che in tempi normali prevedeva lo svolgimento in alcuni anni.
Il battesimo del fuoco avvenne l'8 giugno 1942 nei pressi di Voroshilovgrad (oggi Luhans'k), in Ucraina orientale: una squadriglia di tre aerei, sul primo il comandante Bershanskaya, bombardò un quartier generale tedesco. La missione fu un successo, nonostante la perdita di un biplano e il suo equipaggio.
Foto sopra: mappa dei numerosissimi spostamenti delle "Streghe" nel corso della guerra (Archivio Milanetti)
Il 588° Reggimento fu dislocato, via via che la guerra cambiava fronte, su diversi "aeroporti" (che altro non erano che campi piani della lunghezza di qualche centinaio di metri, preparati in tutta fretta per consentire decolli e atterraggi in sicurezza), sempre vicini alle prime linee per ragioni tattico-logistiche. Il prima campo fu nei pressi di Stalingrado, poi a Krasnodar, Novorossiisk, Kerch, Sevastopol, Minsk, Varsavia, e infine Berlino. Gli obiettivi assegnati alle "Streghe" erano depositi di carburante e munizioni, accampamenti di truppe, ponti, comandi nemici ecc.; ma furono impiegate anche per missioni di rifornimento di viveri e munizioni a reparti russi accerchiati dai tedeschi. Il 588º Reggimento in tutta la sua vita operativa, effettuò 23672 raids e sganciò circa tremila tonnellate di esplosivo. Nel 1943, per meriti di guerra, il 588° Reggimento assunse la denominazione di 46° Reggimento delle Guardie da Bombardamento Notturno "Taman". Fu il reparto di volo più decorato di tutta l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. 23 "Streghe", su un organico di poco più di duecento ragazze, si guadagnarono il titolo di "Eroine dell'Unione Sovietica", l'onorificenza più alta del loro paese.
Foto sopra: alcune "Streghe" alle prese con un camion affondato nel fango in Crimea (Archivio Olga Shirnina)
Le tattiche di attacco che seguivano le "Streghe" erano molteplici ed erano meticolosamente studiate per provocare ai tedeschi i maggior danni possibili, specie di carattere psicologico, al fine di minarne lo spirito combattivo. Il carico bellico che potevano trasportare era esiguo: qualche bomba da poche decine di chilogrammi l'una. Erano missioni prevalentemente di carattere "terroristico": arrivare di sorpresa sull'obiettivo, colpirlo e abbandonare velocemente il posto. Con i loro aerei non era minimamente pensabile accettare un combattimento in volo: avevano una velocità massima inferiore alla velocità di stallo degli aerei nemici, non montavano a bordo armi capaci di abbattere velivoli germanici, l'unica via di salvezza era la fuga. Arrivavano in prossimità del punto da bombardare alte di quota, poi mettevano il motore al minimo e planavano in "silenzio" per non attirare l'attenzione dei tedeschi, i quali quando s'accorgevano di loro era ormai troppo tardi. Sganciavano gli ordigni a circa 400 metri di altezza per non essere a loro volta colpite dalle schegge e poi rientravano in volo radente per eludere i radar e i caccia nemici. Sugli obiettivi ritenuti importanti, come ad esempio Stalingrado, i tedeschi disponevano anche di potenti illuminatori coi quali potevano rischiarare il cielo buio fino a migliaia di metri. In questi casi le "Streghe" avevano studiato un'altra tattica: la squadra di attacco era composta in genere da tre aerei, i primi due avevano il compito di farsi individuare dai fari di ricerca, una volta intercettati compivano una virata di novanta gradi, uno opposto all'altro, per farsi inseguire dai fasci luminosi, mentre il terzo biplano che seguiva a distanza entrava al centro del cono buio si abbassava e colpiva. Scambiavano poi i ruoli fino a che tutti gli aerei avevano sganciato il loro carico... La contraerea nemica era sempre allerta e capitava spesso di contare diversi fori sui biplani una volta rientrati. Se venivano colpiti da una pallottola incendiaria le possibilità di sopravvivenza dell'equipaggio di quell'aereo era ridottissima, in quanto la tela che ricopriva le ali dei biplani si accendeva immediatamente come una torcia...
La storia di questo reggimento è talmente fantastica che pare inverosimile alle stesse protagoniste. La "Strega" Nadya Popova, a distanza di anni si chiedeva: "Nadya, come hai potuto fare questo?" (2)
La storia di questo reggimento è talmente fantastica che pare inverosimile alle stesse protagoniste. La "Strega" Nadya Popova, a distanza di anni si chiedeva: "Nadya, come hai potuto fare questo?" (2)
Foto sopra a sinistra: il comandante Evdokiya Bershanskaya tiene un briefing alle sue "Streghe". Foto sopra a destra: Yekaterina Krasnokutskaya con l'equipaggiamento invernale delle aviatrici, sono gli stessi indumenti dei piloti maschi. (Archivio Vlad Monster, www.ava.org.ru)
Il comandante del 588°, maggiore Evdokiya Bershanskaya
Foto sopra: Evdokiya Bershanskaya, comandante del 46th Guardie Taman (ex 588°) dà le ultime istruzione al suo equipaggio prima del decollo, Evdokiya Nosal e Nina Ulyanenko. (Archivio Olga Shirnina)
Il comandante delle "Streghe", fin dal primo momento fu il maggiore Evdokiya Bershanskaya, nata a Dobrovolnoye, Russia, il 6 febbraio del 1913. Il comando le fu assegnato dalla stessa Raskova. In un primo momento la Bershanskaya fu titubante in quanto aveva si una solida esperienza di volo come istruttore e pilota di linea civile, ma si sentiva inadeguata a comandare un reggimento militare, così su due piedi. Il colonnello Marina Raskova, che aveva studiato bene la personalità della sua dipendente, l'assicurò e le disse che sarebbe stata un ottimo comandante. Aveva ragione la Raskova: Evdokiya guiderà il suo 588° Reggimento da bombardamento leggero notturno dalla costituzione alla fine della guerra come meglio non si poteva, in un continuo crescendo di successi. Un altro dato che rende irripetibile la storia del 588° Bombardieri Notturni è che la Bershanskaya fu il solo e unico comandante, dalla fondazione del reparto al suo scioglimento. Evdokiya era un comandante naturale e amatissima dalle sue sottoposte, dirà una sua "Strega", Natalya Meklin: "Era un comandante severo, ma giusto; sapeva anche essere dolce nei momenti delicati che passavamo in quei giorni difficili. Aveva un autocontrollo perfetto, uno sguardo penetrante: ti bastava una sua occhiata per sentirti in colpa se avevi agito male o sentirti contenta se avevi fatto cose buone". (3)
Foto sopra: le "Streghe" a rapporto dal comandante per ricevere istruzioni (Foto, cdn.history.com credit Sovfoto/Uig Getty)
La Bershanskaya, dotata di rara intelligenza e di profondo senso pratico, si rivelò un'organizzatrice fuori dal comune e seppe sfruttare al massimo il potenziale delle sue "Streghe" e dei poveri mezzi bellici in dotazione. Diventò un punto di riferimento per i suoi superiori ai quali garantiva prontezza ed efficienza. In ogni momento aveva sempre disponibili equipaggi e aerei per le missioni alle quali partecipava spesso lei stessa. Facendo tesoro delle esperienze sul campo e profittando della sua larga autonomia operativa ella sviluppò nuovi sistemi d'attacco che diedero risultati lusinghieri. Intanto che il tempo passava i suoi meriti venivano notati anche negli alti comandi e cominciarono a fioccare come la neve onorificenze per sé e per le sue "Streghe". Fu infatti uno dei comandanti di volo più onorati dell'URSS. Fu l'unica donna insignita dell'Ordine di Suvorov (un riconoscimento per eccezionali capacità di comando durante il combattimento). Alla fine della guerra lascerà alle sue "Streghe" l'ultimo esempio, forse il più importante: era stata promossa colonnello e guadagnato onori come mai nessun altra donna, ma anziché capitalizzare le sue medaglie, come hanno sempre fatto tutti o quasi gli appartenenti degli eserciti, si ritirò a vita privata sposando un suo collega ufficiale, dal quale ebbe tre figlie. Morirà il 16 settembre 1982, all'età di 69 anni, per un attacco cardiaco e verrà sepolta nel cimitero degli eroi a Novodevichy, Mosca.
Foto in alto a sinistra: il comandante delle "Streghe" Evdokiya Bershanskaya insieme ad altri alti ufficiali sovietici, davanti alla Porta di Brandeburgo il 7 maggio 1945 (Archivio Milanetti). Foto sopra a destra: il 2 maggio 1945 Ira Sebrova e Natalya Meklin volteggiano in ricognizione sopra la Porta di Brandeburgo, idealmente ai comandi del piccolo Polikarpov ci sono tutte le giovanissime "Streghe" cadute nella lotta contro il Terzo Reich... (Foto archivio Anatoly Plyac)
I volti delle aviatrici
Rufina Gasheva (848 missioni di guerra) e Natalya Meklin (980 missioni di guerra) del 46th Guardie Taman, ex 588°, 1945, entrambe decorate Eroine dell'Unione Sovietica (Archivio Vlad Monster, www.ava.org.ru)
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Staff del 46° Reggimento delle Guardie da Bombardamento Notturno "Taman", ex 588, maggio 1945. Prima fila, da sinistra a destra: Nina Vlkova, Irina Rakobolskaya (vice comandante di Reggimento), Anna Elenina. Seconda fila: Maria Marina, Olga Fetisova, Hiuaz Dospanova. (Archivio Olga Shirnina)
Alla luce di tutto questo ardore combattivo qualcuno potrebbe pensare alle gesta di amazzoni, le donne guerriere della mitologia greca che forse non sono nemmeno esistite e generalmente vengono rappresentate con lineamenti severi e truci, ma soffermandosi sui visi belli e semplici delle protagoniste di questa epopea, vi s’intravede la serena tranquillità delle massaie di campagna quando non lo sguardo dolce delle mamme. Molto probabilmente il dio dei cieli nella sua infinita misericordia stese la sua ala protettrice su quelle spedizioni perché, nelle condizioni descritte, solo 32 non fecero ritorno; certo non poche ma avrebbero potuto essere ben di più.
15 missioni a notte, si dorme a turno: una all'andata l'altra al rientro
Fotogrammi tratte dal film-documetario "Night Witches, 588th Night Bomber Regiment" di Gunilla Bresky
Le notti d'estate sono corte e si possono fare al massimo dalle cinque alle sette sortite (ogni volo dura mediamente da 20 a 50 minuti a secondo della distanza dall'obiettivo da colpire), ma durante le notti invernali si arriva anche a quindici missioni per ogni notte, tormente di neve permettendo. E così la notte successiva, senza soluzione di continuità. Le "Streghe" Katya Ryabova and Nadya Popova in una notte hanno compiuto 18 raids sopra le linee tedesche. Uno stress psico-fisico capace di atterrare un rinoceronte, ma non le determinatissime "Streghe". Le temperature invernali in questa parte del mondo sono sempre sotto zero di due cifre, facilmente la minima arriva a meno 30° (nell'inverno del '42 si son toccati i meno 54°). Loro lavorano intabarrate stringendo i denti in un continuo andirivieni con il cuore che batte all'impazzata. Le donne dei servizi a terra, una volta che hanno rifornito di carburante e di bombe gli aerei hanno un momento di pausa nel tepore della tenda, ma le pilote e le navigatrici rimangono all'addiaccio per tutta la durata della notte infernale. Spesso non scendono neanche dalla carlinga nella pausa del rifornimento per risparmiare energia, bevono una tazza di caffè bollente rannicchiate sui loro sedili. Man mano che la notte si inoltra, la fatica, il freddo e lo stress, portano il fisico al collasso, si sentono venir meno, e allora convengono che, per recuperare quel minimo di energia da poter sopravvivere, una dorme all'andata, l'altra al rientro...
Una media di 800 missioni di guerra a testa
Le "Streghe" con il loro comandante, Evdokiya Bershanskaya, in primo piano a destra (Foto archivio flickr.com)
Per gli equipaggi di volo dei bombardieri americani durante la Seconda Guerra Mondiale era stato fissato in 25 missioni di guerra il limite di impiego: dopo di che piloti e specialisti avevano diritto di ritornare a voli di servizio in patria o su rotte ritenute sicure. Vi era anche un limite temporale, quale dei due arrivava prima... In realtà molti equipaggi supereranno questo limite, o per ragioni operative o volontariamente, caso meno frequente. E comunque era stata stabilita una soglia di partecipazione per i voli a rischio elevato. Le "Streghe" combatteranno per 1100 giorni di seguito, tutte le notti, anche in condizioni meteo proibitive, e porteranno a termine una media di 800 missioni a testa...
Gian Piero Milanetti
Gian Piero Milanetti è l'autore del libro "Le Streghe della notte, la storia non detta delle eroiche ragazze-pilota dell'Unione Sovietica nella Grande Guerra Patriottica".
Milanetti è un ricercatore a tutto campo: analizza i documenti d'archivio, visita i posti dove accaddero i fatti che racconta, scova e intervista i protagonisti rimasti e sente le testimonianze di chi é ben informato sull'argomento: poi incrocia i dati raccolti e tira le somme. Facile? Non proprio, specie se le indagini condotte sono fatte a migliaia di chilometri di distanza, in una terra sconosciuta, una lingua difficile, una società che ancora ha difficoltà ad aprire gli armadi per la consultazione di documenti; per non dire dei costi vivi della ricerca: il viaggio, la permanenza, le spese degli interpreti ecc, tutte a suo carico. Grazie alla sua costanza e al suo prolungato impegno ha contribuito considerevolmente a far conoscere una pagina di storia "trascurata" dagli addetti ai lavori e quasi mai raccontata nelle aule scolastiche. Una pagina di storia fatta dalle eroiche donne russe che, per difendere la loro patria, hanno preteso di fare la guerra in prima linea come i loro padri, fratelli e mariti. Queste donne non solo sono state all'altezza del confronto con i maschi, ma in più occasioni li hanno superati. I riconoscimenti che le "Streghe" hanno ricevuto sono, in proporzione con i reparti maschili, di gran lunga superiori. Ben 23 "Streghe" su un reparto che contava qualche centinaio di elementi ricevettero la massima onorificenza e diventarono "Eroine dell'Unione Sovietica". Un caso unico al mondo.
Milanetti è un ricercatore a tutto campo: analizza i documenti d'archivio, visita i posti dove accaddero i fatti che racconta, scova e intervista i protagonisti rimasti e sente le testimonianze di chi é ben informato sull'argomento: poi incrocia i dati raccolti e tira le somme. Facile? Non proprio, specie se le indagini condotte sono fatte a migliaia di chilometri di distanza, in una terra sconosciuta, una lingua difficile, una società che ancora ha difficoltà ad aprire gli armadi per la consultazione di documenti; per non dire dei costi vivi della ricerca: il viaggio, la permanenza, le spese degli interpreti ecc, tutte a suo carico. Grazie alla sua costanza e al suo prolungato impegno ha contribuito considerevolmente a far conoscere una pagina di storia "trascurata" dagli addetti ai lavori e quasi mai raccontata nelle aule scolastiche. Una pagina di storia fatta dalle eroiche donne russe che, per difendere la loro patria, hanno preteso di fare la guerra in prima linea come i loro padri, fratelli e mariti. Queste donne non solo sono state all'altezza del confronto con i maschi, ma in più occasioni li hanno superati. I riconoscimenti che le "Streghe" hanno ricevuto sono, in proporzione con i reparti maschili, di gran lunga superiori. Ben 23 "Streghe" su un reparto che contava qualche centinaio di elementi ricevettero la massima onorificenza e diventarono "Eroine dell'Unione Sovietica". Un caso unico al mondo.
Tra le righe del suo libro si legge una storia vera, a tratti commovente, che viene alla luce per l’impegno e il rigore dell’autore, che cerca di rendere un po’ più di giustizia ai grandi meriti che, nella circostanza, ebbe l’universo femminile. Nel libro ci sono in dettaglio i curricula delle ragazze dalla loro vita precedente l’arruolamento fino alle missioni che si concludevano con onori e riconoscimenti oppure, spesso, con la morte. Per completezza d’informazione qualche pagina, con lo stesso dettaglio, è riservata agli assi dell’aviazione hitleriana che parimenti combatterono con valore. Dalla lettura appare molto evidente che anche “l’altra metà del cielo” diede un contributo determinante alla grande vittoria. Nelle prime pagine Galina Brock-Beltsova, veterana della Grande Guerra Patriottica e vice presidente interregionale dell’Associazione delle aviatrici Russe, sinceramente e dal profondo del cuore esprime la gratitudine all’autore per i laboriosi sforzi nello scrivere e pubblicare un libro sulle eroiche donne-pilote.
Il libro di Milanetti è corredato da molte fotografie con dettagliatissime didascalie. Sotto alcune foto tratte dal libro.
Due canzoni in onore delle "Streghe"
Gian Piero Milanetti, autore del citato libro "Le Streghe della notte", è anche cantautore e ha dedicato due canzoni alle coraggiose donne russe che difesero la loro terra contro l'attacco dei nazisti e fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Sotto i video concessi al Grac dall'autore.
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Rai News 24
Rai News 24 ha dedicato un ampio servizio alle "Streghe della notte"...
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Quello che può fare lo spirito...
E' elementare intuire, anche se non s'è studiato "strategia militare", che un reparto di soldati inviati dietro le linee nemiche per compiere colpi di mano con successo dovrebbe possedere obbligatoriamente alcune qualità: un elevato e consolidato addestramento alla lotta armata; comandato da un capo di provate capacità ed esperienza; dotato con le armi più moderne ed efficaci; formato da personale motivato, dal fisico atletico, robusto e resistente. Le componenti del 588° Reggimento, a nostro parere, all'atto dell'impiego possedevano solo uno di questi parametri: una forte motivazione nella lotta contro l'invasore. Per il resto erano presenti tutte le premesse per un totale fallimento: un reparto di volo appena creato; costituito da persone inesperte (tutte le componenti avevano ricevuto solo pochi mesi di addestramento militare); condotte da un soggetto senza alcuna esperienza di comando (fino a poco tempo prima era pilota di linea); avevano in dotazione gli aerei più arretrati del conflitto e potevano trasportare un carico bellico risibile; infine, erano tutte donne di ventanni. E non è ancora tutto. Queste ragazze dovevano affrontare nel contempo anche un'altra "guerra", psicologicamente non meno logorante, contro un "nemico" interno: l'arretratezza culturale dei soldati maschi. Quando le "Streghe" arrivarono al fronte furono ricevute con freddezza da parte dei comandanti e con scherno da parte dei "colleghi", i quali avevano rinominato il loro reparto "Il reggimento delle stupidine". (4)
In teoria era l'unità militare più "fragile" della Seconda Guerra Mondiale e doveva battersi contro l'esercito più duro, meglio addestrato, meglio equipaggiato e il più capace di tutti i tempi nell'arte della guerra. Un vaso di coccio tra vasi di ferro... Stando alla logica il 588° Reggimento avrebbe dovuto soccombere del tutto al primo confronto con i "guerrieri della svastica". Accadde invece che le "Streghe" trovarono il vigore combattivo nel proprio spirito e seppero trasformare le loro debolezze in forza. Rimasero unite sotto la guida saggia del loro comandante, fecero tesoro delle esperienze, divennero astute come serpenti e lottarono come tigri. Si guadagnarono sul campo molte medaglie, compresa la riconoscenza dei loro commilitoni maschi e anche la stima dei nemici battuti. Diventarono leggenda...
In teoria era l'unità militare più "fragile" della Seconda Guerra Mondiale e doveva battersi contro l'esercito più duro, meglio addestrato, meglio equipaggiato e il più capace di tutti i tempi nell'arte della guerra. Un vaso di coccio tra vasi di ferro... Stando alla logica il 588° Reggimento avrebbe dovuto soccombere del tutto al primo confronto con i "guerrieri della svastica". Accadde invece che le "Streghe" trovarono il vigore combattivo nel proprio spirito e seppero trasformare le loro debolezze in forza. Rimasero unite sotto la guida saggia del loro comandante, fecero tesoro delle esperienze, divennero astute come serpenti e lottarono come tigri. Si guadagnarono sul campo molte medaglie, compresa la riconoscenza dei loro commilitoni maschi e anche la stima dei nemici battuti. Diventarono leggenda...
... tutti i fiori della terra...
I piloti francesi del "Régiment de Chasse Normandie-Niémen", impegnati dal 1942 al 1945 nella guerra contro i tedeschi in Russia, hanno spesso volato e combattuto insieme con le "Streghe". Alla fine della guerra hanno dedicato a loro questo pensiero: "Anche se fosse possibile raccogliere tutti i fiori della terra per farvene dono, ancora non sarebbe un tributo sufficiente per il vostro valore". (5)
Sabaton (band)
I Sabaton sono un gruppo musicale heavy/power metal svedese fondato nel 1999, anche loro hanno dedicato una canzone alle "Streghe"... qui sotto il link per ascoltarla
Le "Streghe" decollano ancora... tutti i giorni al tramonto
E' rassicurante immaginarsi che le Streghe siano ancora in circolazione; e che ogni notte, concessa dal buon Dio alla misera e sofferente umanità, esse s'involino per contrastare tutti gli "ismi" che "si aggirano senza sosta come belve feroci in cerca di prede da divorare"...
Note
(1) Pamela Dell, The Soviet Night Witches. Brave Woman Bomber Pilots of World War II, Capstone Press, Minnesota, 2018
(2) Bruce Myles, Night Witches, the amazing story of Russia's women pilots in World War II, Academy Chicago Publishers, 1990
(3) Jessica Leigh Bhuvasorakul, Unit Cohesion Among the Three Soviet Women's Air Regiments during World War II", University Libraries Florida State , 2004
(4) Ritanna Armeni, Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte, Editore Adriano Salani, Milano ,2018
(5) Claudia Hagen, Tonight We Fly! the Soviet Night Witches of Wwii, Createspace Independent Pub, 2017
(1) Pamela Dell, The Soviet Night Witches. Brave Woman Bomber Pilots of World War II, Capstone Press, Minnesota, 2018
(2) Bruce Myles, Night Witches, the amazing story of Russia's women pilots in World War II, Academy Chicago Publishers, 1990
(3) Jessica Leigh Bhuvasorakul, Unit Cohesion Among the Three Soviet Women's Air Regiments during World War II", University Libraries Florida State , 2004
(4) Ritanna Armeni, Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte, Editore Adriano Salani, Milano ,2018
(5) Claudia Hagen, Tonight We Fly! the Soviet Night Witches of Wwii, Createspace Independent Pub, 2017
Ringraziamenti
Il Grac ringrazia:
- Gian Piero Milanetti per la condivisione delle sue ricerche, la concessione delle foto e dei video;
- Olga Shirnina per aver messo a disposizione informazioni e molte foto delle "Streghe" (da lei riealaborate a colori);
- Vlad Monster che ha permesso al Grac di utilizzare le foto del suo sito http://ava.org.ru/index.htm;
- Piotr Strzelecki che ha messo a disposizione alcune foto del suo sito https://www.airplane-pictures.net;
- Gunilla Bresky per le foto tratte dal suo film-documetario "Night Witches, 588th Night Bomber Regiment".
Il Grac ringrazia:
- Gian Piero Milanetti per la condivisione delle sue ricerche, la concessione delle foto e dei video;
- Olga Shirnina per aver messo a disposizione informazioni e molte foto delle "Streghe" (da lei riealaborate a colori);
- Vlad Monster che ha permesso al Grac di utilizzare le foto del suo sito http://ava.org.ru/index.htm;
- Piotr Strzelecki che ha messo a disposizione alcune foto del suo sito https://www.airplane-pictures.net;
- Gunilla Bresky per le foto tratte dal suo film-documetario "Night Witches, 588th Night Bomber Regiment".
Bibliografia
Svetlana Alexievich, The Unwomanly Face of War, Penguin Random House, UK, 2017
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The Journal of Military History 57, April 1993, Published by: Society for Military History
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Will Fowler, Russia 1941-1942, Ian Allan Publishing, 2003
Historical Studies Branch USAF Historical Division, Combat Crew Rotation, World War II and Korean War, Aerospace Studies
Institute Air University Maxwell Air Force Base, Alabama, January 1968
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University of Richmond, 2013
Kristall L.M. Alfonso, Femme fatale: an examination of the role of women in combat and the policy implications for future American
Military Operations, Shool of Advanced Air and Space Studies Air University, Maxwell Air Force Base, Alabama, June 2008
Gian Piero Milanetti, Le Streghe della notte, la storia non detta delle eroiche ragazze-pilota dell'Unione Sovietica nella Grande Guerra
Patriottica, IBN Editore, 2011
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2014
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Lyuba Vinogradova, Defending the Motherland: The Soviet Women Who Fought Hitler's Aces, Quercus Publishing, 2016
Janice Wilson, Gender-based issues in aviation, attitudes towards female pilots: a cross-cultural analysis, University of Pretoria, 2005
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Pagina pubblicata il 28 aprile 2018