"Rapporto relativo ad azione di fuoco condotta da ribelli, nel comune di Piozzano, contro militari dell'Arma il 24 gennaio 1944"
Un altro importante documento che riguarda la guerra nel piacentino. Stavolta si tratta di un verbale di nove pagine e di un manifesto collegati fra loro in quanto originati dallo stesso fatto d'arme. Il verbale, che doveva rimanere ad uso interno, firmato dal capitano dei carabinieri comandante la tenenza di Piacenza, Giuseppe de Feis e' un riassunto dettagliatissimo della spedizione di un reparto di carabinieri in alta val Tidone. Dei militari, circa una quindicina di uomini, comandati dal sottotenente Pinardi Giovanni, sono riportati nomi e cognomi, provenienza e reparto. Furono mandati al rastrellamento dei giovani delle classi 1924/1925 che non si erano presentati alla chiamata di leva e che, al contrario, erano andati ad arruolarsi tra i partigiani. Chissa' come la popolazione venne a conoscenza della spedizione e dei suoi scopi e, non essendo affatto disposta a consegnare i suoi ragazzi si organizzo' per difenderli con le armi. Venne scelto il posto per un'imboscata e il torpedone con i carabinieri fu preso in mezzo a una sparatoria che lascio' sul campo 2 morti e 3 feriti gravi. Il resto della squadra, come scese dal mezzo, venne disarmata, fatta prigioniera e rinchiusa in un casolare a 6 km. di distanza. Dapprima sorvegliati da 2 uomini, poi da uno solo, infine lasciati liberi d'evadere e tornare in citta', ma con le pive nel sacco. Con eccesso di zelo burocratico il verbale prosegue con la descrizione dei feriti e il referto medico con la prognosi e i giorni di convalescenza. Nessuna perdita tra i partigiani qui menzionati come "ribelli" o "facinorosi".
Oltre al verbale c'e' un manifesto di quelli che a quei tempi si usavano per diffondere notizie incollandoli ai muri di posti frequentati, e che avevano quindi la funzione di giornali murali e, in quel caso, anche convocare la popolazione al funerale dei caduti. Era il gennaio 1944 i facili entusiasmi accesi dall'armistizio erano svaniti come neve al sole, il fronte stava molto faticosamente risalendo la penisola. Di pace nemmeno a parlarne, pure il popolo non voleva più saperne di fascismo. Rabbiosi per lo smacco subito i repubblichini nell'impossibilita' di prendersela con i giovani disertori, vessarono in tutti i modi i loro famigliari arrivando ad arrestarne i capofamiglia.
Vennero loro sequestrate le tessere annonarie per ridurli alla fame ed era addirittura contemplata perfino la confisca dei beni. Ma nessuna sanzione avrebbe potuto convincere i genitori a denunciare i figli. Dopo la prima inutile spedizione del 24 Gennaio dalle tragiche conseguenze i comandi occupanti decisero un intervento che a loro modo di vedere doveva essere risolutivo in quanto forte di una colonna di 200 uomini. Comprendeva reparti tedeschi ben armati e ne fu affidato il comando a un loro ufficiale. Ma i partigiani che conoscevano bene il territorio rifiutarono lo scontro e si sganciarono con una ritirata strategica. A questa spedizione, che non riuscì a combattere, non resto' che compiere un'operazione di polizia con conseguenti denunce ad alcuni contadini e ai loro figli minori perche' "non collaborazionisti" mentre come responsabili morali e per omerta' vennero denunciati due parroci di due paesi vicini, Vidiano e San Nazzaro, un impiegato e il segretario comunale di Piozzano. Questo era il clima di allora dalle nostre parti in quei tempi a quattro mesi dall'armistizio e a sedici dalla fine della guerra. Chi scrisse questo verbale, di cui consigliamo la lettura, non ne avrebbe certamente voluto la divulgazione, ma ancora oggi a più di 70 anni di distanza dai fatti grazie a questo ritrovamento possiamo renderci conto dei metodi che usava un regime morente al servizio degli invasori contro il suo popolo. Qui di seguito la copia del documento originale.
(Testo di Giuseppe Zurla)
(Testo di Giuseppe Zurla)