Bombe sulla valle del Nure
Domenica 14 maggio 1944: sulla valle del Nure splende un bel sole. E' una giornata colma di colori: solamente del verde non si contano le varianti; poi ci sono i fiori, anch'essi impareggiabili in numero, bellezza e varietà. Nelle siepi il merlo e l'usignolo eseguono il loro concerto di musica classica, gratuitamente, e le allodole regalano il loro a mezz'aria, mentre le rondini fanno evoluzioni con grande perizia per cibarsi e, crediamo, anche per diletto.
E' quasi mezzogiorno, a Rizzolo le donne, che sono state a "messa prima", sono indaffarate per preparare il pranzo della domenica, che richiede maggior attenzione perché deve essere più ricco dei giorni ordinari. Non sono tempi di vacche grasse, per molte famiglie il pasto della domenica è forse l'unico dove si mangia a sazietà. Gli uomini, le signorine e i ragazzini sono in chiesa, a "messa grande", ma siamo quasi alla fine della funzione e tra non molto il parroco congederà il suo "gregge" con la benedizione e le ultime parole saranno "andate in pace". Finita la messa tutti a casa a godersi il buon cibo e un pomeriggio di relax, dopo una settimana di lavoro senza sosta nei campi, con le bestie e altri mille incombenze. Come accade in tutti i villaggi della provincia, la domenica pomeriggio gli uomini vanno all'osteria, per socializzare e fare magari una briscola; i ragazzini si ritrovano nella "piazza centrale" e si inventano di sicuro qualche gioco di puro divertimento, a volte non sempre "lecito", spessissimo pericoloso; le signorine passano a braccetto davanti ai luoghi di ritrovo e se la contano, e i ragazzotti, seduti fuori dal locale pubblico, simulando il più completo disinteresse, "passano ai raggi x" qualsiasi piccolo movimento o espressione di ogni singola ragazza per carpire qualche segnale d’intesa… Le donne sono a casa a riposare e fanno società sedute nel cortile della Maria o della Pina e parlano con pacatezza e buon senso, poi verso le quattro andranno al vespro insieme alle figlie.
La campagna sulle lievi colline di Rizzolo, in questa stagione, è un capolavoro del creato. A confronto i paesaggi dei grandi artisti, seppur quotati fior di quattrini, non possono che essere perdenti: dei poveri simulacri in confronto alla "tela reale"...
E' quasi mezzogiorno, a Rizzolo le donne, che sono state a "messa prima", sono indaffarate per preparare il pranzo della domenica, che richiede maggior attenzione perché deve essere più ricco dei giorni ordinari. Non sono tempi di vacche grasse, per molte famiglie il pasto della domenica è forse l'unico dove si mangia a sazietà. Gli uomini, le signorine e i ragazzini sono in chiesa, a "messa grande", ma siamo quasi alla fine della funzione e tra non molto il parroco congederà il suo "gregge" con la benedizione e le ultime parole saranno "andate in pace". Finita la messa tutti a casa a godersi il buon cibo e un pomeriggio di relax, dopo una settimana di lavoro senza sosta nei campi, con le bestie e altri mille incombenze. Come accade in tutti i villaggi della provincia, la domenica pomeriggio gli uomini vanno all'osteria, per socializzare e fare magari una briscola; i ragazzini si ritrovano nella "piazza centrale" e si inventano di sicuro qualche gioco di puro divertimento, a volte non sempre "lecito", spessissimo pericoloso; le signorine passano a braccetto davanti ai luoghi di ritrovo e se la contano, e i ragazzotti, seduti fuori dal locale pubblico, simulando il più completo disinteresse, "passano ai raggi x" qualsiasi piccolo movimento o espressione di ogni singola ragazza per carpire qualche segnale d’intesa… Le donne sono a casa a riposare e fanno società sedute nel cortile della Maria o della Pina e parlano con pacatezza e buon senso, poi verso le quattro andranno al vespro insieme alle figlie.
La campagna sulle lievi colline di Rizzolo, in questa stagione, è un capolavoro del creato. A confronto i paesaggi dei grandi artisti, seppur quotati fior di quattrini, non possono che essere perdenti: dei poveri simulacri in confronto alla "tela reale"...
Purtroppo non sarà la solita domenica, trascorsa piacevolmente con la famiglia, gli amici, i compagni di gioco in piena e innocente allegria. No, non andrà affatto così: né pranzo, né riposo, né divertimento, ma nera disperazione, solamente disperazione: sta arrivando l'apocalisse! Nemmeno il tempo di rendersene conto e a Rizzolo diventa buio a mezzogiorno: le centinaia di fortezze volanti quadrimotori oscurano la valle del Nure sotto di loro; il rumore è assordante, si può comunicare solo a gesti, i vetri tremano, più tardi scoppieranno. Gli abitanti si fermano tutti con lo sguardo rivolto alla formazione di aerei proprio sulle loro teste, sono altissimi, ognuno lascia una scia di condensa per ogni motore che lo spinge. Qualcuno si chiede "dove andranno?", ma i più smaliziati temono di conoscere il loro obiettivo: San Damiano, aeroporto tedesco; i fatti di lì a poco daranno purtroppo ragione a loro. Nei giorni precedenti e anche nei mesi precedenti c'erano stati molti voli della ricognizione alleata per scattare foto e poi studiare a fondo e con precisione gli obiettivi; oggi è la giornata dedicata alla realizzazione dei progetti preparati a tavolino negli alti comandi che dirigono la strategia della guerra. Dopo qualche istante si odono le prime esplosioni, per tutti è ora chiaro che sono qui per l'aeroporto, da prima sono sparute, come se stessero aggiustando il tiro, poi via via sempre più vicine nel tempo e anche nello spazio. Fra la gente è puro panico, tutti sperano che nessuna bomba cada sulle loro teste a Rizzolo, ma non sarà così. Gli americani hanno studiato le centinaia di fotografie fatte dai loro ricognitori e raccolto notizie tramite i loro ufficiali dei servizi segreti, che paracadutati parecchi mesi fa hanno avuto tempo di formare una rete d’informazioni ed ora passano notizie dettagliate ai loro superiori sulle forze nemiche, sulla dislocazione, armamenti ecc. I comandi strategici americani quindi sanno bene dove sono dislocati i nemici: sanno che nella valletta alla periferia sud di Rizzolo c'è un attendamento permanente di tedeschi, potrebbero sapere anche della mensa per i quadri, ricavata nel castello; insomma, hanno una conoscenza sulla situazione più precisa degli stessi abitanti del luogo.
Il lavoro di demolizione dell’aeroporto è iniziato e procede secondo i piani, i bombardieri si presentano a squadre, svuotano le loro stive di morte e virano per ritornare alla base, le mitragliere contraeree sono sì efficienti, come sanno esserlo solo i tedeschi, ma gli altri non sono nati ieri e stanno alti, fuori portata, tanto di esplosivo ne hanno da vendere e la precisione che si avrebbe sganciando a una quota inferiore, viene supplita dall'abbondanza di bombe buttate. "Meglio che crepi qualcuno in più la sotto che uno dei nostri equipaggi", sembra un principio crudele, e certamente lo è, ma non sono in un'aula a discutere sul sesso degli angeli, sono sul campo di battaglia, e la legge è: mors tua vita mea! Potendo, chi non ragionerebbe così? Le bombe quindi cadono infinite e per ognuna che esplode, il panico, tra la gente di Rizzolo, aumenta. Qualche ordigno è già caduto vicino al paese: il cuore batte all'impazzata, il fiato è corto per lo stress, ma anche per gli immensi polveroni che sollevano gli ordigni ad ogni deflagrazione. Ognuno ha scelto un posto per riparare sé e i suoi famigliari, chi s'è barricato in cantina, chi s'è nascosto nel pozzo; chi in un anfratto naturale del terreno; chi a cielo aperto coricandosi in qualche solco profondo nei campi, lontani dalle abitazioni. Un gruppetto di civili ha scelto di riparare sotto il ponticello sul rio che passa a fianco la chiesa e davanti al cimitero di Rizzolo. Il ponte è veramente minuscolo, d'altra parte deve servire solo un paio di famiglie che abitano oltre l'esiguo torrente. A guardarlo, ancora oggi, è un manufatto insignificante e visibile solo quando ci sei nei pressi. Non ci sono notizie certe di quanti si siano ritirati sotto la volta di mattoni del ponte; si sa solo che il destino non sarà loro favorevole. Verosimilmente è andata così: un pilota da caccia, col compito di scortare i bombardieri, vede gente dirigersi nel fosso e "sparire", magari li scambia per tedeschi dell'accampamento vicino, che corrono nel rifugio per ripararsi. Il caccia si abbassa, punta il suo bersaglio e mitraglia d'infilata lungo il rio in direzione del piccolo ponte, poi riprende quota; per essere certo che il lavoro sia fatto a "regola d'arte", sgancia anche qualche ordigno...
L'apocalisse si protrae per due ore circa, poi ha fine. Ora Rizzolo è un altro mondo: colpiscono prima i sopravvissuti, molti in stato confusionale, che vagano senza una precisa meta, alcuni senza controllo, altri che chiamano disperatamente nomi cari che non risponderanno più; i campi di frumento non sono più riconoscibili; l'erba medica non è più verde ma nera; gli usignoli non cantano più; il cielo non è più azzurro ma grigio cupo e le allodole sono andate chissà dove; i profumi dei fiori sostituiti con odori immondi che provocano il vomito...
Gli abitanti di Rizzolo che non rispondono alla chiamata sono 14. Quattordici anime senza colpa offerte in sacrificio al dio del nonsenso, che ogni tanto la fa da padrone tra gli umani più vulnerabili ed ambiziosi. A loro il falso dio promette il mondo ed in cambio chiede e ottiene quanto ha di più caro: aggiungere altri dannati alle sue schiere. Quattordici corpi freddi, composti nelle casse di legno e messe in file prima in chiesa poi al cimitero, accompagnati dai parenti e dai compaesani con i cuori straziati. Gli occhi sono asciutti, sono finite anche le lacrime. Ferite di questa gravità nessuno è in grado di curarle, rimarranno aperte per tutti i secoli, e continueranno a sanguinare...
Le guerre in genere si concludano quando si è raggiunto l'apice della bruttura, quando anche il più vanaglorioso intelletto è sazio di orrore e depone la clava, solo allora, ci si arrende ad un periodo di convivenza pacifica "forzata" con i nostri simili. Il tempo però passa e la memoria, se non continuamente esercitata, facilmente dimentica il sangue, il dolore, la disperazione... ed è così che riaffiorano "progetti sacrosanti" per migliorare la vita all'umanità misera e sofferente, questa volta in via definitiva.
"L'esempio del passato ci insegna poco. Esso non è mai così perfettamente simile, da non esserci qualche piccola differenza; è da ciò che noi ci aspettiamo che la nostra attesa non sarà delusa in questa occasione come nell'altra", annota il saggio Pascal; ma è poco letto e ancor meno seguito. E così, quando anche l'ultima fiammella di memoria sarà spenta, i "nuovi capi" riprenderanno la scena, pronti a "immolarsi" per rendere felici le giornate della povera gente. Essi giureranno che questa è la volta buona e, a costo di usare la forza, realizzeranno un vantaggio per tutti; e sarà permanente. Con il dono della parola che trascina persuaderanno i più che quanto annunciato accadrà per davvero e in breve ritornerà la spada che divide e ferisce... e l'umanità sarà costretta a ripetere la storia: la disperazione ritornerà sul nostro cammino, entrerà nelle nostre case senza bussare e il cielo si farà di nuovo buio... mentre, il vero regista dell'odio, la Bestia, il più disperato tra i disperati, si compiacerà del risultato raggiunto: aver aumentato l'organico delle sue legioni con nuovi maledetti.
Sul versante opposto, da secoli e secoli, si leva essenziale un laconico ed inascoltato monito: "Un eunuco che vuole deflorare una ragazza, così chi vuole rendere giustizia con la violenza!" (Siracide 20,4).
Il lavoro di demolizione dell’aeroporto è iniziato e procede secondo i piani, i bombardieri si presentano a squadre, svuotano le loro stive di morte e virano per ritornare alla base, le mitragliere contraeree sono sì efficienti, come sanno esserlo solo i tedeschi, ma gli altri non sono nati ieri e stanno alti, fuori portata, tanto di esplosivo ne hanno da vendere e la precisione che si avrebbe sganciando a una quota inferiore, viene supplita dall'abbondanza di bombe buttate. "Meglio che crepi qualcuno in più la sotto che uno dei nostri equipaggi", sembra un principio crudele, e certamente lo è, ma non sono in un'aula a discutere sul sesso degli angeli, sono sul campo di battaglia, e la legge è: mors tua vita mea! Potendo, chi non ragionerebbe così? Le bombe quindi cadono infinite e per ognuna che esplode, il panico, tra la gente di Rizzolo, aumenta. Qualche ordigno è già caduto vicino al paese: il cuore batte all'impazzata, il fiato è corto per lo stress, ma anche per gli immensi polveroni che sollevano gli ordigni ad ogni deflagrazione. Ognuno ha scelto un posto per riparare sé e i suoi famigliari, chi s'è barricato in cantina, chi s'è nascosto nel pozzo; chi in un anfratto naturale del terreno; chi a cielo aperto coricandosi in qualche solco profondo nei campi, lontani dalle abitazioni. Un gruppetto di civili ha scelto di riparare sotto il ponticello sul rio che passa a fianco la chiesa e davanti al cimitero di Rizzolo. Il ponte è veramente minuscolo, d'altra parte deve servire solo un paio di famiglie che abitano oltre l'esiguo torrente. A guardarlo, ancora oggi, è un manufatto insignificante e visibile solo quando ci sei nei pressi. Non ci sono notizie certe di quanti si siano ritirati sotto la volta di mattoni del ponte; si sa solo che il destino non sarà loro favorevole. Verosimilmente è andata così: un pilota da caccia, col compito di scortare i bombardieri, vede gente dirigersi nel fosso e "sparire", magari li scambia per tedeschi dell'accampamento vicino, che corrono nel rifugio per ripararsi. Il caccia si abbassa, punta il suo bersaglio e mitraglia d'infilata lungo il rio in direzione del piccolo ponte, poi riprende quota; per essere certo che il lavoro sia fatto a "regola d'arte", sgancia anche qualche ordigno...
L'apocalisse si protrae per due ore circa, poi ha fine. Ora Rizzolo è un altro mondo: colpiscono prima i sopravvissuti, molti in stato confusionale, che vagano senza una precisa meta, alcuni senza controllo, altri che chiamano disperatamente nomi cari che non risponderanno più; i campi di frumento non sono più riconoscibili; l'erba medica non è più verde ma nera; gli usignoli non cantano più; il cielo non è più azzurro ma grigio cupo e le allodole sono andate chissà dove; i profumi dei fiori sostituiti con odori immondi che provocano il vomito...
Gli abitanti di Rizzolo che non rispondono alla chiamata sono 14. Quattordici anime senza colpa offerte in sacrificio al dio del nonsenso, che ogni tanto la fa da padrone tra gli umani più vulnerabili ed ambiziosi. A loro il falso dio promette il mondo ed in cambio chiede e ottiene quanto ha di più caro: aggiungere altri dannati alle sue schiere. Quattordici corpi freddi, composti nelle casse di legno e messe in file prima in chiesa poi al cimitero, accompagnati dai parenti e dai compaesani con i cuori straziati. Gli occhi sono asciutti, sono finite anche le lacrime. Ferite di questa gravità nessuno è in grado di curarle, rimarranno aperte per tutti i secoli, e continueranno a sanguinare...
Le guerre in genere si concludano quando si è raggiunto l'apice della bruttura, quando anche il più vanaglorioso intelletto è sazio di orrore e depone la clava, solo allora, ci si arrende ad un periodo di convivenza pacifica "forzata" con i nostri simili. Il tempo però passa e la memoria, se non continuamente esercitata, facilmente dimentica il sangue, il dolore, la disperazione... ed è così che riaffiorano "progetti sacrosanti" per migliorare la vita all'umanità misera e sofferente, questa volta in via definitiva.
"L'esempio del passato ci insegna poco. Esso non è mai così perfettamente simile, da non esserci qualche piccola differenza; è da ciò che noi ci aspettiamo che la nostra attesa non sarà delusa in questa occasione come nell'altra", annota il saggio Pascal; ma è poco letto e ancor meno seguito. E così, quando anche l'ultima fiammella di memoria sarà spenta, i "nuovi capi" riprenderanno la scena, pronti a "immolarsi" per rendere felici le giornate della povera gente. Essi giureranno che questa è la volta buona e, a costo di usare la forza, realizzeranno un vantaggio per tutti; e sarà permanente. Con il dono della parola che trascina persuaderanno i più che quanto annunciato accadrà per davvero e in breve ritornerà la spada che divide e ferisce... e l'umanità sarà costretta a ripetere la storia: la disperazione ritornerà sul nostro cammino, entrerà nelle nostre case senza bussare e il cielo si farà di nuovo buio... mentre, il vero regista dell'odio, la Bestia, il più disperato tra i disperati, si compiacerà del risultato raggiunto: aver aumentato l'organico delle sue legioni con nuovi maledetti.
Sul versante opposto, da secoli e secoli, si leva essenziale un laconico ed inascoltato monito: "Un eunuco che vuole deflorare una ragazza, così chi vuole rendere giustizia con la violenza!" (Siracide 20,4).
75 B-24 Liberator e 66 B-17 Fortress, scortati da 47 P-51 Mustang
Qui sopra i numeri dei velivoli che hanno partecipato al bombardamento dell'aeroporto di San Damiano il 14 maggio 1944; sono circa 200, decollati dal sud dell'Italia, per lo più da aeroporti dislocati in Puglia. Sorvolare tutta la penisola fino agli Appennini non ci sono rischi grossi, se non il tempo cattivo o malfunzionamenti meccanici. Dagli Appennini in su gli equipaggi stanno in apprensione e sono in allerta: possono essere attaccati dai caccia della RSI, che non sono assolutamente in grado di interrompere l'azione bellica in atto, ma potrebbero abbattere un bombardiere e non sapendo a priori quale tutti stanno in ansia. Gli equipaggi alleati quando li vedono arrivare stanno pronti, ma nei loro confronti hanno anche un sentimento di ammirazione: sono una decina e attaccano 200 aeromobili da guerra, cinquanta dei quali solitamente caccia con prestazione superiori ai loro aerei: questi uomini sono fatti di coraggio puro, quindi sono degni del massimo rispetto da parte del nemico. L'odio lo si deve riservare per coloro che li mandano al suicidio, che hanno dato fuoco alle polveri e permesso che si arrivasse a questo punto. Ma dieci piloti che ne attaccano duecento sono, senza dubbio alcuno, valorosi guerrieri alati! Questo rapporto sfavorevole non è peggiorato con il tempo, era così già all'inizio della guerra: se si fa un confronto con le bombe lanciate dal 13° Stormo, che era stato di stanza a San Damiano, durante la campagna d'Africa si capisce perché. Nel rapporto sui bombardamenti che il 13° Stormo effettuò su Tobruk la notte del 2 agosto 1941 si legge che furono impiegati venti bombardieri BR-20 e sganciati 1000 (mille) chilogrammi di bombe in totale.* Nell'incursione alleata su San Damiano effettuata il 14 maggio 1944, facendo un calcolo approssimativo, i chilogrammi di bombe sganciate sono stati 450 mila. Viene da commuoversi... ma anche da domandarsi: dichiarare guerra ad un gigante quando nei suoi confronti si è meno di un nano, è coraggiosa lungimiranza o inconsapevole dabbenaggine?
Per la cronaca: il "gigante", qualche giorno prima, venerdì 12 maggio 1944, aveva "visitato" l'aeroporto piacentino con 75 Consolidate B-24 Liberator e 31 Lockheed P-38 Lightning della Fifteenth Air Force. Il giorno 26 maggio 1944 ritornerà a San Damiano per un ulteriore "tour" con 150 bombardieri B-24s scortati da 42 Lockheed P-38.
Una curiosità: dal 1940 al 1945, l'industria italiana costruì circa 11.000 aerei; quella tedesca 100.000; quella britannica 120.000; l'industria americana circa 300.000 velivoli.**
* Cfr. Carlo Lucchini, Il 13° Stormo B.T., uno stormo piacentino, Editore ITC srl Udine, 2002
** Cfr. Mirko Molteni, L'Aviazione italiana 1940-1045. Azioni belliche e scelte operative, Odoya Editore, 2012
Per la cronaca: il "gigante", qualche giorno prima, venerdì 12 maggio 1944, aveva "visitato" l'aeroporto piacentino con 75 Consolidate B-24 Liberator e 31 Lockheed P-38 Lightning della Fifteenth Air Force. Il giorno 26 maggio 1944 ritornerà a San Damiano per un ulteriore "tour" con 150 bombardieri B-24s scortati da 42 Lockheed P-38.
Una curiosità: dal 1940 al 1945, l'industria italiana costruì circa 11.000 aerei; quella tedesca 100.000; quella britannica 120.000; l'industria americana circa 300.000 velivoli.**
* Cfr. Carlo Lucchini, Il 13° Stormo B.T., uno stormo piacentino, Editore ITC srl Udine, 2002
** Cfr. Mirko Molteni, L'Aviazione italiana 1940-1045. Azioni belliche e scelte operative, Odoya Editore, 2012
Consolidated B-24 Liberator
Aereo da bombardamento. Lunghezza 20,47 metri; apertura alare, 33,52 metri; altezza, 5,48 metri; peso massimo al decollo 29484 kg; potenza, 4 motori da 1200 CV ciascuno; velocità max 488 k/h; autonomia, 3380 km. Armamento: 10 Browning M2 da 12,7 mm; da 1200 a 3600 kg di bombe; 4 missili. Fece il 1° volo il 29 dicembre 1939 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 18.442 esemplari.
Boeing B-17 Flying Fortress
Aereo da bombardamento. Lunghezza 22,66 metri; apertura alare, 31,62 metri; altezza, 5,82 metri; peso massimo al decollo 29710 kg; potenza, 4 motori da 1200 CV ciascuno; velocità max 462 k/h; autonomia, 5500 km. Armamento: 13 Browning M2 da 12,7 mm; da 2000 a 3600 kg di bombe; 4 missili. Fece il 1° volo il 28 luglio 1935 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 12.731 esemplari.
North American P-51 Mustang
Aereo da caccia. Lunghezza 9,38 metri; apertura alare, 11,29 metri; altezza, 4,16 metri; peso massimo al decollo 5262 kg; potenza, un motore da 1700 CV; velocità max 703 k/h; autonomia, 3701 km; tangenza pratica, 12771 metri. Armamento: 6 mitragliatrici calibro 12,7 mm; 2 bombe da 227 kg ciascuna; 8 razzi aria-terra da 27 kg ciascuno. Fece il 1° volo il 26 ottobre 1940 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 15.466 esemplari.
Lockheed P-38 Lightning
Aereo da caccia bimotore. Lunghezza 11,53 metri; apertura alare, 15,85 metri; altezza, 3 metri; peso massimo al decollo 7940 kg; potenza, due motori da 1425 CV ciascuno; velocità max 667 k/h; autonomia, 3640 km; tangenza pratica, 13400 metri. Armamento: 4 ANME Browning; 1 Hispano M2; 2 bombe da 454 kg ciascuna; 4 tubi M10 per razzi da 112 mm. Fece il 1° volo il 27 gennaio 1939 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 10.000 esemplari.
Aereo da bombardamento. Lunghezza 20,47 metri; apertura alare, 33,52 metri; altezza, 5,48 metri; peso massimo al decollo 29484 kg; potenza, 4 motori da 1200 CV ciascuno; velocità max 488 k/h; autonomia, 3380 km. Armamento: 10 Browning M2 da 12,7 mm; da 1200 a 3600 kg di bombe; 4 missili. Fece il 1° volo il 29 dicembre 1939 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 18.442 esemplari.
Boeing B-17 Flying Fortress
Aereo da bombardamento. Lunghezza 22,66 metri; apertura alare, 31,62 metri; altezza, 5,82 metri; peso massimo al decollo 29710 kg; potenza, 4 motori da 1200 CV ciascuno; velocità max 462 k/h; autonomia, 5500 km. Armamento: 13 Browning M2 da 12,7 mm; da 2000 a 3600 kg di bombe; 4 missili. Fece il 1° volo il 28 luglio 1935 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 12.731 esemplari.
North American P-51 Mustang
Aereo da caccia. Lunghezza 9,38 metri; apertura alare, 11,29 metri; altezza, 4,16 metri; peso massimo al decollo 5262 kg; potenza, un motore da 1700 CV; velocità max 703 k/h; autonomia, 3701 km; tangenza pratica, 12771 metri. Armamento: 6 mitragliatrici calibro 12,7 mm; 2 bombe da 227 kg ciascuna; 8 razzi aria-terra da 27 kg ciascuno. Fece il 1° volo il 26 ottobre 1940 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 15.466 esemplari.
Lockheed P-38 Lightning
Aereo da caccia bimotore. Lunghezza 11,53 metri; apertura alare, 15,85 metri; altezza, 3 metri; peso massimo al decollo 7940 kg; potenza, due motori da 1425 CV ciascuno; velocità max 667 k/h; autonomia, 3640 km; tangenza pratica, 13400 metri. Armamento: 4 ANME Browning; 1 Hispano M2; 2 bombe da 454 kg ciascuna; 4 tubi M10 per razzi da 112 mm. Fece il 1° volo il 27 gennaio 1939 e fu costruito, considerando tutte le varianti, in 10.000 esemplari.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana
Il documento qui sopra è la copia stralciata del rapporto chiamato "Notiziario GNR" del giorno 15 maggio 1944. Il Notiziario altro non era che la fusione di tutti i rapporti che giungevano dalle province alla sede centrale di Brescia, qui, una volta uniti insieme, prendeva il nome di Notiziario del giorno tale, poi veniva trasmesso alle più alte autorità, Duce compreso. Leggendo il resoconto stringatissimo sopra esposto si direbbe che a Rizzolo domenica 14 maggio 1944 non sia accaduto nulla...
Dallo scarno resoconto dei fatti non si fa minimamente cenno alla reazione avuta dai nazifascisti, che pur ci sarà stata, verso il nemico giunto dal cielo, che solitamente viene annotata con enfasi e baldanza... Forse, quelli che redigono i comunicati, hanno già consapevolezza della situazione reale dell'andamento della guerra, e mantengono rassegnati il loro posto in attesa dell'inevitabile...
Dallo scarno resoconto dei fatti non si fa minimamente cenno alla reazione avuta dai nazifascisti, che pur ci sarà stata, verso il nemico giunto dal cielo, che solitamente viene annotata con enfasi e baldanza... Forse, quelli che redigono i comunicati, hanno già consapevolezza della situazione reale dell'andamento della guerra, e mantengono rassegnati il loro posto in attesa dell'inevitabile...
Intervista a Carlo Groppi di Rizzolo, classe 1936
Foto sopra a sinistra: un membro del Grac mentre intervista Carlo Groppi. Carlo è nato a Rizzolo ed ha sempre risieduto in paese, il Grac è andato a trovarlo a casa sua. Sempre in alto a destra il video dell'intervista di Carlo, svoltasi all'esterno della sua abitazione, nel rispetto delle regole anti-covid. Carlo era un bimbetto al tempo del fatto, ma ha registrato i fatti in modo indelebile. Quella domenica ha perduto la sorellina Germana, la mamma è stata ferita e pure un fratello ferito.
Il ponticello maledetto
Foto sopra: la stradina che conduce di là del rio della chiesa e passa sopra il ponte dove alcuni civile cercarono riparo quella domenica maledetta... i morti furono caricati su carri trainati da buoi e portati via. Sulla collina la casa dove abitava Carlo Groppi nel maggio del '44.
Le vittime del bombardamento
Foto sopra: lapide affissa nella cappella centrale del cimitero di Rizzolo per ricordare l'eccidio del 14 maggio 1944
Foto sopra: cimitero di Rizzolo: alcune lapidi delle vittime civili del 14 maggio 1944
Le schegge ritrovate dal Grac
Foto sopra: in questo spiazzo era eretto l'accampamento tedesco, che venne distrutto il 14 maggio 1944. Sulla destra il groppo sul quale è sito il castello e la chiesa di Rizzolo. Al centro, avanti qualche centinaio di metri, il ponte in questione.
Foto sotto: Schegge di bombe e bossoli di mitraglia pesante ritrovati dal Grac, durante una ricerca effettuata dove era situato l'attendamento germanico e nei pressi del ponte maledetto.
Foto sotto: Schegge di bombe e bossoli di mitraglia pesante ritrovati dal Grac, durante una ricerca effettuata dove era situato l'attendamento germanico e nei pressi del ponte maledetto.
XIV - V - MCMXLIV, per grazia ricevuta
Nella cappella dedicata a Maria Vergine, nella chiesa di Rizzolo, è appeso un disegno che raffigura degli aerei che lanciano giù bombe sopra il paese e le vampe che queste provocano quando toccano terra. Nella parte sinistra, sotto vetro, vi è un cuore d'argento con scritta dorata G R, per ricordare una grazia ricevuta. Sul lato destro del quadro si trova un viso con un'aureola sopra una nuvoletta, potrebbe essere l'angelo custode che ha protetto il ragazzo oppure un amico che è salito in cielo proprio quel giorno. Infine, sempre sul lato destro, è raffigurato un giovane, che seduto sull'erba con la schiena appoggiata ad un albero osserva quello che sta accadendo, si presume che sia lui, l'autore del dipinto, il ragazzo che è scampato ai bombardamenti e ai mitragliamenti.
Sul retro si legge: "Zanoni Alberto da Bettola, XIV Maggio MCMXLIV, p.g.r."
La chiesa di Rizzolo è in onore a San Pietro e fu costruita a fine Settecento dai Rizzolo, signori del paese. All'interno, con ricche decorazioni a stucchi, è conservato un dipinto di Francesco Ghittoni, raffigurante la Sacra Famiglia (1895).
Sul retro si legge: "Zanoni Alberto da Bettola, XIV Maggio MCMXLIV, p.g.r."
La chiesa di Rizzolo è in onore a San Pietro e fu costruita a fine Settecento dai Rizzolo, signori del paese. All'interno, con ricche decorazioni a stucchi, è conservato un dipinto di Francesco Ghittoni, raffigurante la Sacra Famiglia (1895).
Bibliografia
Isrec, Bombe sulla città, Comune di Piacenza, 1995
Francesca Tassi, Un aeroporto nella storia. Aeroporto Militare G. Mazza, San Damiano, Piacenza, Edizioni Tip.Le.Co., 1996.
Carlo Lucchini, Il 13° Stormo B.T., uno stormo piacentino, Editore ITC srl Udine, 2002.
Luca Guglielmetti-Andrea Rebora, La Regia Aeronautica nella Battaglia d'Inghilterra, Aeronautica Militare, Ufficio Storico, 2014
Henry L. deZeng IV, Luftwaffe Airfields 1935-45. Italy, Sicily and Sardinia, September 2015
Benito Dodi - Ippolito Negri, 1944-1945, dalle bombe alla Liberazione, Ediprima, 2015
Isrec, Bombe sulla città, Comune di Piacenza, 1995
Francesca Tassi, Un aeroporto nella storia. Aeroporto Militare G. Mazza, San Damiano, Piacenza, Edizioni Tip.Le.Co., 1996.
Carlo Lucchini, Il 13° Stormo B.T., uno stormo piacentino, Editore ITC srl Udine, 2002.
Luca Guglielmetti-Andrea Rebora, La Regia Aeronautica nella Battaglia d'Inghilterra, Aeronautica Militare, Ufficio Storico, 2014
Henry L. deZeng IV, Luftwaffe Airfields 1935-45. Italy, Sicily and Sardinia, September 2015
Benito Dodi - Ippolito Negri, 1944-1945, dalle bombe alla Liberazione, Ediprima, 2015
Note
Hanno realizzato questa pagina Pierlino Bergonzi e Stefano Terret.
Le immagini contenute in questa pagina, dove non diversamente specificato, appartengono a Stefano Terret e Pierlino Bergonzi.
Hanno realizzato questa pagina Pierlino Bergonzi e Stefano Terret.
Le immagini contenute in questa pagina, dove non diversamente specificato, appartengono a Stefano Terret e Pierlino Bergonzi.
Pagina pubblicata il 24 gennaio 2021
Altre testimonianze sui bombardamenti in Val Nure
Gli spezzoni del 14 maggio 1944
Gruppo Ricerche il Ponte |
I miei ricordi di guerra
di Giuseppe Piva |