Passo Pelizzone, Bardi, Republic F-84F Thunderstreak
Il Repubblic F-84F era un caccia a reazione, costruito negli anni 50 dalla Republic Aviation Corporation negli USA. Era lungo 13 metri, con un'apertura alare di 10,25 metri, un'altezza di 4,40 metri e un peso massimo al decollo di 12,700 kg. Era dotato di un Wright che gli dava una potenza di 32,2 kn. La velocità massima era di 0,86 Ma e il raggio d'azione di 1300 km circa, con una tangenza pratica di 14000 metri. L'armamento era costituito da 6 Browning M3 da 12,7 mm, poteva imbarcare un notevole quantitativo di bombe a caduta (fino a 2700 kg) e trasportare anche un ordigno nucleare Mark 7. L'Italia ne aveva in uso circa 200 esemplari. Per quel periodo era considerato uno dei miglior bombardiere strike.
Foto sopra: un esemplare di Republic F-84F Thunderstreak che era in forza al 50° Stormo di stanza a San Damiano, Piacenza. Il reattore e posto in un'aiuola dell'aeroporto Gaetano Mazza. La foto è stata scattata da Henry Bongiorni, il 15 dicembre 2019.
Fonte della notizia
La conoscenza di questo incidente, accaduto oltre cinquant'anni fa il grac l'ha desunta dai fornitissimi archivi dei soci fondatori del Gruppo: Luigi Buratti ed Arrigo Francani. Come sempre accade, dopo aver individuato il target, il Grac inizia le ricerche su tutte le direzioni: luogo fisico dell'evento, libri e riviste che trattano l'argomento, archivi giornali quotidiani dell'aerea in questione ed eventuali testimoni dell'accaduto. Quando è possibile anche il reperimento di documenti ufficiali presso gli Uffici Aeronautici eccetera.
I fatti
Nella mattina del 13 maggio 1971, alle 09:30 locali, due F-84 del 50° Stormo decollano dall'aeroporto di San Damiano (Piacenza) per una ordinaria missione di addestramento in volo. Tutto funziona bene: ogni 20/30 minuti i caccia inviano sulle onde radio il rapporto di posizione e aggiungano "normali operazioni", l'ente di controllo risponde "ok, ci sentiamo tra mezz'ora". Ma quella tragica mattina il destino aveva preparato per le due giovanissime aquile un finale inaspettato.
Il controllo di terra, passato il tempo entro il quale il capo formazione avrebbe dovuto rapportare, iniziano a chiamare via radio i loro nominativi, in modo sempre più insistente e preoccupato. Non ricevendo risposta allertano tutti i velivoli in volo e chiedono loro di tentare una comunicazione con i due caccia che non rispondono alle chiamate. Purtroppo i piloti Aldo Spagnol e Roberto Varaldo non risponderanno più a nessuna chiamata.
I due caccia, nel cielo sopra la Val Ceno, incappano in un violento temporale; prontamente correggono la rotta per uscire nel più breve tempo possibile da quell'aera di turbolenza pericolosissima , ma mentre mettono in atto l'azione, una raffica di vento imprevedibile sbatte i cacciabombardieri come fossero fuscelli e provoca una collisione tra i due, con conseguente perdita di controllo di entrambi i velivoli. Nell'impatto l'aereo di Spagnol rimane gravemente danneggiato e il pilota viene catapultato fuori da velivolo, decede all'istante, per poi precipitare su una campata di fili elettrici presso l'abitato di Ca Guselli; mentre l'altro velivolo, con la cabina rimasta integra, permette al Varaldo di lanciarsi col paracadute, ma dato la bassa quota, l'assetto del velivolo e il temporale in atto con raffiche di vento violentissime, il paracadute si apre in modo anomalo e non lascia scampo al giovane aviatore del 50°. Il suo corpo verrà recuperato col paracadute aperto nel bosco.
I due velivoli precipitano qualche chilometro l'uno dall'altro nella zona tra il Valico del Pelizzone e Bardi, una zona montagnosa ed impervia.
Il controllo di terra, passato il tempo entro il quale il capo formazione avrebbe dovuto rapportare, iniziano a chiamare via radio i loro nominativi, in modo sempre più insistente e preoccupato. Non ricevendo risposta allertano tutti i velivoli in volo e chiedono loro di tentare una comunicazione con i due caccia che non rispondono alle chiamate. Purtroppo i piloti Aldo Spagnol e Roberto Varaldo non risponderanno più a nessuna chiamata.
I due caccia, nel cielo sopra la Val Ceno, incappano in un violento temporale; prontamente correggono la rotta per uscire nel più breve tempo possibile da quell'aera di turbolenza pericolosissima , ma mentre mettono in atto l'azione, una raffica di vento imprevedibile sbatte i cacciabombardieri come fossero fuscelli e provoca una collisione tra i due, con conseguente perdita di controllo di entrambi i velivoli. Nell'impatto l'aereo di Spagnol rimane gravemente danneggiato e il pilota viene catapultato fuori da velivolo, decede all'istante, per poi precipitare su una campata di fili elettrici presso l'abitato di Ca Guselli; mentre l'altro velivolo, con la cabina rimasta integra, permette al Varaldo di lanciarsi col paracadute, ma dato la bassa quota, l'assetto del velivolo e il temporale in atto con raffiche di vento violentissime, il paracadute si apre in modo anomalo e non lascia scampo al giovane aviatore del 50°. Il suo corpo verrà recuperato col paracadute aperto nel bosco.
I due velivoli precipitano qualche chilometro l'uno dall'altro nella zona tra il Valico del Pelizzone e Bardi, una zona montagnosa ed impervia.
La stampa dell'epoca
Sotto: l'articolo apparso sulla Gazzetta di Parma il 14 maggio 1971

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Sotto: l'articolo apparso sulla Libertà di Piacenza il 14 maggio 1971

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Sotto: l'articolo apparso sulla Libertà di Piacenza il 15 maggio 1971

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Inizio delle ricerche
Verso fine maggio del 2021 Arrigo e Pierlino, dopo aver chiesto informazioni a quasi tutti quei pochissimi abitanti rimasti nell'area del Pelizzone, mettono insieme tutti i dati raccolti e dopo averli analizzati a tavolino e studiato la topografia del terreno, il 30 maggio individuano il primo F-84. Sul luogo i ricercatori recuperano pezzetti di lamiera della carlinga, bulloni, piccoli reperti del turbomotore ecc. Nelle settimane successive il gruppo ritorna più volte per tentare di ritrovare anche il punto di schianto del secondo F-84. Partecipano assiduamente alle ricerche Arrigo, Cristiano, Stefano e Pierlino. Sotto alcune fotografie dei reperti ritrovati.
Rinvenimento dell'orologio del tenente pilota Aldo Spagnol
Foto sopra: l'orologio aeronautico che Aldo Spagnol indossava si è fermato sull'ora dell'incidente...
Dal diario di bordo del Grac: Nell'uscita di oggi, 15 luglio 2021, alla ricerca di altri frammenti dei due F-84 caduti sul Monte Pelizzone, effettuata da Arrigo, Stefano e Pierlino, è stato rinvenuto un oggetto personale di estrema importanza: un orologio aeronautico, di sicuro appartenuto ad uno dei due sfortunati piloti che qui persero la vita a seguito dell'incidente.
Il prezioso reperto è stato dissotterrato da Stefano, il quale ha subito intuito l'importanza del ritrovamento ed avvisato a gran voce gli altri ricercatori presenti nel bosco, che subito sono accorsi per congratularsi e condividere la forte emozione.
Sotto le immagini dell'orologio appena dissotterrato (foto Francani).
Il prezioso reperto è stato dissotterrato da Stefano, il quale ha subito intuito l'importanza del ritrovamento ed avvisato a gran voce gli altri ricercatori presenti nel bosco, che subito sono accorsi per congratularsi e condividere la forte emozione.
Sotto le immagini dell'orologio appena dissotterrato (foto Francani).
Identificazione del proprietario e ritrovamento dei famigliari
Foto sopra: il retro dell'orologio che l'A.M.I. aveva assegnato al tenente Spagnol, con tanto di matricola militare.
Subito nei giorni seguenti al ritrovamento, il presidente del Grac, Luigi Buratti, in stretta collaborazione con il presidente dell'AAA di Fidenza, colonnello Alberto Bianchi, hanno verificato ed accertato che il reperto in questione fosse proprio quello assegnato dall'AMI al tenente Spagnol; successivamente hanno contattato le Autorità del paese d'origine del pilota e la locale Associazione Arma Aeronautica capitanata da Giorgio Milani, per accordarsi sulla consegna dell'orologio ai famigliari dello Spagnol.
27 novembre: riconsegna dell'orologio al sindaco di Valvasone Arzene
Foto sopra, da sinistra a destra: Alberto Bianchi, presidente AAA di Fidenza; Markus Maurmair, sindaco di Arzene; Stefano Terret, il ricercatore del Grac che ha rinvenuto l'orologio di Spagnol.
Il giorno 27 novembre nel Municipio di Valvasone Arzene è avvenuta la cerimonia di consegna dell'orologio di Spagnol. Ad accompagnare il reperto erano il presidente del Grac, Luigi Buratti, il presidente dell'AAA di Fidenza, Alberto Bianchi e i ricercatori Arrigo Francani e Stefano Terret. La cerimonia è stata semplice e, nonostante gli oltre cinquant'anni passati dall'accaduto, carica di emozione.
Le immagini sotto riportate sono state riprese il 27 novembre 2021 e ricostruiscono l'incontro tra il Grac, l'AAA di Fidenza, quella di Arzene e l'Amministrazione Comunale. Le foto sono state scattate da Giannino Del Col e Arrigo Francani.
Le immagini sotto riportate sono state riprese il 27 novembre 2021 e ricostruiscono l'incontro tra il Grac, l'AAA di Fidenza, quella di Arzene e l'Amministrazione Comunale. Le foto sono state scattate da Giannino Del Col e Arrigo Francani.
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Il sindaco Markus Maurmair ricorda il tragico incidente mortale
Alle ore 10 e minuti 32 l’ultimo segnale sui radar poi dei due F-84F militari nessuna traccia.
In seguito la testimonianza di chi ha assistito di persona al tragico evento che racconta di una manovra che ha portato due aeroplani a toccarsi in volo, immediata l’esplosione di uno mentre l’altro andava a schiantarsi contro le pendici del monte Pellizzone, montagna che segna il confine tra le province di Parma e Piacenza.
La fiammata causata dall’esplosione ha coinvolto anche due motociclisti a terra investiti dalla pioggia di detriti causata dal tragico destino che ha visto due giovani piloti perdere la vita in un lampo. Si trattava del sottotenente Roberto Varaldo, nativo di Savona e di 25 anni, e del parigrado Aldo Spagnol di 23 anni. Aldo è nato e cresciuto ad Arzene e ha coronato il sogno di tanti suoi coetanei diventando pilota di quei jet che rappresentavano la grande sfida dell’uomo a inseguire il sogno di Icaro.
Dalla cronaca dell’incidente accaduto nei cieli sopra l’Appennino il 13 maggio 1971 si scopre che Aldo Spagnol non ha avuto nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse accadendo poiché il suo velivolo è scoppiato in volo mentre il compagno di viaggio Roberto Varaldo ha cercato una manovra di salvataggio in extremis eiettandosi dal suo aeroplano ma senza alcuna fortuna seguendo così nel tragico destino il collega di volo.
Sono trascorsi 50 anni da quei giorni che segnarono profondamente la Comunità di Arzene e, in particolare, la famiglia di Aldo Spagnol la cui madre, Noemi Mangialenti alla soglia dei 100 anni, è ancora viva ed è tra le più anziane del paese.
Tuttavia, dopo tanto tempo la scorsa settimana un’inattesa visita ha fatto riemergere alla memoria quei tristi momenti. Infatti, una delegazione dell’associazione aeronautica di Fidenza, proveniente dalla provincia di Parma, composta da 4 ex avieri, guidata dal colonnello Alberto Bianchi, ha chiesto un incontro alla consorella di Valvasone Arzene perché aveva degli oggetti di grande valore e correlati all’incidente occorso ad Aldo Spagnol da consegnare nelle mani del Sindaco Markus Maurmair e del locale capo nucleo Giorgio Milani.
Infatti, dell’incidente accaduto sul monte Pellizzone si sono interessati in molti nel corso degli anni e di recente anche il Gruppo Ricercatori Aerei Caduti di Piacenza ha effettuato una campagna di esplorazione sulla montagna con moderni metal detector con una perlustrazione che ha coperto diversi chilometri quadrati ritrovando parti del velivolo pilotato da Aldo Spagnol. Piccoli frammenti della carlinga e alcuni componenti elettriche dei complessi meccanismi del F-84F sono stati raccolti e rappresentano una viva prova del tragico epilogo dell’aeroplano esploso in aria.
Ma, la sorpresa più inattesa è stata riservata a due componenti dell’associazione, Arrigo Francani e a Stefano Terret, che deviando di alcune decine di metri rispetto l’area in perlustrazione e dopo un solo flebile segnale si sono trovati tra le mani un oggetto inaspettato e di grande valore umano. Inizialmente avevano pensato di aver rinvenuto un manometro ma in realtà era un oggetto personale che parlava direttamente di Aldo. Infatti, una volta ripulito si è compreso che i due ricercatori si erano imbattuti nell’orologio, un cronografo, appartenuto al pilota friulano e che, a causa dell’esplosione, deve essergli stato strappato dal polso volando ancora più lontano di quanto si fosse immaginato. Il quadrante è gravemente danneggiato, illeggibile perché coperto di terra, e il cristallo di copertura ha un piccolo foro mentre la cassa in acciaio è perfettamente conservata con tanto di incisione che riporta gli acronimi e le parole “A.M.I. (Aeronautica Militare Italiana, ndr) CRONOMETRO TIPO CP-2 M.M. (Matricola Militare, ndr) 201000”.
“Con il vicesindaco Massimiliano Bellone abbiamo accolto ben volentieri la delegazione emiliana e prima li abbiamo accompagnati in cimitero ad Arzene per visitare il piccolo monumento a ricordo di Aldo Spagnol eretto all’interno della tomba di famiglia e costruito richiamando le forme di un jet ma le emozioni più forti le abbiamo provate al momento della cerimonia ufficiale di consegna di ciò che le ricerche avevano consentito di individuare. Quando Arrigo Franchi mi ha consegnato i frammenti del velivolo di Aldo il tempo si è fermato e in sala consigliare si sentiva il silenzio della commozione nel ricordo del giovane pilota ma è stato un vero tuffo al cuore il momento in cui il ricercatore mi ha fatto notare come le lancette dell’orologio di Aldo fossero ferme a segnare le 10 e 32 proprio la stessa ora e lo stesso minuto in cui egli cinquant’anni fa perì nell’esplosione del suo aereo”.
Ora abbiamo in consegna delle testimonianze concrete dell’incidente occorso ad Aldo Spagnol e che valorizzeremo al meglio insieme all’associazione aeronautica di Valvasone Arzene ascoltando le indicazioni del referente Giorgio Milani, anche perché alcuni anni fa la madre di Aldo consegnò al responsabile regionale, Romeo Zolli, la spada da ufficiale appartenuta al giovane sottotenente. Oggi si deve definire come unire tutte queste testimonianze per conservarle nella sede locale del sodalizio o in qualche altro luogo di particolare interesse a ricordo della giovane vita spezzata dal destino mentre inseguiva e realizzava il suo sogno di volare.
In seguito la testimonianza di chi ha assistito di persona al tragico evento che racconta di una manovra che ha portato due aeroplani a toccarsi in volo, immediata l’esplosione di uno mentre l’altro andava a schiantarsi contro le pendici del monte Pellizzone, montagna che segna il confine tra le province di Parma e Piacenza.
La fiammata causata dall’esplosione ha coinvolto anche due motociclisti a terra investiti dalla pioggia di detriti causata dal tragico destino che ha visto due giovani piloti perdere la vita in un lampo. Si trattava del sottotenente Roberto Varaldo, nativo di Savona e di 25 anni, e del parigrado Aldo Spagnol di 23 anni. Aldo è nato e cresciuto ad Arzene e ha coronato il sogno di tanti suoi coetanei diventando pilota di quei jet che rappresentavano la grande sfida dell’uomo a inseguire il sogno di Icaro.
Dalla cronaca dell’incidente accaduto nei cieli sopra l’Appennino il 13 maggio 1971 si scopre che Aldo Spagnol non ha avuto nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse accadendo poiché il suo velivolo è scoppiato in volo mentre il compagno di viaggio Roberto Varaldo ha cercato una manovra di salvataggio in extremis eiettandosi dal suo aeroplano ma senza alcuna fortuna seguendo così nel tragico destino il collega di volo.
Sono trascorsi 50 anni da quei giorni che segnarono profondamente la Comunità di Arzene e, in particolare, la famiglia di Aldo Spagnol la cui madre, Noemi Mangialenti alla soglia dei 100 anni, è ancora viva ed è tra le più anziane del paese.
Tuttavia, dopo tanto tempo la scorsa settimana un’inattesa visita ha fatto riemergere alla memoria quei tristi momenti. Infatti, una delegazione dell’associazione aeronautica di Fidenza, proveniente dalla provincia di Parma, composta da 4 ex avieri, guidata dal colonnello Alberto Bianchi, ha chiesto un incontro alla consorella di Valvasone Arzene perché aveva degli oggetti di grande valore e correlati all’incidente occorso ad Aldo Spagnol da consegnare nelle mani del Sindaco Markus Maurmair e del locale capo nucleo Giorgio Milani.
Infatti, dell’incidente accaduto sul monte Pellizzone si sono interessati in molti nel corso degli anni e di recente anche il Gruppo Ricercatori Aerei Caduti di Piacenza ha effettuato una campagna di esplorazione sulla montagna con moderni metal detector con una perlustrazione che ha coperto diversi chilometri quadrati ritrovando parti del velivolo pilotato da Aldo Spagnol. Piccoli frammenti della carlinga e alcuni componenti elettriche dei complessi meccanismi del F-84F sono stati raccolti e rappresentano una viva prova del tragico epilogo dell’aeroplano esploso in aria.
Ma, la sorpresa più inattesa è stata riservata a due componenti dell’associazione, Arrigo Francani e a Stefano Terret, che deviando di alcune decine di metri rispetto l’area in perlustrazione e dopo un solo flebile segnale si sono trovati tra le mani un oggetto inaspettato e di grande valore umano. Inizialmente avevano pensato di aver rinvenuto un manometro ma in realtà era un oggetto personale che parlava direttamente di Aldo. Infatti, una volta ripulito si è compreso che i due ricercatori si erano imbattuti nell’orologio, un cronografo, appartenuto al pilota friulano e che, a causa dell’esplosione, deve essergli stato strappato dal polso volando ancora più lontano di quanto si fosse immaginato. Il quadrante è gravemente danneggiato, illeggibile perché coperto di terra, e il cristallo di copertura ha un piccolo foro mentre la cassa in acciaio è perfettamente conservata con tanto di incisione che riporta gli acronimi e le parole “A.M.I. (Aeronautica Militare Italiana, ndr) CRONOMETRO TIPO CP-2 M.M. (Matricola Militare, ndr) 201000”.
“Con il vicesindaco Massimiliano Bellone abbiamo accolto ben volentieri la delegazione emiliana e prima li abbiamo accompagnati in cimitero ad Arzene per visitare il piccolo monumento a ricordo di Aldo Spagnol eretto all’interno della tomba di famiglia e costruito richiamando le forme di un jet ma le emozioni più forti le abbiamo provate al momento della cerimonia ufficiale di consegna di ciò che le ricerche avevano consentito di individuare. Quando Arrigo Franchi mi ha consegnato i frammenti del velivolo di Aldo il tempo si è fermato e in sala consigliare si sentiva il silenzio della commozione nel ricordo del giovane pilota ma è stato un vero tuffo al cuore il momento in cui il ricercatore mi ha fatto notare come le lancette dell’orologio di Aldo fossero ferme a segnare le 10 e 32 proprio la stessa ora e lo stesso minuto in cui egli cinquant’anni fa perì nell’esplosione del suo aereo”.
Ora abbiamo in consegna delle testimonianze concrete dell’incidente occorso ad Aldo Spagnol e che valorizzeremo al meglio insieme all’associazione aeronautica di Valvasone Arzene ascoltando le indicazioni del referente Giorgio Milani, anche perché alcuni anni fa la madre di Aldo consegnò al responsabile regionale, Romeo Zolli, la spada da ufficiale appartenuta al giovane sottotenente. Oggi si deve definire come unire tutte queste testimonianze per conservarle nella sede locale del sodalizio o in qualche altro luogo di particolare interesse a ricordo della giovane vita spezzata dal destino mentre inseguiva e realizzava il suo sogno di volare.
Il monumento a ricordo dei due aviatori
Sulla strada (SP 359) che da Bardi porta a Bore e Morfasso, pochi chilometri prima del Passo del Pelizzone, sulla destra, e stato posto il monumento che ricorda i due piloti tragicamente scomparsi nel maggio del 1971.
L'eco dell'evento sulla stampa e sul web
Sotto: l'articolo apparso su Libertà il 6 dicembre 2021

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Sotto: l'articolo apparso sul Gazzettino di Pordenone il 04 dicembre 2021

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Sotto: l'articolo apparso sul Bollettino di informazione dell’Ass.ne Arma Aeronautica, Sezione di Fidenza, dic. 2021, n° 105

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Sotto: l'articolo apparso sulla Gazzetta di Parma il 6 dicembre 2021

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Sotto: l'articolo apparso sul Messaggero Veneto il 4 dicembre 2021

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Qui sotto il link del sito Valceno Storia, che riporta la storia sopra narrata
Pagina pubblicata il 23 marzo 2022