Bogli, Ottone, Piacenza, Italy. Vickers Wellington
L'apertura di questo "caso" si deve all'amico Ugo Pasini di Viguzzolo, che a suo tempo segnalò il "triplice incidente aeronautico della Val Boreca". Quasi certamente si tratta di un altro Wellington (vedi pagina di Artana), e sicuramente fa parte di quel "lotto" di bombardieri persi dagli inglesi lungo la notte tra il 24 e il 25 novembre 1943. Erano tutti decollati dal nord Africa per raggiungere Torino, dove avrebbero dovuto sganciare bombe sulla fabbrica di cuscinetti della Fiat; ma solo una decina degli oltre settanta velivoli impegnati in quella missione raggiunsero l'obiettivo, e diciassette di questi non fecero ritorno. La causa della gravissima perdita non fu bellica bensì meteorologica. Gli stormi incontrarono un tempo proibitivo sulla fascia appenninica (bufera di neve con violentissime raffiche di vento...) e si trovarono improvvisamente nell'impossibilità di proseguire ed anche di rientrare. I piloti compirono manovre disperate per allontanarsi da quell'aerea invasa da turbolenze insostenibili, capaci di torcere e finanche spaccare le parti più sollecitate degli aerei, e ancor di più per fuggire dalla letale formazione di ghiaccio sulle superfici gelide, in grado, nel tempo di pochi minuti, di appesantire e modificare i profili aerodinamici di ali e superfici di governo fino al loro completo bloccaggio. Ma non tutti vi riuscirono... I componenti dell'equipaggio di questo aereo morirono tutti causa il violento impatto contro la costa rocciosa sul lato nord di Poggio Rondino. Quanti erano con esattezza non si sa ancora. Gli uomini a bordo di questo tipi di velivolo potevano essere tra cinque e sei secondo il tipo di missione. Un abitante di Bogli sostiene che furono dieci, ma è probabile che in questo conteggio siano compresi anche quei cinque di Artana, in quanto al tempo la Parrocchia di Bogli includeva anche la Chiesa di Artana, come riferito dagli abitanti del loco.
14 marzo 2015. Arrigo e Pierlino, dopo aver ricevuto le precise istruzioni sul punto di caduta, da parte di Ugo Pasini (il quale si è avvalso di un testimone insostituibile e memoria storica di Bogli: Vittorio Toscanini, classe 1925), compiono un primo tentativo per ritrovare i resti di questo velivolo, ma arrivati sul posto si devono accontentare di scattare delle foto in quanto il luogo da raggiungere, situato in quota tra il Legnà e Poggio Rondino, è ancora coperto da neve e data la pendenza sarebbe un vero azzardo proseguire... Sotto le foto riprese oggi a Bogli e d'intorni dal Grac (eccetto le prime due che sono state scattate in una precedente ricognizione effettuata il 31 gennaio 2015).
09 maggio 2015. Oggi la compagnia è numerosa, oltre Arrigo e Pierlino c'è anche Luca; il tempo è splendido, l'entusiasmo è elevato. I tre si portano sulla stradina che va a Bogli e raggiungono l'inizio del sentiero che sale sul filo di cresta tra il Cavalmurone e Poggio Rondino. Ripassano le precise istruzioni cartografiche e fotografiche messe a punto da Ugo e poi, zaini in spalla, si avviano... Alle dieci sono già sull'area di ricerca e, accesi gli strumenti, proseguano fin quasi al buio, "scandagliando" prati, boschi e anche canaloni dove si sta in equilibrio precario... Niente, nessun aereo ritrovato, i componenti del gruppetto rientrano stanchi e un poco abbacchiati. Ritorneranno, questo è certo. Sotto le foto dell'uscita di oggi e panorami della zona.
Ritrovati i resti del velivolo
04 luglio 2015. Arrigo Pierlino arrivano a Bogli di buon ora e "intervistano" tutte le persone che incontrano. L'episodio dell'aereo tutti lo conoscono, almeno per sentito dire, ma c'è ancora chi lo ha vissuto in prima persona, come il signor Vittorio Toscanini, classe 1925, di Bogli. Il quale racconta al Grac il fatto e, dalla finestra di casa sua, indica con precisione il "costone" dove si schiantò il velivolo. Il tutto sembrerebbe semplice dopo aver ascoltato le precise istruzioni di Toscanini, ma lo doveva essere anche la volta scorsa, quando le dritte erano altrettanto definite... Il problema è che quando ci si muove in zone impervie come queste, la precisione cartografica non basta, può essere accuratissima, anche nell'ordine di qualche decina di metri (come si dimostrerà che era effettivamente...), ma se non ci fosse la "guida" del luogo, che fisicamente accompagna i ricercatori sul punto, ben difficilmente si ritroverebbero i rottami ricercati, tanto meno durante le prime uscite... Perfettamente consci di questo i due ricercatori chiedono se vi fosse in paese qualcuno, in grado di far loro da guida. Incontrano Giuseppe Toscanini, un signore del 1945, nativo di Bogli, che sa dove sono caduti gli "inglesi", suo padre più volte glielo aveva fatto vedere quel punto. Giuseppe accetta di accompagnare il Grac e dopo pranzo si mette alla testa della "spedizione". Li scorta, dapprima su sentieri battuti e noti, poi su "piste" conosciute solo da lui ma invisibili ai ricercatori, fino alla meta. Poco dopo aver acceso i cerca metalli vengono individuati i primi reperti: centrato! Tutti soddisfatti. Giuseppe assiste per un poco ai lavori poi lascia il gruppo e ritorna a Bogli attraverso gli antichi sentieri che percorreva da piccolo, anche se non più visibili ad occhio nudo. Lui li percepisce con l'anima e li sa seguire senza sbagliarsi di un tornante, cosi come ricorda anche i nomi di ogni singolo appezzamento di terra o di bosco, secondo la "cultura superiore" di un tempo; di quando la sveglia la dava il gallo e la buona notte il canto delle civette, il tutto in un silenzio naturale altamente formativo... Qui di seguito il video e le foto della ricerca, con i reperti ritrovati nella giornata odierna.
Il "parapetto aereo"
04 luglio 2015. Mentre i componenti del Grac stanno chiedendo alle persone del posto notizie riguardanti il velivolo caduto nel 1943, una di queste li invita a seguirla fra le strette viuzze dell'antico borgo. Poco dopo si ferma ed indica due sbarre messe a protezione tra due case, sopra un gradone. Si tratta di due tubi che facevano parte della struttura dell'aereo, recuperate al tempo ed impiegate per la sicurezza degli abitanti. Il metallo non è stato protetto da nessun conservante, ma a vederlo sembra non dimostrare affatto i suoi settanta e passa anni...
Un altro Wellington, il "secondo"
11 luglio 2015. Nella ricerca odierna, condotta da Cristiano e Pierlino, sono state ritrovate delle fusioni (segno inequivocabile di violento incendio) e schegge di bomba di spessore notevole (indicatori di carico bellico ancora a bordo nell'impatto. E' probabile che sia accaduto come nell'incidente di Artana, dove i tedeschi fecero brillare le bombe inesplose ritrovate nei pressi del relitto, ma qui, al momento, non ci sono testimonianze...). Per quanto riguarda il tipo di aeromobile, dopo l'esame dei reperti ritrovati in quest'altra uscita, si può sostenere che si tratta di un altro Wellington: i ganci a "farfalla", i pezzi di longheroni della struttura geodetica, i bossoli delle mitragliatrici 7,7 inglesi, lo dichiarano. Non ultima la giusta considerazione di Arrigo riguardo la formazione di una squadriglia: secondo la strategia dei comandi alleati non era logico inviare in missione di bombardamento aerei di diverse caratteristiche, che avrebbero dovuto volare con parametri diversi. Si tendeva a standarizzare il più possibile le formazioni di volo con gli stessi velivoli, perlomeno quelli con lo stesso ruolo, facilitando il lavoro degli equipaggi: sia nella condotta del volo per i piloti sia nella manutenzione per gli specialisti. Si ricorda che questo aereo precipitò la stessa notte, ed è probabile alla stessa ora, del Wellington caduto ad Artana, già citato sopra. Di seguito le immagini dell'escursione e dei reperti ritrovati.
Le bombe inesplose
Dopo il ritrovamento di numerosi frammenti di bombe sul luogo dell'incidente si era subito pensato che anche qui fossero intervenuti i tedeschi con gli esplosivi, come accadde ad Artana (il primo Wellington ritrovato), ora se ne ha la certezza. Il signor Daniele Sparpaglioni di Godiasco (PV) ha scritto al Grac e raccontato la testimonianza del signor Cesare Spinetta, classe 32, che nel 1943 viveva a Bogli. Spinetta dice che il velivolo cadde in località "Rua" e che subito il giorno dopo la caduta una squadra di artificieri germanici arrivò a Bogli per poi salire su alla "Rua", sotto Poggio Rondino, per far brillare eventuali ordigni inesplosi che potevano essere a bordo. I tedeschi, prima di dar luogo alle esplosioni, avvisarono la popolazione di lasciare aperte le finestre, per evitare che i violenti spostamenti dell'aria dovuti alle deflagrazioni potessero causare seri danni alle case del paese. Si rammenta che le bombe a bordo, se non innescate prima dall'equipaggio, ben difficilmente possano esplodere anche in presenza di un urto violentissimo come in questo caso. Si ricorda pure che quasi tutti i bombardieri di questa sfortunatissima missione non raggiunsero mai il loro obiettivo (FIAT, Torino) e che, causa il maltempo, tentarono di ritornare alla loro base di partenza, senza ovviamente aver innescato gli ordigni che avevano nella carlinga, operazione questa da farsi solamente nell'imminenza del lancio sopra l'obiettivo.
Immagini di Bogli
Un'altra esplorazione sul campo
08 agosto 2015. Nella ricerca effettuata oggi da Arrigo e Pierlino sono stati rinvenuti ancora diversi frammenti dell'aereo. Alcuni riportano le stampigliature del fabbricante, identificative di parti dell'aeromobile. Si spera che con lo studio di questi nuovi reperti sia possibile far ulteriore luce sul caso. Sotto: immagini dell'uscita e dei pezzi raccolti...
Per la quinta volta su alla "Rua"
23 agosto 2015. E' la quinta volta che il Grac esplora il luogo della caduta del Wellington con la speranza di ritrovare un reperto che possa far risalire al numero di carrozza del velivolo o, meglio ancora, di ritrovare un piastrino di identificazione di un membro dell'equipaggio. Le speranze non sono state esaudite neanche oggi. Poi ci si è messa anche la pioggia che, contrariamente alle previsioni, che la davano in arrivo verso sera, a mezzogiorno ha iniziato a battere sui faggi in modo massiccio, costringendo i ricercatori ad abbandonare con premura la zona. Peccato! Oggi era presente anche l'amico del Grac Federico Cecconi di Milano, e se il tempo avesse tenuto, in tre si sarebbe potuto sperare di più... Sotto le foto della giornata e dei pezzi ritrovati...
29 agosto 2015. Nell'uscita di oggi, condotta da Arrigo e Pierlino, sono stati rinvenuti i seguenti reperti...
06 agosto 2016. Nella giornata di oggi Arrigo e Pierlino hanno svolto un'altra ricerca sul luogo del disastro. Presente anche l'amico Giuseppe Zurla che ha voluto partecipare alla "scampagnata". In questo posto sono state effettuate già molte ricerche perché si spera sempre di trovare qualche reperto "risolutivo", ma nemmeno questa volta è stata quella buona: il mistero di chi era a bordo di questo aereo continua... Sotto alcune immagini della giornata e dei pezzi rinvenuti.