Un Angelo in volo sopra Brema
di Carlo Migliavacca
di Carlo Migliavacca
Europa 1943. Cieli di fuoco, cieli di piombo. Cieli della Germania.
La campagna di bombardamento degli alleati sulla Germania è in pieno svolgimento. Non si chiede e non si concede pietà. Lo scopo: distruzione totale delle infrastrutture civili e militari per fiaccare il morale della popolazione tedesca e costringere il III Reich a chiedere la resa. Tra i protagonisti il Bomber Command USAAF americano con i suoi bombardieri strategici principali: il Consolidated B-24 “Liberator” ed il Boeing B-17 “Flying Fortress”. Proprio la mitica Fortezza Volante, il più famoso quadrimotore di quel conflitto, è il velivolo protagonista di questa storia.
20 Dicembre 1943. Aeroporto di Kimbolton, Gran Bretagna, unica roccaforte rimasta libera in Europa in grado di combattere il nazismo. Decine di B-17 del 379th Bomber Group 8th Air Force, carichi di bombe e spezzoni incendiari, stanno scaldando i motori. Il rombo dei propulsori scuote l'aria calma della campagna inglese. Centinaia di motori e cuori stanno alzando il numero dei giri. Piloti ed equipaggi sanno che anche quella sarà una missione estremamente pericolosa, dalla quale potrebbero non tornare. D'altronde i numeri parlano chiaro, la statistiche di missione ti sbattono in faccia la dura realtà: un terzo dei velivoli impiegati in missione non rientrerà alla base. Le difese antiaeree tedesche sono spaventosamente efficaci. I caccia di scorta alleati non hanno ancora la necessaria autonomia per proteggere i bombardieri per tutta la durata della missione e, ad un certo punto, saranno costretti ad abbandonare i quadrimotori. Quello sarà il momento per i branchi di lupi tedeschi. Sarà il momento per i caccia con la croce uncinata di attaccare.
La difesa dei bombardieri sarà affidata ai soli mitraglieri di bordo. Armieri di 19 anni in volo a 30.000 piedi, 50 C° sottozero. Maschere di ossigeno incollate alla faccia, che spesso malfunzionano perché si congelano. Tute imbottite e guanti spessi che non puoi azzardarti a togliere altrimenti la pelle ti rimane attaccata alle armi congelate. Già, il gelo può bruciare più del fuoco. Ma, nonostante tutto, il cuore che batte all'impazzata e l'adrenalina in circolo, ti fanno sudare come a Ferragosto. Ma il peggio non saranno i caccia, dai quali puoi cercare di difenderti, no, il peggio sarà quando arrivati sopra l'obbiettivo diventerai la preda di centinaia di cannoni, i migliori di quella guerra: i Flak 88. In quel momento il pilota non potrà effettuare manovre di scampo, dovrà dare al suo puntatore la miglior rotta possibile. Dritta, ferma, implacabile, fra enormi esplosioni che squasseranno l'aeroplano ed i suoi occupanti, centinaia di shrapnel che trapasseranno i velivoli come fossero di carta. Finalmente giungerà il momento di sganciare le bombe. La Fortezza, come un purosangue lasciato libero dalla cavezza, scarterà verso l'alto, finalmente scarico da tutto quell'acciaio mortale. Si potrà rientrare alla base, non prima però di aver fatto i conti con lo spirito vendicatore dei cacciatori tedeschi.
Con questi lugubri pensieri per la testa gli equipaggi si preparano al decollo. Il loro obbiettivo di quel giorno è Brema, una delle città tedesche meglio difese. Non si fanno illusioni, sanno cosa li aspetta ed ognuno prega il suo Dio. Intanto sarà già un miracolo riuscire a decollare con tutto quell’acciaio a bordo. Un razzo rosso dà il segnale: si parte! La Fortezza Volante soprannominata “Ye Olde Pub” ai comandi del ventitreenne Ten. Pil. Charles “Charlie” Brown dopo una lunga corsa di decollo si alza in volo con il suo carico di bombe e uomini.
Immagine sopra: nelle due elissi colorate Kimbolton (aeroporto di partenza del "Ye Olde Pab", circa 100 chilometri a nord di Londra) e Bremen (città nel nord della Germania e obiettivo da bombardare). La distanza in linea retta tra la base di partenza e l'obiettivo è di circa 650 chilometri, ma un avvicinamento diretto sarebbe un suicidio causa il sorvolo di centinaia di chilometri di territorio nemico molto ben difeso, pertanto si deve puntare a nord sul mare e solo all'ultimo entrare sulla terra tedesca. La rotta è più sicura ma la tratta si allunga a quasi 800 chilometri, stessa strada per il rientro...
La rotta prevede direzione nord/est sorvolando il Mare del Nord fino all’altezza di Wilhemshaven sulla costa tedesca poi virata a destra di 90° direzione Brema: il loro obbiettivo. Arrivati sulle scogliere germaniche le prime avvisaglie delle difese tedesca si fanno sentire. Sbuffi neri di contraerea esplodono tra i velivoli americani ma la loro quota, per il momento, ancora li protegge. Il peggio deve arrivare. I B-17 si dispongono secondo la consueta “Combat box”, letteralmente la “scatola da combattimento”, particolare formazione studiata apposta per dare la massima protezione. I caccia di scorta con un battito d’ali ed una stretta virata salutano i loro compagni e li abbandonano al loro destino. L’autonomia massima è stata ormai raggiunta. Ora solo la fortuna e le armi difensive di bordo da 12,7 mm potranno proteggerli dalla reazione tedesca. Gli equipaggi dei bombardieri guardano con sgomento i loro angeli custodi andarsene. Ora sono davvero soli contro il nemico. Il comandante dello Ye Olde Pub è preoccupato, al loro B-17 è stato assegnato quello che chiamano il “Purple Heart Corner”, una delle posizioni più pericolose della “scatola”, un angolo che di solito garantisce una sicura medaglia, ma alla memoria. Improvvisamente da sud, con il sole alle spalle, arriva una nutrita formazione composta da caccia della Luftwaffe. Sono i temibili Bf-109 e Fw-190, fra i migliori aeroplani di quel conflitto. Il combattimento inizia subito con violenza. La giostra ha inizio. I caccia attaccano con grande determinazione, sanno che c’è in gioco la sopravvivenza della loro città. Il cielo si riempie di traccianti e proiettili esplosivi. I cacciatori cercano di disperdere la formazione USA, sanno che solo così potranno riuscire a penetrare la muraglia difensiva composta da centinaia di mitragliere.
La formazione avanza compatta verso la città tedesca, rispondendo colpo su colpo. Ma i primi motori cominciano a fumare vistosamente, alcuni B-17 scivolano verso terra colpiti a morte. Altri esplodono in volo senza lasciare scampo agli equipaggi. Anche tra i caccia tedeschi ci sono le prime vittime abbattute dal preciso fuoco degli armieri americani. Lo Ye Olde Pub incassa qualche colpo ma la Fortezza rende onore al suo nome e continua a volare sicura. Improvvisamente come sono arrivati i caccia spariscono dal cielo. Un attimo prima l’inferno, subito dopo arriva una calma assoluta, irreale, ed il cielo resta sgombro dai velivoli tedeschi. Nessuno si fa illusioni, gli equipaggi yankees sanno che sono entrati nel raggio dì azione della contraerea a difesa della città. Oltre 250 batterie di cannoni da ‘88 proteggono Brema. Sono ancora in silenzio, pochi secondi e si scatena un uragano di fuoco. Centinaia di bocche da fuoco iniziano simultaneamente a sparare. I bombardieri si sono dovuti abbassare per vedere meglio i bersagli, stavolta la quota non li potrà salvare. E’ iniziata la “bomb run”, la corsa finale che non prevede cambi di rotta per nessuna ragione al mondo. Il Comandante commuta la guida dell’aeroplano all’autopilota che lo fa volare dritto per dar modo al puntatore di fare bene il suo lavoro. Il bombardiere, ed il suo equipaggio, sono completamente inermi nelle mani solo della buona sorte. Gli aeroplani vengono afferrati da mani gigantesche che li scuotono come fuscelli. Le esplosioni sono spaventose e ravvicinatissime, sembra che niente e nessuno riuscirà a passare attraverso quell’inferno. Improvvisamente accade l’inevitabile. Un colpo esploso proprio davanti allo Ye Olde Pub ne danneggia il muso e mette fuori combattimento il motore n. 2 e danneggia il n. 4. Nonostante tutto la Fortezza riesce a proseguire il volo fin sopra il loro obbiettivo. “Bombs away!” le bombe scendono fischiando verso il loro target. L’aeroplano ringrazia l’improvvisa perdita di carico con uno scarto verso l’alto nonostante la perdita di potenza. La missione è compiuta, ora il compito più difficile: tornare a casa. A causa dei gravi danni subiti capita la cosa più temuta dagli equipaggi: rimanere indietro rispetto alla formazione. L’equipaggio sa benissimo che nessuno potrà aspettarli, dovranno cavarsela con le loro forze. Appena usciti dal cielo sopra la città implacabili arrivano i caccia tedeschi ansiosi di fargliela pagare. Il B-17 vola solitario arrancando con due motori che fumano vistosamente trasformandosi in una preda ideale.
Foto sopra: l'equipaggio del "Ye Olde Pub". Accosciati, da sinistra a destra: Charlie Brown (comandante), Pinky, Doc e Andy. In piedi, da sinistra a destra: Frenchy, Russian, Pechout, Jennings, Ecky e Blackie. (Foto USAAF)
Il bombardiere si appresta a combattere la sua ultima battaglia. I Bf-109 “Gustav” si avvicinano da più parti come iene ringhianti attorno al leone ferito. Le Browning da 12,7 mm difensive sparano all’impazzata per cercare di tenere lontane le belve, ma è tutto inutile. Il B-17 solitario è una preda facile. In un inferno di fuoco il velivolo a stelle e strisce viene colpito da centinaia di proiettili. Il mitragliere di coda, il Serg. Ecky Eckenrode, si accascia sulla sua arma, colpito da una raffica muore sul colpo. Anche il mitragliere centrale destro e l’operatore radio vengono feriti. Il motore n.1 è danneggiato, ora resta un solo motore perfettamente funzionante. Gran parte dell’impianto elettrico ed idraulico viene colpito perdendo così molta della funzionalità della timoneria, della radio di bordo e dell’impianto di distribuzione dell’ossigeno. Lo stesso comandante Brown è ferito gravemente ad un braccio. Il secondo pilota è impegnato a soccorrere i feriti e non può aiutare il Comandante a tenere in volo il velivolo. Brown fa quello che può ma a causa del dolore e della mancanza di ossigeno si accascia sui comandi perdendo i sensi. Lo Ye Olde Pub scivola d’ala e comincia lentamente a precipitare scendendo a spirale, i caccia tedeschi lo danno per spacciato e si allontanano. Per fortuna l’abbassamento della quota consente all’ossigeno di entrare nell’aeroplano e, giunto a circa 600 m.di quota, Brown si riprende, giusto in tempo per tirare il volantino e riprendere il controllo del B-17.
Da terra lo vedono passare alcuni aviatori tedeschi appena atterrarti al loro campo per rifornire e riarmare i caccia. In particolare il rottame volante viene avvistato da un cacciatore della Luftwaffe, un veterano protagonista di mille battaglie, un Asso con 23 vittorie all’attivo: l’Oberleutnant Franz Stigler, un bavarese di 28 anni in attesa della Croce di Cavaliere per meriti di guerra. Franz non perde un attimo, capisce che quel bombardiere ferito a morte può rappresentare per lui un bersaglio facile, la vittima sacrificale che può significare l’agognata onorificenza. Salta sul suo Gustav in attesa con il motore ancora caldo e mette in moto. “Via dall’elica!” tutta manetta, senza neanche inforcare la pista, decolla direttamente dal prato. Una rapida cabrata e dopo pochi attimi è già in coda alla Fortezza. Inquadra il bestione nel suo collimatore e sta per fare fuoco ma c’è qualcosa che non va. Dall’aeroplano nemico nessun segno di vita, le mitragliere non si muovono, nessun cambio di rotta. Niente. Franz si avvicina ancora di più, sta rischiando grosso, lo sa, ma non vuole sparare ad un uomo morto. Il suo codice d’onore glielo impedisce. Gli vengono in mente le parole del suo mentore, il suo vecchio Comandante in Africa Gustav Rodel: “ Se vengo a sapere, anche solo per sentito dire, che qualcuno di voi ha sparato ad un uomo che sta scendendo con il paracadute, gli sparerò io stesso!” . Ed in quel momento il B-17 ferito a morte gli sembra un gigantesco paracadute. No, non se la sente di dare il colpo di grazia. Lui è un pilota della Luftwaffe non un boia. Il Bf-109 è ormai a pochi metri ed il quadrimotore gli appare in tutta la sua rovina, tanto che non riesce a capacitarsi di come possa volare ancora. Un motore fermo, altri due che girano a stento tossicchiando e sputando fumo ed olio, solo uno a pieno regime. Il timone di coda è distrutto, dalla torretta posteriore penzola il corpo senza vita del mitragliere, dagli squarci nella fusoliera intravede sangue, morti e feriti dappertutto. Con leggero colpo sulla manetta del gas Franz si affianca alla cabina del pilota, vede Charlie, è semisvenuto sui comandi, respira a fatica, la sua tuta di volo è rossa di sangue. Contravvenendo ai severissimi ordini che non prevedono pietà, l’Oberleutnant fa segno a gesti verso il pilota ferito. Cerca di fargli capire di scendere, atterrare ed arrendersi, ponendo così fine all’agonia. L’Inghilterra è troppo lontana, in quelle condizioni non riusciranno mai a raggiungerla. Il Comandante Brown è consapevole delle loro condizioni ma fa cenno di no con la testa, non si arrenderà mai, non finché avrà fiato in corpo. Franz insiste, cerca almeno di convincerli a cambiare rotta, con le braccia indica la rotta per la Svezia, Paese neutrale ma molto più vicino delle scogliere di Dover, verrebbero internati ma salverebbero la vita. Charlie non cede, insiste con il no. E’ testardo, vuole a tutti costi rientrare, il crucco faccia quello che vuole, che spari. Ma arrendersi, mai! Nel frattempo la costa tedesca si avvicina, le batterie contraeree da ‘88 sono pronte al loro dovere.
Stigler non ci pensa un attimo, ha deciso, non commetterà mai quello che lui considera un crimine e mette il suo Gustav ala contro ala al bestione americano. Ormai stanno volando a quota molto bassa, le insegne della Luftwaffe sono ben visibili. I cannonieri non oseranno aprire il fuoco rischiando di colpire il loro camerata in volo. E così accade, nessuno spara. Brown è incredulo, un crucco sta salvando la vita a lui ed al suo equipaggio. La costa è superata senza danni, Franz è sempre al loro fianco, sembra quasi sostenerli nel volo stentato. Passano i minuti ed il B-17 è sempre miracolosamente in volo, Stigler capisce perché è così difficile abbattere i B-17, sono evidentemente aeroplani estremamente robusti. Ormai le coste dell’Inghilterra sono vicine, per Franz è tempo di rientrare prima di fare brutti incontri. I due nemici si guardano intensamente, l’Oberleutnant batte le ali in segno di saluto, si augurano reciprocamente buona fortuna. Sanno che oggi è accaduto un miracolo, la Nera Signora con la falce li guarda sbalordita, oggi dovrà rimanere a bocca asciutta. Con una secca virata il Gustav si allontana. Ci sarà tempo per combattere, per uccidere, per morire. Ma oggi no, non è questo il giorno. Mancano ancora circa 400 km di passione alla base ma lo Ye Olde Pub ce la fa, compie un atterraggio di fortuna facendo scendere il suo carico di morti e feriti sulla base di Seething. Appena il bombardiere si ferma sulla pista, finalmente in salvo, il Comandante si guarda intorno cerca con lo sguardo il suo giovane equipaggio miracolosamente sopravvissuto. Non c’è bisogno di parole, il viso dei ragazzi dice già tutto. Avevano visto in faccia la morte tante volte, ma mai così da vicino come in questa missione. Erano spacciati ma avevano avuto la fortuna di incontrare un Angelo, un Angelo in volo sopra a Brema.
Epilogo
Il comandante Brown ricevette l’ordine perentorio di non raccontare a nessuno della loro avventura perché gli Alti Comandi non volevano che per nessun motivo si sviluppassero simpatie nei confronti dei tedeschi. Anche Stigler non raccontò mai a nessuno del suo operato perché avrebbe potuto finire davanti alla Corte Marziale. Sia Charles “Charlie” Brown che Franz Stigler ebbero la fortuna di portare a casa la pelle da quella guerra. Brown continuò la carriera in Aeronautica Militare fino a diventare Colonnello, Stigler emigrò in Canada diventando un imprenditore di successo. Per tanti anni non si parlò più di quell’episodio, fino a quando, nel 1990, il Comandante Brown venne invitato a partecipare ad una convention sulla Seconda Guerra Mondiale. Sollecitato a raccontare episodi di vita vissuta durante quel conflitto Brown citò quell’episodio sollevando un ondata di grande commozione fra i presenti. Tanto che i giornalisti convenuti lo convinsero a cercare Stigler. Dopo svariate ricerche durate 4 lunghi anni finalmente Brown ricevette una lettera, era Franz Stigler che gli annunciava di essere ancora vivo e di essere lui l’Angelo di Brema. Dopo essersi sentiti al telefono si incontrarono negli Stati Uniti. Un incontro commovente, finito con un abbraccio fraterno, fra due ex nemici che nel lontano 1943 avevano scritto una pagina di incredibile umanità. Da quell’incontro nascerà una splendida amicizia che li accompagnerà fino al loro ultimo volo avvenuto nel 2008 a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro.
Nota
Il presente articolo è stato pubblicato sulla rivista "Aeronautica" nr 10 del 2018. Il Grac ringrazia l'autore e Associazione Arma Aeronautica per la concessione.
Il presente articolo è stato pubblicato sulla rivista "Aeronautica" nr 10 del 2018. Il Grac ringrazia l'autore e Associazione Arma Aeronautica per la concessione.
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Sabaton (band)
I Sabaton sono un gruppo musicale heavy/power metal svedese fondato nel 1999; questi artisti hanno dedicato una canzone a ricordo dell'avvenimento... qui sotto il link per ascoltarla
Un "difetto" di Fabbrica...
L'asso della Luftwaffe Franz Stigler quel 20 dicembre 1943 avrebbe avuto tutte le ragioni per abbattere la fortezza volante Ye Olde Pub:
1° avrebbe eseguito gli ordini del suo comandante;
2° avrebbe soddisfatto la sete di rivincita nei confronti di un aereo nemico che uccideva la sua gente e distruggeva le sue città;
3° avrebbe raggiunto con quell'abbattimento la quota prevista per l'agognata medaglia di Croce di Cavaliere per meriti di guerra;
4° avrebbe ricevuto gli onori dai suoi commilitoni, dai suoi superiori e dalla Germania intera;
5° avrebbe ricevuto premi in denaro previsti per ogni abbattimento di un velivolo nemico;
6° non avrebbe rischiato nulla in quanto tutte le armi di bordo del Ye OLde Pub tacevano per mancanza di operatori validi.
Ma Franz, come essere umano, aveva anche un "difetto": poteva pensare!
"Dove sta il coraggio, dove l'onore, dove la gloria, dove il senso di giustizia nell'uccidere persone indifese?"
La risposta, proveniente dal profondo, in diretta col Costruttore, non poteva che essere una:
"Non c'è nessun coraggio, nessun onore, nessuna gloria e nessun senso di giustizia nel sopprimere degli inermi!"
E' per causa del "difetto di pensare" che Stigler scelse di seguire gli ordini della sua coscienza al posto degli ordini del suo generale.
Può accadere!
1° avrebbe eseguito gli ordini del suo comandante;
2° avrebbe soddisfatto la sete di rivincita nei confronti di un aereo nemico che uccideva la sua gente e distruggeva le sue città;
3° avrebbe raggiunto con quell'abbattimento la quota prevista per l'agognata medaglia di Croce di Cavaliere per meriti di guerra;
4° avrebbe ricevuto gli onori dai suoi commilitoni, dai suoi superiori e dalla Germania intera;
5° avrebbe ricevuto premi in denaro previsti per ogni abbattimento di un velivolo nemico;
6° non avrebbe rischiato nulla in quanto tutte le armi di bordo del Ye OLde Pub tacevano per mancanza di operatori validi.
Ma Franz, come essere umano, aveva anche un "difetto": poteva pensare!
"Dove sta il coraggio, dove l'onore, dove la gloria, dove il senso di giustizia nell'uccidere persone indifese?"
La risposta, proveniente dal profondo, in diretta col Costruttore, non poteva che essere una:
"Non c'è nessun coraggio, nessun onore, nessuna gloria e nessun senso di giustizia nel sopprimere degli inermi!"
E' per causa del "difetto di pensare" che Stigler scelse di seguire gli ordini della sua coscienza al posto degli ordini del suo generale.
Può accadere!
Pagina pubblicata il 1 marzo 2019
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