Artana, Ottone, Piacenza, Italy. Vickers Wellington
Il Vickers Wellington fu costruito negli anni trenta dagli inglesi e trovò largo impiego, durante la seconda guerra mondiale, come bombardiere. Aveva due motori, una struttura geodetica della cellula, lungo poco meno di venti metri, alto 5,3 metri con un'apertura alare di 26,30 metri, peso massimo al decollo 130 quintali. La velocità massima era di 400 km a 5000 metri e l'autonomia era di oltre 4000 km. L'armamento difensivo era costituito da sei ad otto mitragliatrici 303 Browning, 7,7 mm e trasportava oltre venti quintali di bombe. In operazioni l'equipaggio era composto da cinque/sei membri.
L'inizio di questa ricerca si deve al Signor Ugo Pasini di Viguzzolo, Alessandria, che qualche tempo fa scrisse al Grac segnalando un triplice incidente aeronautico accaduto negli anni della guerra. Il Grac ha quindi contattato il Pasini e concordato un incontro a Capannette di Pey, luogo di partenza per le ricerche. Il 31 gennaio 2015 Arrigo e Pierlino si trovano con Ugo all'Albergo Capannette. Qui viene registrata la prima testimonianza sul fatto e messo a punto il programma per la prima uscita sul campo...
Dopo l'informativa avuta da Pasini, il Grac ha condotto subito ricerche nei propri archivi e Luigi Buratti ha evidenziato la possibilità che questo "triplice" incidente corrispondesse a tre velivoli inglesi (da lui già monitorati) precipitati sugli appennini, causa condizioni meteo avverse, durante una notte invernale nell'ultima guerra. Si è subito creduto di aver risolto il caso, sia perchè la circostanza di tre velivoli che cadono contemporaneamente non è davvero comune, e sia per la "compatibilità" tra l'area segnalata dai testimoni e la segnalazione del punto approssimato in coordinate geografiche riportata sulle relazioni che gli ufficiali dei reparti di volo stesero dopo il mancato rientro dei loro velivoli; ed ancora per le cause della caduta, riferite in entrambi i casi al maltempo. Anche il periodo coincideva: era inverno. Ma si è dovuto abbandonare subito l'entusiasmo in quanto molte altre coincidenze non collimavano, a cominciare dai morti: i velivoli dispersi, dei quali si ha la documentazione, erano tre Spitfire inglesi pilotati da tre americani, decollati dall'aerocampo di Calvi in Corsica il 19 dicembre 1943 alle 16:10, pertanto le vittime dovevano essere tre in quanto lo Spitfire era monoposto, mentre i testimoni uditi parlano di 5, 6, ed anche 10, 12 corpi ritrovati.
31 gennaio 2015. Foto sotto: il signor Lino mostra al Grac il fermo della puleggia che il bravo fabbro di Bogli ricavò nella sua officina, fondendo il metallo dell'aereo caduto...
Grazie all'albergatore, Carlo Tambussi, nel pomeriggio Arrigo e Pierlino possono conoscere Franco, Francesco Guaraglia di Artana, che conduce i ricercatori sul luogo dove cadde uno dei tre velivoli. I luoghi sono fantastici ma in questa stagione non agevolmente frequentabili. Franco guida il Grac su stradine conosciute da pochi e da percorrere con estrema cautela, specie se coperte da neve. Una volta lasciato il fuoristrada la comitiva discende un versante innevato in un fitto bosco e dopo una ventina di minuti arriva sul posto indicato dalla guida. Si approntano subito gli strumenti per la ricerca e, appena accesi, i metaldetectors segnalano "materiali buoni", permettendo di localizzare i primi rottami del velivolo. Data l'ora il gruppo deve lasciare il bosco per non essere sorpreso dall'oscurità, ma con l'intento di ritornarci, magari in primavera, viste anche le previsioni di neve dei prossimi giorni. Sotto le immagini dell'avvicinamento e dei luoghi del ritrovamento...
31 gennaio 2015. Qui sotto i primi reperti rinvenuti a seguito della prima uscita... Si notano colate di metallo, che significano incendio forte dopo l'impatto (alcuni testimoni infatti dicono che il velivolo bruciò per diverse ore...); pezzi di metallo ferroso e "strappato", compatibili con schegge di bombe (alcuni teste riportano che dopo l'incidente arrivarono truppe tedesche e fecero brillare le bombe inesplose ritrovate nelle vicinanze del velivolo distrutto dall'impatto); una bomboletta inerte lunga circa 8 centimetri, contenente aria compressa, di corredo ad un salvagente individuale e che serviva per il gonfiaggio automatico dello stesso; altre parti metalliche della struttura dell'aereo...
L'amico Ugo Pasini ha messo a disposizione alcune preziose foto d'epoca del suo archivio privato che riguardano i luoghi nominati in questa ricerca...
04 febbraio 2015. Ugo Pasini ha intervistato Antonio Marcheselli, di Capannette di Pey, 87 anni. Antonio dice di aver visto i resti dell'aereo caduto ad Artana, l'anno era probabilmente il 1944; si trattava di un bimotore ed i morti che vide furono tre, ma non esclude che potessero essercene altri sotto i rottami. I corpi vennero portati via nei giorni seguenti e non seppelliti in questi luoghi.
05 febbraio 2015. Franco di Artana ha "interrogato" la madre, Giovanna Mottini, classe 1926, residente ad Artana, la quale ha dichiarato che i morti ritrovati sul velivolo precipitato ad Artana furono sei, seppelliti nel cimitero locale nei giorni seguenti al fatto e successivamente (dopo mesi, ma dice che potrebbe essere anche nell'immediato dopoguerra) prelevati dagli inglesi.
14 marzo 2015. Arrigo e Pierlino incontrano il signor Antonio Marcheselli a Capannette di Pey, in casa sua. Antonio rilascia al Grac la seguente intervista sull'incidente del velivolo precipitato nelle vicinanze di Artana.
11 aprile 2015. La neve, che quest'anno è caduta abbondante, persiste ancora sui pendii rivolti a settentrione, ma l'area di ricerca, rivolta a sud, è quasi totalmente sgombra e così oggi Arrigo e Pierlino si dedicano al rinvenimento di altri pezzi del velivolo. Dall'esame dei reperti ritrovati si può ora sostenere che si tratta di un aereo inglese; potrebbe trattarsi di uno dei numerosi "Wellington" perduti dalla RAF nella notte del 24-25 novembre 1943 durante una formidabile bufera... ma è presto per le certezze.
"24-25/11/1943 An attack on the Fiat ball bearing factory at Turin went disastrously wrong, due to terrible weather over northern Italy. 205 Group lost 19 aircraft and the enemy didn't even know which city had been the target. 142 Squadron lost 5 aircraft: its worst losses of the whole war (equalled by the Kassel raid on 17-28 August 1942). Only two of the 14 aircraft sent out by 142 Squadron managed to reach Turin, but were unable to identify it through 10/10 cloud cover.
Wellington X HZ305 -M Failed to return from Turin. The crew could not locate the target, so bombed the coastal road to Genoa. On the way back an engine cut. An SOS was sent before the Wellington ditched near Bastia/ Borgo, Corsica. F/Sgt S Bryant RAAF, Sgt J Armstrong, Sgt J Sadler RAAF, Sgt A Hehir RAAF and Sgt J Champagne RCAF were all picked up safe. They returned to the squadron on 2nd December.
Wellington X HE929 -V Failed to return from Turin. Sgt S J Ouellette RCAF, F/O C M Mair RCAF, Sgt G P Armstrong RCAF, Sgt G Bowering and Sgt G U Topp are all buried in Florence War Cemetery. In 2014, aviation archaeologists re-discovered fragments of this aircraft at Fornovolasco/Vergemoli, near Lucca in Tuscany.
Wellington III HF694 -F Failed to return from Turin. Crashed at Polverara north of La Spezia. The crew were buried locally and later re-interred in the Staglieno Cemetery, Genova. Sgt R H Betts, Sgt P Hurnell, Sgt S F Smith, Sgt C T Bowman and Sgt S A Barton were all killed. Site dedicated to Sgt Stephen Fraser Smith.
Wellington X LN466 -P Failed to return from Turin. Crashed into a mountain near Issime in the Lys Valley, Italian Alps. F/Sgt J P Wade RAAF, F/Sgt A C Glenwright RAAF, F/Sgt J F Knapp RAAF, Sgt K R Carter and Sgt L E Lawrence are buried in Milan.
Wellington X LN566 -D Failed to return from Turin. F/Sgt R C Tyas RAAF, Sgt F E Summers, Sgt W R Knight, Sgt H A Clark, Sgt J A LeBoldus RCAF, Sgt A D J Smith RAAF (flying as second pilot) are all buried in Staglieno Cemetery, Genoa."
( Tratto dal sito: http://www.aviationarchaeology.org.uk/marg/142sqn_losses.htm)
Wellington X HZ305 -M Failed to return from Turin. The crew could not locate the target, so bombed the coastal road to Genoa. On the way back an engine cut. An SOS was sent before the Wellington ditched near Bastia/ Borgo, Corsica. F/Sgt S Bryant RAAF, Sgt J Armstrong, Sgt J Sadler RAAF, Sgt A Hehir RAAF and Sgt J Champagne RCAF were all picked up safe. They returned to the squadron on 2nd December.
Wellington X HE929 -V Failed to return from Turin. Sgt S J Ouellette RCAF, F/O C M Mair RCAF, Sgt G P Armstrong RCAF, Sgt G Bowering and Sgt G U Topp are all buried in Florence War Cemetery. In 2014, aviation archaeologists re-discovered fragments of this aircraft at Fornovolasco/Vergemoli, near Lucca in Tuscany.
Wellington III HF694 -F Failed to return from Turin. Crashed at Polverara north of La Spezia. The crew were buried locally and later re-interred in the Staglieno Cemetery, Genova. Sgt R H Betts, Sgt P Hurnell, Sgt S F Smith, Sgt C T Bowman and Sgt S A Barton were all killed. Site dedicated to Sgt Stephen Fraser Smith.
Wellington X LN466 -P Failed to return from Turin. Crashed into a mountain near Issime in the Lys Valley, Italian Alps. F/Sgt J P Wade RAAF, F/Sgt A C Glenwright RAAF, F/Sgt J F Knapp RAAF, Sgt K R Carter and Sgt L E Lawrence are buried in Milan.
Wellington X LN566 -D Failed to return from Turin. F/Sgt R C Tyas RAAF, Sgt F E Summers, Sgt W R Knight, Sgt H A Clark, Sgt J A LeBoldus RCAF, Sgt A D J Smith RAAF (flying as second pilot) are all buried in Staglieno Cemetery, Genoa."
( Tratto dal sito: http://www.aviationarchaeology.org.uk/marg/142sqn_losses.htm)
11 aprile 2015. Qui di seguito le foto dei reperti ritrovati oggi...
Nelle uscite del 21 e del 24 aprile 2015, Arrigo e Pierlino hanno ritrovato dei reperti molto interessanti, fra questi uno che identifica il velivolo con un'elevata approssimazione. Si tratta del quadrante di uno strumento misuratore di carburante montato sui Wellington, nel caso specifico il quadrante relativo ai serbatoi supplementari, che venivano riempiti quando le missioni erano proiettate oltre al normale raggio d'azione. Inoltre sono stati ritrovati alcuni bossoli 7,7 mm, compatibili con l'armamento difensivo installato su questi aerei. Sotto le immagini dei pezzi ritrovati...
01 maggio 2015. Luca ha identificato la targhetta qui sotto come pezzo costituente il sistema di sgancio montato sia sui Wellington che i Lancaster. Il cerchio si sta chiudendo...
03 maggio 2015. Arrigo ha riconosciuto un reperto come pezzo appartenente allo snodo di collegamento fra elementi che costituiscono il sistema geodetico del Wellington. Il confronto tra il reperto recuperato e il disegno raffigurante la struttura portante del velivolo, pubblicato sulla rivista "I Grandi Aerei Storici", nr 74 di gennaio febbraio 2015, Delta Editrice, dedicato al Wellington, è evidente. Si può affermare ora, con certezza, che l'aereo in questione è un Wellington!
Individuati velivolo ed equipaggio

12 maggio 2015. Dopo mesi di ricerche condotte in tutte le direzioni, compreso il posto della caduta, "setacciato" a lungo con i metaldetectors per cercare di capire, in primo luogo, di che aereo si trattasse, il Grac è riuscito a scoprire tutti gli elementi per poter ricostruire la storia di questo sfortunato equipaggio. Con i resti ritrovati ad Artana durante la prima uscita, si era capito subito che si trattava di un aereo inglese; successivamente, a seguito di ulteriori escursioni sul campo, altri reperti esaminati davano nuovi dati sul tipo di aeromobile in questione, restringendo sempre più il numero di velivoli sui quali ci si doveva concentrare. Con gli ultimi ritrovamenti poi, un "tegolino" copri comando sgancio bombe, un "quadrante del televel" dei serbatoi ausiliari e uno "snodo a farfalla", appartenente alla caratteristica struttura geodetica, s'è capito con chiarezza che l'aeromobile doveva essere un Wellington. Da qui le ricerche sul web sono state indirizzate solo alla ricerca di questo tipo di aereo (si consideri che sono migliaia gli aerei persi ed ogni tentativo di ritrovamento senza un minimo di indirizzo iniziale risulterebbe vano) e, con un po' di fortuna, il Grac è riuscito ad individuare, su un sito tedesco, specializzato nel settore, i documenti riguardanti il caso. Per un'ulteriore conferma sui dati (i nomi dell'equipaggio) il Grac ha esteso le ricerche anche presso le parrocchie. E' stato chiesto al parroco di Pey (che oggi ha la giurisdizione anche sulla parrocchia di Artana) se fosse stato possibile controllare il registro dei morti di Artana, dove furono seppelliti gli aviatori subito dopo la loro morte. Ma, purtroppo, detti documenti non esistono più: sono andati perduti in un incendio. La particolarità della distruzione merita di essere detta in quanto ha dell'incredibile, e sembra montata ad arte col solo scopo di denigrare. Secondo quanto ha raccontato don Enzo al Grac, il registro dei morti di Artana è stato bruciato nella stufa, insieme ad altri registri, nel freddo inverno del '44, dai partigiani , che avevano stabilito la loro momentanea dimora nella canonica, per riscaldarsi. Il prete di Pey ha pure sottolineato che questi particolari gli sono stati riportati. Considerato che Artana si trova sulle montagne, circondata da boschi incredibilmente ricchi di legna, risulta davvero molto, ma molto, inverosimile che degli uomini adulti e nel pieno delle forze avessero pensato di scaldarsi bruciando della carta piuttosto che una buona "socca" di faggio, che oltretutto li avrebbe, questa si, riscaldati per davvero. Ammesso anche che nel gruppetto dei partigiani ci fosse stato un'idiota capace di tanto, ma certamente non concesso che nel medesimo gruppo non ci fosse stato anche, come contropartita, una persona pensante, che mai avrebbe permesso un simile misfatto, anche a costo di fermare l'azione "sacrilega" a mano armata. Le considerazioni non cambierebbero affatto se questo gesto scellerato fosse stato attribuito ai fascisti anziché ai partigiani.
La triste storia dei cinque aviatori

Il Wellington III X, HZ 182, serial number 29442, appartenente al 70° Squadron Royal Air Force del 231st Wing, 205th Group, RAF, decolla da Djijeida, in Tunisia, alle 20:19 del 24 novembre 1943. L'obiettivo della missione è distruggere con le bombe una fabbrica della FIAT dove si costruiscono i cuscinetti a sfere, a Torino (Villa Perosa). L'HZ 182 non è solo, insieme ad esso si involano altri bombardieri dello stesso squadrone ed altri ancora di altri squadroni, il 142° Squadron e il 40° Squadron decollono da Oudna (Tunisia), per un totale di 76 aerei. La missione è stata ideata dal MAC (Mediterranean Air Command) e passata per l'esecuzione al NAAF (Northwest African Air Forces). La navigazione delle squadriglie procede senza grossi problemi fino a raggiungere il Golfo di Genova, ma poi le condizioni meteorologiche, non eccellenti neanche sulla Corsica appena solvolata, si guastano del tutto ad una velocità certamente non prevista nè prevedibile. Copertura nuvolosa totale, con cumuli nembi diffusi, venti fortissimi con provenienza da ovest-nord-ovest. Man mano che si procede sulla rotta per valicare la catena appenninica le turbolenze si fanno via via più feroci, i lampi accecano momentaneamente i piloti, le sferzate del vento fanno sobbalzare le carlinghe, che provocano rumori sinistri, i motori girano rabbiosi per vincere le fortissime correnti discendenti, i cuori che battono all'impazzata. Le formazioni dei velivoli si sfaldano, ogni capo squadriglia cerca per se ed i suoi gregari la rotta migliore. Ma con questo tempo la rotta migliore non esiste, neanche tornare indietro, alcuni velivoli cadranno in mare, altri sulla Corsica, causa le condizioni meteo proibitive per il volo, nel tentativo di ritornare alla base di partenza.

Gli aerei che raggiungeranno l'obiettivo a loro assegnato saranno solo nove su settantasei. Di questi nove tre non sganceranno le loro bombe perchè anche su Torino le dense nubi non permetteranno di individuare la fabbrica di cuscinetti. Il prezzo che pagherà la RAF per questa sfortunatissima missione sarà altissimo in uomini e mezzi: 17 Wellintons e 14 equipaggi andranno persi. Fra questi anche il Wellington HZ 182 precipitato ad Artana. A Bordo vi erano cinque uomini: quattro inglesi ed un'australiano, tutti della RAF (l'australiano della RAAF -Royal Australian Air Force- con servizio volontario nella RAF).
Ecco i loro nomi, tutti giovanissimi, il comandante del bombardiere aveva 22 anni:
RAF Flight Sergeant James Green, Captain (Pilot), matricola 1497992, , di anni 22; RAF Flight Sergeant Cyril Baynton, matricola 1168793, (Navigator Bomb Aimer), Volunteer Reserve, figlio di Joseph e Mary Hannah Baynton, di Bilston, West Midlands, England; RAF Sergeant Gordon Herbert Edmund Willmott, matricola 1127139, 23 anni, (Wireless Air Gunner), Volunteer Reserve, figlio di C. M. and Evelyn Willmott; marito di Joan Willmott, di Wheelton, Lancashire, England; RAF Sergeant John Williamson, matricola 1093296, (Wireless Air Gunner); RAAF Flight Sergeant Linton Patrick Sanderson, matricola 414164, (Rear Gunner) nato a Millaa Millaa, Queensland, Australia.
Ecco i loro nomi, tutti giovanissimi, il comandante del bombardiere aveva 22 anni:
RAF Flight Sergeant James Green, Captain (Pilot), matricola 1497992, , di anni 22; RAF Flight Sergeant Cyril Baynton, matricola 1168793, (Navigator Bomb Aimer), Volunteer Reserve, figlio di Joseph e Mary Hannah Baynton, di Bilston, West Midlands, England; RAF Sergeant Gordon Herbert Edmund Willmott, matricola 1127139, 23 anni, (Wireless Air Gunner), Volunteer Reserve, figlio di C. M. and Evelyn Willmott; marito di Joan Willmott, di Wheelton, Lancashire, England; RAF Sergeant John Williamson, matricola 1093296, (Wireless Air Gunner); RAAF Flight Sergeant Linton Patrick Sanderson, matricola 414164, (Rear Gunner) nato a Millaa Millaa, Queensland, Australia.

La sera che precipitò l'HZ192 il signor Lino di Capannette la ricorda così: "Eravamo attorno alla stufa nell'albergo, era sera tardi, fuori c'era un tempo da lupi, soffiava vento forte che portava neve gelida, la quale si infiltrava ovunque: una tormenta eccezionale! Ad un tratto udiamo un boato, come fosse scoppiata una bomba vicino a casa, ci precipitiamo fuori, ma la bufera di neve impediva di vedere oltre qualche metro."
In un rapporto del 1947, del "Missing Research & Enquiry team stated", si legge: "a District Priest at Artana. Italy stated that several planes flew low over the village about 23:00 hours. There was an explosion on a mountain top and a huge ball of fire. The next day villagers found the wrecks of two aircraft on either side of the mountain."
La causa di questo incidente, non v'è dubbio, sta nelle proibitive condizioni meteo per il volo che il Wellington HZ192 trovò quella notte sugli Appennini. In considerazione delle ricerche effettuate sull'area e la concentrazione dei reperti appartenenti alla cabina di pilotaggio sul versante nord della montagna, si desume che l'impatto è presumibilmente avvenuto nella direzione nord-nord-est verso sud-sud-ovest. Non è dato di sapere se il comandante Green avesse tentato di ritornare alla base lasciando la rotta per Torino, decisione che sarebbe stata più che giustificata visto il tempo proibitivo, oppure se il velivolo facesse parte di quei tre Wellington che raggiunsero si l'obiettivo assegnato, ma non poterono sganciare il loro carico di bombe in quanto la visibilità sotto era nulla. Fatto sta che quando il Wellingtone si schiantò sui monti sopra Artana le bombe ancora le aveva a bordo. I testimoni sentiti parlano di truppe tedesche che nei giorni successivi all'incidente fecero brillare più volte degli ordigni. Le numerose schegge di bombe, di notevole spessore, ritrovate dal Grac, anche alla distanza di centinaia di metri dal presunto punto di caduta, rafforzano la tesi che il velivolo precipitato doveva avere ancora a bordo il suo carico bellico.
In un rapporto del 1947, del "Missing Research & Enquiry team stated", si legge: "a District Priest at Artana. Italy stated that several planes flew low over the village about 23:00 hours. There was an explosion on a mountain top and a huge ball of fire. The next day villagers found the wrecks of two aircraft on either side of the mountain."
La causa di questo incidente, non v'è dubbio, sta nelle proibitive condizioni meteo per il volo che il Wellington HZ192 trovò quella notte sugli Appennini. In considerazione delle ricerche effettuate sull'area e la concentrazione dei reperti appartenenti alla cabina di pilotaggio sul versante nord della montagna, si desume che l'impatto è presumibilmente avvenuto nella direzione nord-nord-est verso sud-sud-ovest. Non è dato di sapere se il comandante Green avesse tentato di ritornare alla base lasciando la rotta per Torino, decisione che sarebbe stata più che giustificata visto il tempo proibitivo, oppure se il velivolo facesse parte di quei tre Wellington che raggiunsero si l'obiettivo assegnato, ma non poterono sganciare il loro carico di bombe in quanto la visibilità sotto era nulla. Fatto sta che quando il Wellingtone si schiantò sui monti sopra Artana le bombe ancora le aveva a bordo. I testimoni sentiti parlano di truppe tedesche che nei giorni successivi all'incidente fecero brillare più volte degli ordigni. Le numerose schegge di bombe, di notevole spessore, ritrovate dal Grac, anche alla distanza di centinaia di metri dal presunto punto di caduta, rafforzano la tesi che il velivolo precipitato doveva avere ancora a bordo il suo carico bellico.
Da sinistra a destra: pianta cimitero Monumentale di Staglieno; doc. "Artana" di www.lostaircraft.com; "ricordino" di Gordon Herbert Edmund Willmott.
|
I cinque uomini dell'equipaggio, furono ricomposti e seppelliti in un primo tempo nel cimitero di Artana. Successivamente, alla fine del conflitto mondiale, vennero traslati nel Cimitero Monumentale di Staglieno, Genova, dove tuttora riposano nel settore "III B 16-20".
Your browser does not support viewing this document. Click here to download the document.
|
Nota: per la compilazione di questa pagina sono state consultate le seguenti fonti:
David Gunby, in his excellent history of 40 Sqn RAF ('Sweeping the Skies')
http://www.cwgc.org (Commonwealth War Graves Commission) http://www.rafcommands.com www.yewtreehouse.org http://www.aviationarchaeology.org.uk www.cgsc.edu http://www.theygavetheirtoday.com https://www.awm.gov.au http://www.archeologidellaria.org http://hf694.org.uk http://commons.wikimedia.org https://it.wikipedia.org |
http://www.wolverhamptonwarmemorials.org.uk
http://www.findagrave.com http://www.worldmilitair.com http://www.lostaircraft.com http://www.staglieno.eu/it/ http://www.airforce.gov.au http://spitfirespares.co.uk http://www.militaryfactory.com https://www.ipmsstockholm.org http://forum.12oclockhigh.net http://www.70squadron.roselake.co.uk http://www.airpages.ru www.scoutsrecords.org |
Ancora una perlustrazione
02 luglio 2016. Oggi, Andrew, Arrigo e Pierlino sono ritornati sul luogo del disastro per ulteriori ricerche. Hanno ispezionato l'area attorno al presunto punto di impatto e ritrovato reperti interessanti. Sotto le foto della giornata con i pezzi rinvenuti.
Nella neve alla ricerca di nuovi reperti
Domenica 10 aprile 2022, Arrigo e Pierlino del Grac si sono incontrati, su appuntamento, a Capanne di Cosola, con un gruppo di appassionati ricercatori genovesi per svolgere insieme una battuta di ricerca del velivolo caduto nei boschi sopra ad Artana.
Immagine sopra, da sinistra a destra: Pierlino Bergonzi, Arrigo Francani, Paolo Zanardi con il fido Otto, Paolo Carraro, Fabrizio Casazza e Filippo Zanardi. La foto è stata ripresa da Filippo Zanardi sul luogo dove cadde il Wellington nell'inverno del 1943.
Nonostante il gelo del mattino, la strada innevata e la bassa temperatura, che lasciavano presagire qualche disagio, la giornata di ricerca si è svolta in serenità ed allegria, senza alcun problema. Gli amici genovesi hanno supportato la ricerca del gruppo con la tecnologia più avanzata: metaldetectors di ultimissima generazione, capaci di segnalare un centesimo a due metri di profondità, il GPS per segnalare la posizione esatta di un ritrovamento, con lo scarto di decimetri, e infine, il "controllo dello spazio aereo", relegato al ricercatore più giovane e quindi il più tecnologico del gruppo, il quale ha pilotato il suo drone con maestria, osservando dall'alto le attività di ricerca dei singoli operatori a volte distanti tra loro alcune centinaia di metri tanto da non sentirsi più a voce.
La caccia è stata discreta, tanti pezzi d'aereo insignificanti e qualche reperto degno di nota, come sempre accade durante le uscite. Ecco quanto rinvenuto nella giornata odierna: parti di lamiera della carlinga (su alcuni di questi pezzi vi si trova ancora la vernice originale di una lucentezza da non credere che sia stata seppellita per ottant'anni), bulloni, frammenti di testata del motore, alette di raffreddamento del cilindro, numerose schegge di bombe ed infine un nastro di mitragliatrice ancora integro, che i ricercatori, dopo averlo fotografato, hanno provveduto a sotterrare di nuovo, più in profondità rispetto a prima. Sotto alcune immagini della giornata, il video con riprese dall'alto e i reperti ritrovati.
La caccia è stata discreta, tanti pezzi d'aereo insignificanti e qualche reperto degno di nota, come sempre accade durante le uscite. Ecco quanto rinvenuto nella giornata odierna: parti di lamiera della carlinga (su alcuni di questi pezzi vi si trova ancora la vernice originale di una lucentezza da non credere che sia stata seppellita per ottant'anni), bulloni, frammenti di testata del motore, alette di raffreddamento del cilindro, numerose schegge di bombe ed infine un nastro di mitragliatrice ancora integro, che i ricercatori, dopo averlo fotografato, hanno provveduto a sotterrare di nuovo, più in profondità rispetto a prima. Sotto alcune immagini della giornata, il video con riprese dall'alto e i reperti ritrovati.
Il video qui sopra mostra la stradina che porta a Bogli in Val Boreca e poi le riprese aeree del luogo delle ricerche. Le riprese e il montaggio sono opera di Filippo Zanardi. Dello stesso autore anche le immagini che seguono.
Le tombe degli aviatori
Le salme degli aviatori, come sopra scritto, riposano nel cimitero militare di Staglieno, Genova. Paolo Zanardi è andato a visitarlo e ha fotografato ogni singola lapide, che riportiamo qui sotto. Paolo è anche sulle tracce dei famigliari di uno dei componenti l'equipaggio caduto ad Artana.